Pochi mesi fa abbiamo avuto modo di raccontare una scoperta che rivoluzionerà la fisica: la conferma dell’esistenza delle onde gravitazionali, così come previste da Einstein nella sua Relatività Generale. Oggi arrivano nuove conferme della loro esistenza. Facciamo un passo indietro per ricordare cosa sono. Einstein aveva teorizzato che lo spazio ed il tempo fossero intimamente collegati, conferendo così all’universo una struttura quadrimensionale andando ad aggiungere alle tre classiche dimensioni, larghezza, lunghezza ed altezza, anche il tempo. In pratica, ogni oggetto, solo con la sua presenza, produce nei suoi dintorni una deformazione sia dello spazio che del tempo. L’esempio più lampante, già usato in precedenza, è quello del telo su cui si lascia cadere una palla da bowling: si produrrà una deformazione conica che andrà a deformare, quindi, il telo nelle vicinanze della palla. Tale deformazione diminuirà progressivamente con la distanza fino ad annullarsi. Altresì se indirizziamo una biglia di dimensioni inferiori verso il punto in cui si trova quella maggiore, avvicinandosi questa varierà la sua traiettoria che diventerà circolare, proprio come se fosse un’orbita di un pianeta nei paraggi della sua stella. In base a questa teoria, dunque, tutti i corpi producono un’increspatura nello spazio-tempo, benché questa sia minima, considerato che quella gravitazionale è una forza relativamente debole se paragonata con le altre esistenti in natura. Pertanto, se volessimo identificare e misurare l’esistenza e l’intensità di tale forza, dovremmo individuarne gli effetti prodotti da oggetti estremamente gradi, nell’ordine di molte masse solari. Fu il caso della ricerca di cui scrivemmo la volta scorsa, in cui si misuravano gli effetti dello scontro di due corpi con masse di 29 e 36 volte quella solare; è altresì il caso odierno di una misurazione effettuata lo scorso 26 dicembre, ma di cui si è avuta notizia solo nei giorni scorsi. Grazie alle strumentazioni LIGO (Large Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory), infatti, è stato possibile identificare il passaggio di onde gravitazionali che hanno prodotto increspature dello spazio-tempo. La precisione degli strumenti ha permesso anche di collocare la sorgente: la differenza di tempo trascorsa tra l’arrivo alla stazione di Livingston (Louisiana) e quella di Hanford (nello Stato di Washington sulla costa del Pacifico), circa 1,1 millisecondo, ha permesso agli studiosi di collocare l’evento che ha prodotto questo treno di onde a circa 1,4 miliardi di anni luce dalla Terra. Anche in questo caso, come nel precedente, si è trattato dello scontro tra due buchi neri rispettivamente di 14 e 8 masse solari dando luogo ad un unico buco nero di 21 masse solari. La rimanente quantità di materia si è trasformata in onde gravitazionali sparate nello spazio circostante e che oggi sono pervenute a noi. Il progetto LIGO lavora in stretta coordinazione con un programma italiano analogo a cura dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) denominato VIRGO che in un futuro prossimo permetterà di affinare lo studio e l’individuazione spazio-temporale di questi fenomeni, come sottolinea Fulvio Ricci portavoce del progetto Virgo: «Nel prossimo futuro proprio l’entrata in funzione delle antenne di Virgo permetterà di avere quei dati necessari ad effettuare l’esatta localizzazione della sorgente delle onde gravitazionali nello spazio».

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