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È un Pd senza anima, c’è solo tanto odio

Opinionista: 

Ne farei volentieri a meno. Ma, come si fa?! Confesso: ho proprio fastidio ad accostarmi a tematiche, persone, presunti protagonisti di questo Pd in cui si pensa solo a posizionarsi, a scindersi. In una guerra carica di odio e del desiderio di distruggersi l’un l’altro. In questi giorni molti hanno ricordato le grandi scissioni, che, purtroppo, tutte, hanno riguardato la Sinistra ed il Socialismo in particolare. Ma tutte avevano un’“anima”. C’era pathos, commozione, dolore vero, sofferenza visibile. Da qualche mese si era consumata l’ultima scissione socialista, quella seguita alla entusiasmante unificazione del 1966, ed alla cocente sconfitta del 1968, fra socialisti e socialdemocratici, tra Nenni e Saragat. Pietro Nenni, che aveva lavorato venti anni per riparare al suo errore “frontista” del 1947, ed aveva portato i socialisti al Governo e quindi alla unificazione, nel settembre del 1969 sul balcone della sua stanza dell’Hotel Royal Sporting a Lacco Ameno, ospite di Angelo Rizzoli, rievocando il momento della scissione, mi disse, testualmente: «Mi sentii raggelare quando vidi i compagni che si alzavano ed andavano via per riunirsi altrove». Fu allora che disse, fra rabbia e delusione: «Nenni va a casa». In quella che è stata, l’ultima lettera che ha scritto (era il tempo di un contrasto profondo fra Craxi e la Sinistra di Lombardi e Signorile. Solo contrasto e non minaccia di scissione), datata Capodanno ’80, indirizzata a me, un privilegio, scrive: «…il Paese va a rotoli e il Partito egualmente e forse più. Ne sono desolato. Sono cose del resto che avevo previsto nel ’69, quando non io solo fui battuto ma la prospettiva di un partito fattore di ordine e di progresso…». Quanta sofferenza, quanto dolore vivo, quanta umanità: per Pietro Nenni la Politica, il Socialismo, erano una fede ed una ragione di vita. Qui ci troviamo di fronte ad uomini piccoli, senza “sangue”, senza entusiasmo, che agiscono prevalentemente in forza di meschini calcoli personali e non hanno nessuna preoccupazione al pensiero che a fronte della loro scelta scellerata ci sono Trump, Salvini, Le Pen e Brexit che si consolida. Mentre anche in Europa si costruiscono Muri e si tendono fili spinati. Dovremo… sperare nel Movimento 5 Stelle, che fra tante… amenità, almeno non parla di muri e filo spinato?! Pur tuttavia nel Pd ci sono uomini seri, responsabili e pensosi, che proprio per questo sono stati emarginati, come Sergio Chiamparino, che, in una intervista, ha saputo esprimere un pathos di rara umanità e disegnare qualche prospettiva ancora positiva, invocando, ed il riferimento è a Renzi e ad alcuni dei suoi errori, la costruzione di una “Leadership inclusiva, che sappia ascoltare di più… per far partire una proposta positiva e credibile”. Se leggessero Pietro Nenni, lavorerebbero per costruire un “Partito fattore di Ordine e di Progresso”. Un Partito socialista. Se poi guardassero fino alla Germania, si renderebbero conto che Schulz “rischia” di battere nientemeno che Angela Merkel con un programma Socialdemocratico. Altro che Jobs Act. Devo dire, comunque, che la candidatura di Orlando, molto di più di quella, davvero improbabile, di Emiliano, dà una prima impressione di un partito plurale e crea qualche problema di… coscienza, ove mai l’avessero, agli scissionisti ed al malinconico e rancoroso D’Alema Massimo. Chi vivrà, vedrà. NENCINI. Ho consigliato a Riccardo Nencini di organizzare un incontro, una grande “Assemblea” di tutti i socialisti della “riserva”, quelli come me: senza nessuna ambizione di revanche, né di svolgere ancora qualche ruolo (abbiamo avuto già molto: dal partito e dalla vita) ma solo per trasmettere qualche valore, per aiutare a “rammendare” una storia, che troppi hanno contribuito a sfilacciare. E per dire, con un pizzico di orgoglio, che quelli che pensarono di costruire il Pd “fondendo”, molto a freddo, la cultura comunista e quella democristiana, e fecero a meno di quella socialista – per la damnatio memoriae - hanno fallito. Se, invece di fuggire, di scindersi, di accapigliarsi, di odiarsi, pensassero di recuperare su errori personali e collettivi, se pensassero a “fare” politica, quella alta, che è l’unica (la politica o è alta o non è!) forse si potrebbe ancora costruire un “partito, fattore di ordine e di progresso”. Nencini, che ha il merito di mantenere in vita un partito minuscolo, ma che si chiama Partito socialista italiano, ha la possibilità di contribuire a piantare un “seme”. Molti di noi ci starebbero: per aiutare la politica ed il partito. Nel segno del Socialismo. Quello senza aggettivi, quello saldamente ancorato al Partito del socialismo europeo.