Dalla gavetta al “cuore” di Canale 21
di Mimmo Sica
Mar 28 Marzo 2017 20:12
Paolo Torino (nella foto), giornalista, è il presidente del Cda della società Napoli Canale 21, proprietaria della storica emittente televisiva napoletana il cui nome deriva dal primo canale Uhf (il 21, appunto) impiegato per le sue trasmissioni. Ha acquistato nel 2013 una emittente del Lazio ed è quindi presente anche in questa regione con una programmazione interamente dedicata a essa. Fiore all’occhiello della città, l’anno scorso ha compiuto quarant’anni e ha la stessa partita Iva del 1976. È l’unica azienda creata dal comandante Achille Lauro ancora operativa.
Presidente, come è arrivato a Canale 21?
«Per eredità e non per meriti. È un’azienda che ha voluto fortemente il mio compianto papà, Andrea Torino, che nel tempo è riuscito ad acquisire tutte le quote societarie. Ci lavoravo già un pochino e, quando si è spento, il Lunedì in Albis del 2005, gli sono succeduto “naturalmente” ».
Come ha iniziato?
«Avevo venti anni e debuttai come assistente operatore. Uscivo con la troupe del telegiornale che girava in esterna. Le telecamere di allora erano molto più pesanti di quelle di oggi e l’assistente operatore, figura ora scomparsa, manteneva il faretto. Aveva un gruppo di batterie che si adagiava sulla spalla e che conseguentemente non poteva essere portato dal teleoperatore. Il “trittico” si completava con il giornalista. Dopo un po’ iniziai anche a fare delle riprese e mi divertivo molto. Erano i tempi in cui avvenivano molti omicidi, soprattutto di notte e in provincia. Ricevevamo la chiamata dalla collaboratrice che avevamo in Questura e andavamo sul posto a fare il “servizio”».
La sua carriera viene, quindi, dalla gavetta…
«Assolutamente sì. Dopo questa esperienza provai a fare anche il giornalista e iniziai a fare delle interviste. Mi piace molto raccontare un aneddoto. Le “squadre” che andavano in esterna erano composte sempre dalle stesse persone e si incontravano personaggi che rivestivano ruoli rilevanti nella pubblica amministrazione come a Palazzo San Giacomo o in Regione. Tra questi, chi aveva visto il mio excursus si poneva la ovvia domanda: “ma questo è un fenomeno, o è il figlio del proprietario?” ».
Quando nasce Canale 21?
«L’attivazione del segnale, senza programmazione, avvenne per la genialità dell’ingegnere Pietrangelo Gregorio che sfruttò immediatamente la liberalizzazione delle trasmissioni via etere in ambito locale sancita dalla Corte Costituzionale nel luglio del 1976. Accese in quell’anno un piccolo ripetitore alle pendici del Vesuvio che irradiava soltanto una cartolina del golfo di Napoli con scritto sopra Canale 21. Naturalmente occorrevano delle risorse per avviare un programma televisivo napoletano a diffusione regionale. Lo venne a sapere il comandante Achille Lauro che intuì subito quali potessero essere le potenzialità di una emittente televisiva a livello locale. Intervenne immediatamente è acquisì la maggioranza delle quote di Canale 21. Chiese e ottenne che l’amministratore unico fosse una persona di sua fiducia e nominò mio padre ».
Perché proprio lui?
«Gli ultimi 15/20 anni della vita del Comandante sono stati contraddistinti da una visita professionale quotidiana, incluso i sabato e le domeniche, alle ore 7,15 da parte di mio padre a Villa Lauro a via Crispi, oppure a Villa Angelina e a Villa Eliana, sulla costiera sorrentina. Era medico chirurgo specializzato in medicina dello sport e in odontoiatria». Come si erano conosciuti? «Achille Lauro aveva avuto un problema ai denti e mio nonno, che era anche lui odontoiatra, lo tenne in cura. Successivamente il Comandante divenne cliente di mio padre che aveva lo studio in via Chiaia di fronte al Teatro Sannazaro. C’è un altro aneddoto simpatico. Una persona trovò il posto di lavoro a Canale 21 perché in una delle visite che quasi con frequenza settimanale Lauro faceva allo studio di papà, inserì una lettera attraverso una piccola fessura del finestrino, nell’auto del Comandante che era parcheggiata sotto il palazzo. Lauro la lesse, lo mandò a chiamare e lo assunse come uscire nella sua emittente televisiva. Ha lavorato con noi fino a quando non è andato in pensione cinque, sei anni fa».
Quindi suo padre divenne il medico personale del Comandante?
«Esatto. Gli faceva visite mediche di routine: misura della pressione e somministrazione delle pillole, iniezioni, prelievi per le analisi ed altro. Era un momento particolare che iniziava alle 7,15 e si completava alle 9,30».
In che senso “particolare”?
«Il Comandante era solito passeggiare dalle 7,15 sul lungo terrazzo panoramico coperto che aveva a via Crispi. Lo faceva completamente nudo, con gli zoccoli, e andava avanti e in dietro in maniera molto tranquilla. A metà del percorso c’era un tavolino con premute di arance fatte venire dai suoi aranceti di Sorrento, fichi, limoni e bibite. Di tanto in tanto si fermava e faceva colazione. Anche i suoi primi incontri, i più importanti, con personaggi della Flotta, con il direttore del Banco di Napoli, con Corrado Ferlaino e altri, li faceva lì. Qualche volta si vedeva anche con il sottosegretario alla Marina e quello ai Trasporti».
E come li accoglieva?
«Nei periodi di particolare caldo era nudo. Quando il clima era più fresco indossava solo un accappatoio che lasciava completamente aperto. Questo rituale giornaliero terminava alle 9,30 e dopo la doccia si vestiva di tutto punto, pochette inclusa, e iniziava la sua giornata lavorativa ».
Diventato amministratore unico suo padre abbandonò la professione medica?
«Dopo quattro anni circa e con una laurea in medicina si trovò a dirigere dal 1976 la “start up” di una emittente regionale».
Aveva qualche conoscenza o esperienza nel settore?
«Nessuna. Partì da zero facendo tesoro degli errori che commetteva e mise a frutto nel migliore dei modi l’intuizione felicisssima del Comandante».
Perché?
«Canale 21 ebbe un’epopea che durò dal 1976 al 1980. Fu un periodo floridissimo dove c’erano ascolti record. Tutti vedevano la sua programmazione e tutti hanno visto il primo film su Canale 21. È stata l’emittente che ha iniziato a fare trasmissioni h 24. La Rai alle 23,30 aveva la sigla finale mentre da Villa Pierce, poi Villa Lauro, a Posillipo, partiva “Notturno napoletano”, a mezzanotte c’era lo streap tease e durante la notte andavano in onda i film. Ricordo che finito Sanremo, l’artista, dopo “Domenica in” su Rai Uno e “Discoring” su Rai Due, la settimana successiva veniva a Canale 21. Per quella villa sono transitati i personaggi più importanti e famosi dell’epoca».
Che cosa accadde nel 1980?
«Con la discesa in campo di Berlusconi come imprenditore per le emittenti locali iniziò la crisi degli ascolti che confluirono in maggior parte sul suo network. I telespettatori erano attratti dallo slogan “Ritorna a casa in tutta fretta che c’è il biscione che ti aspetta”. Il Cavaliere, con l’intento di recuperare risorse economiche dal solo mercato pubblicitario, era riuscito a prendere tutti i serial americani. Anche se non era dotato della interconnessione, cioè di potere trasmettere in contemporanea in più territori, e della possibilità di avere le dirette, con la sua emittente era una validissima alternativa alla Rai».
Quando iniziò la crisi di Canale 21?
«Con la morte di Achille Lauro nel 1982. L’emittente fu commissariata e sfrattata dalla storica sede di Posillipo. Nel 1987 venimmo qui ad Agnano dove vide la luce la nuova fase di Canale 21».
Che cosa accadde?
«Un reset totale. Mio padre lentamente riuscì ad acquisire le quote degli altri soci e, successivamente, a fine anni ’80 trovò un accordo con il commissario, rilevò le quote di Achille Lauro e divenne proprietario unico del pacchetto societario».
Come si presentò il nuovo “Canale 21”?
«Berlusconi aveva raggiunto l’obiettivo di avere le interconnessioni, le dirette, i telegiornali. Si delineò, quindi, un diverso scenario a livello nazionale dove c’erano le televisioni di Stato e quelle commerciali private. Noi non competevamo più con i broadcaster nazionali, ma ci considerammo una super station “areale”, cioè regionale, con l’obiettivo di avere dei contenuti esclusivamente territoriali: telegiornali, trasmissioni sportive, rubriche culturali, folklore, cabaret, tutti dedicati alla Campania. Questo processo continua a esserci perché il pubblico della nostra terra riconosce alla nostra emittente un ruolo importante».
In questa nuova “era” lei che posizione andò ad occupare?
«Era un periodo di grandi difficoltà perché bisognava ripartire, trovare una nuova situazione commerciale, nuovi clienti, identificare il palinsesto. Un’opera portata avanti in primis da papà e da tanti dipendenti che sono sul libro paga di Canale 21 dal 1977, e poi continuata da me. Ho ricoperto diversi ruoli e la gavetta fatta da ragazzo mi è servita moltissimo. Mi sono occupato del palinsesto e contemporaneamente della programmazione. Poi anche del commerciale».
Quali sono le vostre forme di finanziamento?
«Siamo un’azienda commerciale il cui core business è dato dalla raccolta pubblicitaria, sia essa in forma locale che è la prevalente, che in quella nazionale. Canale 21, quindi, vive quasi esclusivamente di raccolta pubblicitaria. Ci sono delle misure di sostegno per l’emittenza televisiva e radiofonica che investe molto in informazione, ma è parva materia». Come presidente del Cda di cosa si occupa? «Della strategia aziendale in tutte le sue declinazioni. Non bisogna dimenticare però che lavoriamo molto con le piccole imprese e che spesso dialoghiamo direttamente con il “padrone”. Non è facile farsi firmare contratti di pubblicità che vanno nell’etere per cui occorre avere un grande rapporto di fiducia con il cliente. Bisogna conoscerlo a fondo, trattarlo tenendo conto delle sue esigenze e della sua personalità ed essere sempre disponibili. Questa è una delle cose che faccio quotidianamente, anche il sabato e la domenica. Cerco di accontentare il cliente anche quando mi chiede il biglietto per la partita del Napoli, convinto che ne abbia la disponibilità. Confesso di essere uno dei migliori clienti di Concerteria, dove vado a comprarli».
Dove ha imparato a tessere e curare rapporti così difficili e delicati?
«Da mio padre che mi lasciava libero di potere sbagliare. Naturalmente mi dava le giuste indicazioni e mi correggeva al momento opportuno. Gli errori commessi sul campo sono state le esperienze che mi hanno insegnato il mestiere».
È innamorato di Canale 21…
«Dopo i miei due figli e mia moglie è la cosa più cara. È un’azienda bellissima che lavora 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno e ha dei collaboratori molto validi. Non è descrivibile l’emozione che provo quando accendo il televisore e vedo le scene di un fatto avvenuto pochi minuti prima e ripreso in diretta dai nostri operatori. Ogni volta che lo faccio ho una scarica di adrenalina che è diventata compagna di vita».
Quali sono i vostri cavalli di battaglia?
«Sport e informazione».
E l’indice di ascolto?
«Una stima di febbraio dell’Auditel, l’azienda che misura l’ascolto della televisione italiana, indica che nell’arco delle 24 ore raggiungiamo 350/400mila spettatori».
I vostri progetti futuri?
«Cerchiamo di avere un target quanto più ampio possibile perché ce lo chiede il nostro inserzionista. Il nostro obiettivo è quello di potere fare televisione “on demand”. Con questo sistema, in sigla Vod, è l’utente che definisce il palinsesto secondo i propri desideri e le proprie necessità, e non il provider televisivo come con il sistema tradizionale».