In natura sono noti da tempo i polifenoli e il loro potere antiossidante, anticancerogenico e antiaterogenico (contrastante l’insorgere dell’aterosclerosi). Essi sono contenuti in molti alimenti di uso comune come cavoli, pomodoro, broccoli, olio d’oliva, ne sono particolarmente ricchi i frutti di bosco; ne contengono anche alcuni cereali come il grano saraceno, e la frutta secca; il cacao, di cui già parlammo qualche tempo fa.
Un prodotto di largo consumo, molto ricco di un particolare polifenolo è la birra. Questa bevanda, deriva dalla fermentazione del luppolo caratterizzato dalla presenza di xanthohumol, il polifenolo che potrebbe avere particolare efficacia contro alcune malattie degenerative, come si legge in un lavoro pubblicato sul “Journal of agricultural and food chemistry” che illustra uno studio condotto presso la Lanzhou University, in Cina curato dallo studioso Jianguo Fang, dello State Key Laboratory of Applied Organic Chemistry.
In questo studio gli autori hanno verificato in particolar modo come, grazie al luppolo, le cellule cerebrali fossero più protette da danni ossidativi procurati da malattie degenerative come il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson.
È stato Jianguo Fang ad illustrare i primi risultati della ricerca: «La presenza di un’elevata concentrazione di xanthohumol nella birra potrebbe essere collegata all’osservazione epidemiologica dell’effetto benefico del consumo regolare di birra. Lo xanthohumol ha suscitato un notevole interesse per le sue molteplici funzioni farmacologiche, tra cui quella antiossidante, di protezione cardiovascolare, antitumorale, antivirus, antiobesità e antinfiammatorio».
La prova dell’efficacia i ricercatori l’hanno avuta grazie a test eseguiti su topi di laboratorio colpiti da demenza, ottenendo una riduzione dello stress ossidativo delle cellule. Lo stesso Fang conclude: «Visto che le cellule neuronali sono particolarmente vulnerabili allo stress ossidativo e hanno un rifornimento limitato durante l’intero ciclo di vita, sono sempre di più le evidenze che sostengono che lo stress ossidativo è una delle cause patogene delle patologie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer e il morbo di Parkinson».
A tale ricerca, ne fa eco un’altra analoga della Oregon State University condotta dal dott. Daniel Zamzow, che ha misurato gli effetti dello xanthohumol, apprezzandone in particolare gli effetti che tale polifenolo esercita nell’azione svolta da alcune proteine responsabili della trasmissione di segnali tra le cellule.
Secondo lo studio americano, il polifenolo della birra avrebbe la capacità di accelerare il metabolismo, abbassare il livello di acidi grassi nel fegato e migliorare la flessibilità cognitiva, senza perdere la propria efficacia con l’età, evidenziando l’effetto positivo dell’antiossidante sulla memoria.
Se dunque uno spot pubblicitario degli anni ‘70 invitava a bere birra per campare cent’anni, oggi tale affermazione potrebbe aver trovato anche un conforto scientifico, purché con moderzione.
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