L’enogastronomia per il nostro paese non è solo identità e gusto, è anche imprenditoria, fatturato, esportazioni. All’inizio del nuovo anno si può tracciare un primo bilancio su quello appena finito, essendo già disponibili alcune analisi e stime. Il settore agroalimentare italiano rappresenta un’eccellenza che primeggia sul piano della qualità, della sicurezza alimentare, dell’innovazione tecnologica d’avanguardia, della sostenibilità, della biodiversità e del rispetto della tradizione. L’Italia è, infatti, un paese caratterizzato da grandi diversità territoriali e climatiche che si sono plasmate in culture, storie e tradizioni, eccezionalmente varie e uniche. Il tessuto imprenditoriale è articolato in un gran numero di piccole aziende, anche a conduzione familiare, che, impossibilitate ad una strategia di mercato imperniata sulla riduzione del prezzo, hanno puntato alla valorizzazione dell’esclusività dei propri prodotti. In effetti, secondo l’analisi dell’Agenzia per la promozione del commercio estero, emanazione dell’Ice (Istituto per il Commercio Estero) i principali fattori vincenti dell’industria agroalimentare italiana sono l’ampia gamma di prodotti di alta qualità, la presenza sul mercato con prodotti certificati al “Top” dei mercati internazionali, gli stretti legami delle produzioni con il territorio e con il patrimonio culturale nazionale, la capacità di coniugare tradizione e innovazione. L’analisi qualitativa trova riscontro nei numeri. Nel 2017 la produzione alimentare italiana ha segnato un aumento del 2,6% (stime Federalimentare) sull’anno precedente, l’incremento maggiore dell’ultimo decennio. Il risultato è ascrivibile tanto all’incremento dei prezzi (+2%), quanto, in particolare, al sensibile incremento delle esportazioni esportazioni che nel 2017 dovrebbero raggiungere i 40,6 miliardi di euro. L’incidenza delle esportazioni sul fatturato del comparto sarebbe pari a circa il 25%, ovvero a dire un quarto dei ricavi di settore originerebbero dalle vendite all’estero. Secondo dati Eurostat l’Italia è saldamente la seconda potenza agricola dell’Unione Europea. I nostri prodotti alimentari continuano a tirare, in ambito europeo, in Germania e Francia e oltreoceano negli Stati Uniti che tuttora rappresentano un mercato di valore (7 miliardi di euro) pari a poco meno del doppio di quello cinese (4 miliardi di euro). Questo dato, le analisi e gli investimenti in corso per la penetrazione dei mercati asiatici lasciano prevedere che l’esplosione maggiore delle esportazioni agroalimentari italiani dovrebbe registrarsi in quell’area del mondo. Intanto è interessante e foriera di positive sinergie l’attività di Vpe, la società compartecipata da Veronafiere e Fiere di Parma, che ha acquisito il 50% del capitale di “Bellavita Expo”, un’azienda inglese operante nel settore delle esposizioni commerciali per l’agroalimentare made in Italy, particolarmente attiva su mercati strategici. Contrariamente, insomma, a quel che talvolta può pensarsi, ossia che il food sia un mondo di radicalchic del gusto e di effimeri quanto panciuti buongustai, l’agroalimentare è un settore pulsante della nostra economia.