I danni genetici causati dal fumo
di Michele Sanvitale
Lun 17 Ottobre 2016 12:38
Che il fumo sia un’arma letale per la nostra salute oramai è assodato, così come sono palesi alcuni nessi di causalità tra alcune patologie e questa pessima dipendenza. Purtroppo, oltre ai danni già noti (problemi cardiaci, di respirazione, rischio di varie tipologie di cancro ecc.), ai quali si espone chi decide di cedere alla dipendenza, oltre ai disagi che subiscono le persone vicine ad un fumatore, c’è un aspetto più subdolo e meno eclatante a cui espone tale abitudine: danni al DNA. Due recenti studi hanno approfondito questo aspetto: uno direttamente su chi fuma, l’altro su quelle donne talmente incoscienti da non interrompere questa pessima, deleteria ed autolesionista abitudine neanche durante il periodo della gravidanza, esponendo ai medesimi rischi anche l’inconsapevole feto. Una recente ricerca pubblicata sulla rivista “Circulation: Cardiovascular Genetics” ha riscontrato i danni sul genoma umano a causa del fumo: questa attività, infatti, apporterebbe danni al genoma in modo permanente, per cui anche dopo l’interruzione di questa abitudine. Il tipo di danno apportato si chiama metilazione: in pratica, avviene una modificazione del codice genetico compromettendone la capacità di codifica di alcune proteine. Stephanie J. London, direttore della ricerca, ha sottolineato: «Questi risultati sono importanti perché la metilazione, in quanto meccanismo che regola l’espressione dei geni, influenza quali geni sono attivi, e questo potrebbe portare allo sviluppo di malattie collegate al fumo. Allo stesso modo è importante sapere che, anche se una persona smette di fumare, gli effetti del fumo sul suo Dna rimangono e potrebbero avere conseguenze». I casi analizzati sono stati circa 16.000 comprendendo fumatori e rinsaviti. I risultati sono stati eclatanti: le metilazioni causate dal fumo erano collegate ad oltre 7.000 geni diversi (un terzo del totale…); in chi aveva smesso la maggior parte delle alterazioni ritornava a livelli normali nei 5 anni successivi; alcune metilazioni, però, persistevano anche dopo 30 anni aver smesso di fumare. Roby Joehanes, co-autore dello studio, ha commentato: «Il nostro studio ha trovato prove convincenti del fatto che fumare ha un impatto a lungo termine sul nostro Dna, un impatto che può durare più di 30 anni. La buona notizia è che smettere di fumare permette alla maggior parte delle metilazioni di tornare a livelli normali entro cinque anni, che significa che il nostro corpo cerca di liberarsi da solo dai danni causati da questa abitudine». Purtroppo, in uno studio precedente, pubblicato sull’American Journal of Human Genetics, la medesima tipologia di trasformazione genetica era stata riscontrata su feti in donne fumatrici durante la gravidanza: anche in questo caso è stato verificato che il fumo produce metilazione a danno del nascituro. La nota positiva di tutta la ricerca è la prospettiva che la correlazione individuata potrebbe favorire lo sviluppo di bio-marcatori, ovvero quei segnali che, fornendo informazioni sulla storia individuale di ogni singolo paziente, aiuterebbero a sviluppare cure mirate contro specifiche metilazioni. mi_sa@inwind.it