A volte ritornano: attenti a Berlusconi
Dire che Berlusconi ha sette vite come i gatti non è un’iperbole. Comunque lo si giudichi, sia che lo si consideri una sorta ondi “uomo della Provvidenza”, sia che lo si ritenga il principale responsabile dei tanti mali che affliggono il nostro paese, non gli si può non riconoscere la straordinaria capacità di risorgere, come la Fenice, dalle proprie stesse ceneri. E, proprio in virtù di questa sua capacità, smentendo tutte le analisi che lo relegavano in un museo delle cere dei politici del tempo che fu, l’ex Cavaliere potrebbe, a sorpresa, riappropriarsi del pallino del gioco della politica. Per rendersi conto di come una simile eventualità sia meno remota di quel che in apparenza possa sembrare, si deve partire da un recente “maxisondaggio” effettuato da “Demos”, accreditato istituto di ricerca. Risulta, da questa indagine, che se si andasse oggi alle urne, il Pd di Matteo Renzi subirebbe una pesante battuta d’arresto, perdendo più di otto punti percentuali rispetto alle ultime elezioni europee. Assai più contenuto il ridimensionamento di Forza Italia, mentre sarebbero in considerevole crescita sia il Movimento Cinque stelle di Beppe Grillo, sia la Lega di Matteo Salvini. Proprio sulla scia di queste indicazioni, nei palazzi romani della politica ha preso a circolare con insistenza una voce secondo cui, accantonando ogni rivalità, grillini e leghisti potrebbero stipulare un’alleanza in grado di diventare alle prossime elezioni politiche, la principale forza politica del paese. Per conseguenza, il governo dell’Italia potrebbe essere affidato al binomio Grillo-Salvini. È assurdo? Non lo è se gli italiani continueranno, in nome di una rabbiosa e irrazionale protesta contro il mondo della politica, a esprimere il loro voto più con la pancia che con il cervello. Stando così le cose, il Pd da una parte e Forza Italia dall’altra, dovrebbero impegnarsi a risalire la china e a esorcizzare il pericolo che incombe sulle loro teste e, a nostro sommesso avviso, sulle teste di tutti gli italiani. Ma se nel Pd la minoranza interna, all’insegna del “muoia Sansone con tutti i filistei”, sembra decisa a non rinunciare al masochistico progetto di considerare preminente l’abbattimento di Renzi anche se ciò dovesse comportare la rinuncia ad essere forza di maggioranza, in Forza Italia si delinea la volontà di smuovere in qualche modo le acque. Due linee si fronteggiano all’interno del partito. La prima fa capo a Giovanni Toti, astro nascente, che ha rafforzato notevolmente la propria posizione con l’elezione, a sorpresa, a governatore della Liguria, dopo dieci anni di predominio del Pd. Giornalista, ex direttore del settimanale “Panorama”, scelto personalmente da Berlusconi come proprio consigliere, Toti sembra aver stabilito un rapporto privilegiato con Matteo Salvini e ora patrocina con forza l’alleanza con la Lega anche per sottrarla all’abbraccio grillino. Del tutto opposta la posizione di coloro che, per contro, non apprezzano le intemperanze del leader leghista. Costoro, ritenendo che l’elettorato più autenticamente moderato non vede di buon occhio l’alleanza con un partito che certamente moderato non è, auspicano il ritorno alla collaborazione con Renzi ridando in qualche modo vita a quel “patto del Nazareno” ripudiato da Berlusconi all’indomani dell’elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica. Sostenitori di questa linea di condotta sono, oltre a Denis Verdini, che di quel patto fu il più convinto sostenitore, anche due tra i più ascoltati collaboratori del leader, Fedele Confalonieri e Gianni Letta. Tra le due antitetiche posizioni, l’ex Cavaliere sembra orientato a sceglierne una terza. Ritiene che l’eventualità di un’alleanza Grillo-Salvini debba essere assolutamente contrastata e non intende, pertanto, rinunciare (come la recente cena di Arcore con Salvini conferma) ad un rapporto privilegiato con la Lega, e non crede alla possibilità di ridar vita al “patto del Nazareno” non essendo disposto a perdonare a Renzi lo sgarbo subito non consultandolo prima di operare, per il Quirinale, la scelta di Mattarella. Non volendo, tuttavia, chiuder del tutto la porta al dialogo con il Pd e preoccupato di non consegnarsi mani e piedi all’“alleato Salvini” del quale certamente non si fida, intende lasciare aperta la possibilità che Forza Italia appoggi, ove ve ne siano le condizioni, le riforme renziane. Insomma, Berlusconi, per quanto consapevole di non poter più riproporre la propria candidatura alla guida del paese, intende restare nel gioco, spera di poter essere ancora una volta lui a dar le carte, vuole restare elemento condizionatore; un’impresa considerata impossibile, almeno sino a qualche tempo fa, dagli analisti della politica, ma nella quale sembra avere, invece, qualche possibilità di successo. Non sappiamo fino a qual punto per proprio merito e fino a qual punto per demerito altrui.