Dal 2020, anche sotto la spinta delle normative europee e degli stringenti target di emissioni di Co2, i motori diesel perderanno quote di mercato in tutta Europa a vantaggio delle vetture ibride. Entro il 2030, quando i veicoli diesel rappresenteranno solo una quota residuale del 9%, il mercato automotive si sposterà verso le soluzioni elettriche che raggiungeranno il 20% del totale delle immatricolazioni, anche in virtù della riduzione dei costi delle batterie. Lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica, però, è oggi in forte ritardo e, quindi, per supportare questo processo di evoluzione e riduzione delle emissioni saranno necessari, nei prossimi 15 anni, investimenti per 3.700 miliardi di euro. Sono questi i principali trend che emergono dalla ricerca “Emissioni: sempre più vicina l’era dell’ibrido e dell’elettrico” della società AlixPartners in cui si evidenziano i passi in avanti compiuti nella riduzione delle emissioni e le sfide future che attendono nei prossimi anni l’industria automobilistica. Secondo lo studio, le emissioni di ossidi di azoto dei veicoli si sono ridotte del 40% nel passaggio dalle vetture Euro 3 a quelle Euro 6, tuttavia, nell’uso su strada, le alimentazioni diesel, ancora oggi, emettono valori di questo particolare inquinante sino a 7 volte maggiori rispetto ai limiti di legge ed ai dati di omologazione. Inoltre, gli analisti ritengono che per rispettare i target di Co2 sempre più severi (per il 2030: circa 50 g/km per le auto di piccole dimensioni e 65 g/km per quelle più grandi), i costruttori difficilmente potranno continuare a puntare su una maggiore efficienza dei propulsori attuali, ma dovranno dirottare una quota sempre più significativa della produzione verso i veicoli ibridi ed elettrici. Infatti, il differenziale di costo dell’auto elettrica, nei prossimi anni, è destinato a ridursi sensibilmente per effetto, da una parte, dell’aumento dei prezzi per rendere più puliti ed efficienti i propulsori tradizionali e, dall’altra, della contrazione delle spese di produzione delle batterie dovuta al progresso tecnologico ed alla loro maggiore diffusione. A partire dal 2020, lo studio prevede che si ridurrà il divario tra le vetture ibride e quelle con alimentazioni “tradizionali” e le auto elettriche di piccole dimensioni diventeranno sempre più convenienti. In particolare, secondo la ricerca nel 2030 il mix di propulsori auto europei vedrà quelli “alternativi” sostituire in modo significativo le alimentazioni convenzionali, con al primo posto i motori ibridi a benzina (28%), seguiti da quelli a benzina (25%), dai veicoli elettrici (20%) e dagli elettrici plug-in (18%). In coda i diesel con una quota residuale (9%). Non si prevedono, invece, quote significative di veicoli a celle combustibile: permangono ancora problematiche tecniche da risolvere soprattutto per la produzione, il trasporto e l'immagazzinamento dell’idrogeno. Per quanto riguarda il gas (Metano e Gpl), rimarrà, in Europa, una soluzione efficiente per il mercato aftermarket e transitoria per il primo impianto, in attesa dell’elettrificazione diffusa, con volumi fortemente dipendenti dalle oscillazioni del prezzo del petrolio e dalle politiche di incentivazione dei diversi Paesi. La ricerca, infine, dedica un focus allo sviluppo dell’infrastruttura pubblica di ricarica, ancora oggi in netto ritardo rispetto all’evoluzione del parco di vetture elettriche. Saranno necessari investimenti per 3.700 miliardi di euro nei prossimi 15 anni a livello globale per 448 città con oltre un milione di abitanti; 30 miliardi di investimenti serviranno solo per Londra, Francoforte, Milano e Parigi. Per raggiungere questa cifra, spiega l’analisi, si potranno utilizzare finanziamenti diretti (Comuni, Regioni, nazionale pubblico) e indiretti da capitale privato (incentivi, detrazioni fiscali, prestito a bassi interessi e rendimenti regolamentati).