Un gioco di squadra per salvare il Sud
Storia di un partito mai nato. C’era una volta il “partito dei sindaci”. Doveva servire a costruire una politica a misura dei cittadini, fatta di serietà e concretezza. Ci ricordiamo com’è andata a finire. Qualche sindaco ha fatto carriera, come Bassolino o Crocetta, ma di fatti ne abbiamo visti davvero pochini. Specie nella direzione del Sud. Ora qualcuno vorrebbe riprovarci, stavolta inventando il “partito dei governatori del Sud”. Ve lo dico subito, la vedo male, molto male. Intendiamoci, mica sarebbe sbagliato fare gioco di squadra e finalmente far parlare il Mezzogiorno con una voce unica? Anzi, di questo c’è davvero bisogno. Assieme alla necessità che il Mezzogiorno faccia sistema e che rivendichi la propria centralità in ogni progetto che voglia far ripartire l’Italia, mettendo in fila bisogni e fabbisogni. Prima di tutto investimenti su infrastrutture e logistica, sostegno alle nostre imprese, interventi mirati e consapevoli sul capitale umano, sulla sicurezza, per la lotta all’arbitrio e all’illegalità. Ma queste sono questioni molto serie e decisive. E quindi, per non rivelarsi una bufala, un progetto di rinascita di un territorio che è più di un terzo del Paese, ha bisogno di camminare su gambe solide. Sotto questo aspetto non ci siamo proprio. Un partito è un’associazione che si fonda sulla condivisione di valori e di progetti. Costituito da persone che hanno un obiettivo comune, che lavorano per governare una comunità, perché hanno un disegno programmatico e una visione comune. Qui, invece, tutto nasce da un incontro estemporaneo attorno alla proposta del presidente della Campania di spacciare l’ipotesi di qualche decina di migliaia di tirocini nella Pa - finanziata coi fondi europei - con assunzioni di massa. Come dico da tempo, la proposta di De Luca è un’autentica invenzione, per giunta dall’inequivocabile odore clientelare. Partiamo dal fatto che, con i centri per l'impiego in ginocchio e la sua decisione di chiudere ormai tre anni fa l'agenzia regionale per il lavoro, come avrà stabilito costui i reali fabbisogni di lavoro in Campania? E poi, che ne sa De Luca se, per esempio, in provincia di Benevento hanno bisogno di un fabbro o di un agronomo? Nè De Luca confessa che nessuno dei comuni invitati a rispondere al censimento sui propri fabbisogni di personale ha risposto e che quindi i dati presentati sono solo statistici e astratti, a partire dalle coperture finanziarie. Anzi, si sta facendo finta di non sapere che le “regole di ingaggio” nella Pa non dipendono dalle Regioni, ma soltanto dal Governo centrale che, non a caso, non ha voluto neppure partecipare all’iniziativa. Per non parlare del fatto che esistono seri dubbi sul fatto che, per queste finalità, si possano utilizzare i fondi europei. Insomma, questa storia mi sembra l’espressione del vero dramma dei nostri giorni, che è la superficialità e il pressappochismo con il quale la politica si pone rispetto ai problemi. Modernizzare la macchina amministrativa dello Stato è un obiettivo decisivo, specie dalle nostre parti. Ma se per farlo ti inventi uno strumento farlocco, prometti quello che già sai di non poter mantenere e addirittura ti inventi una prospettiva politica che dovrebbe mettere assieme le Regioni del Sud, hai già scritto il finale della storia. Quello di tante altre storie raccontate da certi politicanti senza scrupoli che continuano a popolare la nostra terra, incuranti di tutto e tutti. Aver dato un altro colpo all’idea che la politica e le istituzioni possano servire a far vivere meglio le persone di questi tempi, secondo me, è un delitto davvero imperdonabile.