È legittima la multa se la durata del semaforo giallo non è inferiore a tre secondi. Lo afferma la Corte di Cassazione (sentenza n.27348/2014), dando ragione ad un comune lombardo oppostosi alla decisione del Tribunale che aveva accolto il ricorso di un automobilista avverso quattro verbali di contestazione di infrazioni al Codice della strada, tutte rilevate in ore notturne con dispositivo elettronico, riguardanti il mancato rispetto del semaforo rosso. A sostegno delle sue argomentazioni, l’automobilista aveva posto l’attenzione sulla durata della luce semaforica gialla che, essendo inferiore a 4 secondi, era insufficiente a consentire l’arresto del veicolo all’incrocio in condizioni di sicurezza. Secondo l’articolo 41, comma 10, del Codice della Strada, infatti, durante il periodo di accensione della luce semaforica gialla, i veicoli non possono oltrepassare la linea d'arresto, a meno che vi si trovino così prossimi, al momento dell'accensione della luce gialla, da non potersi più fermare in condizioni di sufficiente sicurezza. In tale caso, specifica la stessa norma, essi devono sgombrare sollecitamente l'area di intersezione con opportuna prudenza. In proposito, l’automobilista in questione aveva anche citato, a suo favore, la risoluzione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti n. 67906/2007 secondo cui, in assenza di una esplicita indicazione nel Codice stradale della durata minima del periodo di accensione della luce gialla, ai fini della massima uniformità applicativa, “si adottano generalmente tempi fissi di 4 e 5 secondi rispettivamente su strade urbane ed extraurbane”. Sulla base di tali motivazioni il Giudice d’appello aveva accolto il ricorso dell’automobilista contro cui, però, si opponeva, con successo, l’Amministrazione comunale lombarda. Secondo la Corte di Cassazione, infatti, la durata della luce semaforica gialla è irrilevante, essendo stato l’automobilista sanzionato per avere attraversato l’incrocio con il semaforo rosso senza addurre elementi dai quali desumere che non aveva potuto arrestarsi tempestivamente, in ottemperanza a quanto disposto dall’articolo 41 del Codice stradale che legittima il passaggio con la luce gialla solo se i veicoli si trovino così prossimi alla linea d’arresto da non potersi più fermare in condizioni di sicurezza. In proposito, la Suprema Corte, riportandosi ai principi già affermati in materia, ha chiarito che “l'automobilista deve adeguare la velocità allo stato dei luoghi e che una durata di quattro secondi dell'esposizione della luce gialla non costituisce un dato inderogabile”. Inoltre, prosegue la Suprema Corte, è proprio la stessa nota ministeriale del 16 luglio 2007 a specificare che il tempo minimo di durata della luce gialla non può mai essere inferiore a tre secondi. E a tale indirizzo gli “ermellini” hanno ritenuto di dare continuità, in considerazione anche del fatto che “tre secondi costituiscono, in base allo studio prenormativo del C.N.R. pubblicato il 10/9/2001, e richiamato dalla citata risoluzione ministeriale, il tempo di arresto di un veicolo che proceda ad una velocità non superiore ai 50 chilometri orari. Con la conseguenza che una durata maggiore deve senz'altro ritenersi congrua”. In particolare, lo studio del CNR, a proposito della determinazione dei tempi della luce gialla del semaforo, indica durate di 3, 4 e 5 secondi per velocità dei veicoli in arrivo pari, rispettivamente, a 50, 60 e 70 km/h. “Ciò non esclude – chiarisce il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - che in fase di progettazione dell'impianto semaforico, in dipendenza delle dimensioni dell'intersezione, della velocità dei veicoli in arrivo e della loro lunghezza, ferma restando la durata minima di 3 secondi, possano essere adottate durate diverse”. Pertanto, essendo il periodo della luce gialla del semaforo in questione inferiore a 4 secondi, ma superiore a 3, la Suprema Corte ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza del Tribunale favorevole all’automobilista.