Era appunto, come oggi, il 15 marzo ma, del 44 a.C., quando un gruppo di una sessantina di senatori, capeggiati da Bruto e Cassio, facettene ’a festa a Cesare, spertusandolo ben bene con 23 pugnalate; e questo sapete perché? Perché il buon don Cesare, da non confondere con quello di “Signorinella” che portava il mantello a ruota e faceva il notaio, pian piano aveva ottenuto numerose cariche e c’era il timore che divenisse re di Roma; quindi pensarono “levammele ’a miezo” e così fu. E così, le idi di marzo, che stavano ad indicare la metà del mese, passarono alla storia come la fine della dittatura di Cesare. Poi circa 1600 anni dopo, un “tale” Shakespeare, mette in scena, udite udite, proprio l’assassinio di Cesare, e lo fa con dovizia di particolari, manco fosse stato presente al fatto. “Amici romani” urla Marc’Antonio, “prestatemi le vostre orecchie sono venuto a seppellire, non a tesserne l’elogio. Il male che gli uomini compiono si prolunga oltre la vita, mentre il bene viene spesso sepolto assieme alle loro ossa; Bruto afferma che Cesare era ambizioso e Bruto è uomo d’onore!”. Tutta sta tarantella ci è venuta alla mentre, osservando ed ascoltando il Renzi parlare dal Lingotto in quel di Torino; eh sì, perché il “Cesare” di turno assassinato, è stato il Matteo nazionale, attraverso i senatori Bersani, Emiliano, Orfini e cumpagnia bella. Però, dopo che l’hanno assassinato, il Renzi, eccoli tutti, novelli Marc’Antonio, pronti a tesserne le lodi: “…Bruto-Bersani afferma che Renzi era ambizioso, e Bruto-Bersani è uomo d’onore”; “ E tuttavia” sostiene Bruto-Emiliano “Renzi era ambizioso” E Bruto-Emiliano è uomo d’onore. Insomma, cari lettori di questo “vecchio e glorioso” quotidiano, ccà nun se capisce cchiù niente. Renzi vuole essere segretario del partito, Bersani lle vò fa ’e scarpe; Emiliano ciacca e medica; De Laurentis se la prende con la “cazetta dello sport”... “E che ci azzecca la cazetta?” direte voi; e noi rispondiamo che, nun ce ne fotte proprio se ci azzecca o meno ma, stavolta ’o presidente ha fatto bbuono a se fa sentì. E così, dalle idi di marzo, siamo passati alle “ire” di Dela e, già ca ce truvamme, mandiamo anche un pensierino a Salvini e de Magistris; non ci schieriamo né con l’uno né con l’altro ma, permetteteci di dire che, bombe carta, sanpietrini divelti e vetrine infrante non rappresentano contestazione bensì semplicemente: teppaglia! Cioè, gentaglia che aspetta solo la minima occasione per dare sfogo alla propria violenza; gentaglia cui diciamo: nun se fa accussì! Alla prossima.