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“Buena muerte”, nasce il social club

Opinionista: 

La soluzione delle sinistre unite (Pd, Mdp, M5stelle) al progressivo svuotamento del diritto all'assistenza sanitaria è quella della "buona morte”. L’ennesima “conquista di civiltà” è legge: la neolingua politicamente corretta, imposta dal regime liberoscambista, la definisce biotestamento. Si tratta soltanto della via italiana all'eutanasia. La questione merita un’analisi complessiva, che non prescinda dal contesto legislativo e storico in cui tale provvedimento si colloca. Il provvedimento di legge si fonda sulle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat): ogni persona maggiorenne, capace di intendere e di volere, in previsione di una incapacità futura di autodeterminarsi, può esprimere le proprie preferenze sui trattamenti sanitari cui sottoporsi. La legge trasformerà il medico in un mero esecutore delle volontà di un malato non più cosciente, e soprattutto stabilisce, arbitrariamente, che la nutrizione e l'idratazione artificiale rappresentano vere e proprie cure - in quanto tali rifiutabili - e non più quali realmente sono: un mero sostegno vitale per un malato, magari non terminale, ma soltanto non cosciente allorquando gli verrà disapplicato il sondino naso gastrico o gli verrà staccata la spina. Non va dimenticato che si tratta di una legge approvata “democraticamente” da un Parlamento illegittimo. Vero è che i parlamentari sono stati eletti in dispregio dei principi costituzionali come, dal gennaio 2014, sancito, per sentenza, dalla Corte costituzionale. E questo basta ad un introdurre, nel nostro ordinamento un meccanismo che depriva la vita della prerogativa della non negoziabilità. I continui tagli alla sanità, nel frattempo sempre approvati dal medesimo Parlamento incostituzionale, con le mirabili leggi di bilancio salva Italia, hanno scatenato la protesta degli operatori sanitari. Tutto deve sacrificarsi alle politiche di bilancio sebbene, quella del 2011, non era una crisi di debito pubblico ma di debito estero: il nostro sistema economico scontava l’eccessivo indebitamento a causa dei passivi nella bilancia commerciale. Tali emergenze, una volta, venivano efficacemente contrastate anche mediante il ricorso alla svalutazione monetaria. L’Italia, però, entrando a far parte dell’eurozona, non può più servirsi della leva monetaria. Ed i nostri governi hanno imboccato la strada disastrosa delle politiche di rigore imposteci da Ue, Bce e Fondo monetario. Tali politiche, lacrime e sangue, ci erano state propinate come il sacrificio necessario per non deprivarci del sistema Stato e dei servizi essenziali. Ed, invece, come era prevedibile, il nostro Paese è stato proiettato in una spirale diabolica, con servizi peggiori, imprese non competitive, saldo negativo commerciale con l’estero e debito pubblico inesorabilmente aumentati. Medici e dirigenti sanitari hanno, pertanto, incrociato le braccia per protestare contro le progressive riduzioni di stanziamenti al funzionamento della sanità praticate progressivamente dal Governo Monti ad oggi. In discussione, in tal caso, non è stato posto il diritto “civile” dei pochi a non essere sottoposti a trattamenti o cure presumibilmente indesiderate ma quello “sociale” negato ai molti che, consapevolmente versando in condizioni non terminali, legittimamente aspirano a non approdarvi. Sono aumentati, infatti, i costi delle prestazioni sanitarie e si è ridotta la quantità e qualità delle controprestazioni erogate dal servizio sanitario pubblico. Dal 14° rapporto "ospedali e salute" della società di ricerche Ermeneia si evince che cresce il numero delle famiglie che non riesce a curarsi: aumentano i costi dei ticket sulle prestazioni e sui farmaci, sono stati tagliati drasticamente i posti letto, chiusi i reparti di pronto soccorso, ridotti i ricoveri e le giornate di degenza, soppresse le sale parto. Cresce, invece, il numero degli italiani che rimanda le cure (16,2%) e che vi rinuncia definitivamente. Ciononostante, con l’obbligatorietà delle vaccinazioni contro morbillo e varicella, le unioni e le Dat, l’Italia è diventata, secondo sinistre e Cinquestelle, finalmente un paese civile. Nulla importa, secondo costoro, che la spesa pubblica è fortemente limitata perché lo Stato italiano non è sovrano. Bisogna farsene una ragione, crepare in pace e, soprattutto, fare presto.