L’alimentazione consapevole
di Biancamaria Saetta*
Ven 01 Mag 2015 01:05
È ormai noto che l’alimentazione può costituire un fattore di rischio oltre che per patologie metaboliche (diabete, dismetabolismi, obesità ecc) anche per quelle cronico degenerative (tumori). Ma è altrettanto vero che può diventare un fattore protettivo e preventivo nei confronti delle malattie, un fattore di promozione del benessere e della qualità di vita. Una corretta informazione, scelte e comportamenti alimentari più consapevoli, potrebbero diventare il presupposto di politiche di prevenzione sociale e personale. Purtroppo, però, le scelte alimentari, da sempre influenzate da fattori sociali, economici e culturali, sono diventate, nelle società evolute, sempre più complicate ed estreme, a causa di pressioni che veicolano messaggi spesso contraddittori e fuorvianti. Un’osservazione critica del panorama sociologico rispetto alle scelte del proprio “stile alimentare” e delle sue conseguenze, ci riporta una situazione caotica, basata su ideologie di parte o sul “pensiero magico”, talvolta estrema. Eppure, non sono infiniti i dati scientifici aggiornati e validati in campo nutrizionale, i capisaldi di una sana e corretta alimentazione, che potrebbero guidare le scelte delle persone e dei governi in una gestione equilibrata e flessibile dei comportamenti alimentari, finalizzata alla prevenzione oltre che alla promozione del benessere personale e sociale. La situazione può essere schematizzata come segue. Un numero crescente di individui tenta, giustamente, di intraprendere scelte alimentari più sane e naturali (alimentazione biologica), rivolgendosi al mercato del Biologico, ancora poco controllato e disciplinato e quindi suscettibile di mistificazioni ed inganni. Altri fanno scelte “diverse”, sposando, per motivi etici, di salute o di gusto, stili alimentari più selettivi come il vegetarianismo e il vegetalismo, col rischio di cadere in estremismi poco salutari (vedi derive crudiste, fruttariane, granivore). Un gruppo sempre più numeroso mangia fino al punto di aumentare pericolosamente di peso e diventare obeso. Altri ancora, caduti precocemente nel “mercato delle diete”, si ritrovano in un tale stato di caos alimentare che non sono più in grado di decidere che cosa mangiare e in che quantità, passando dall’eccessivo controllo (diete drastiche, digiuno, rimedi improbabili) all’iperalimentazione, col rischio di cadere nei disturbi alimentari (anoressia, bulimia, alimentazione compulsiva). Un sottogruppo, che ha estremizzato l’importanza attribuita al peso corporeo, alla forma fisica ed al loro controllo attraverso la dieta, sono disposti ad affamarsi pur di rimanere magri. Insomma, il panorama è molto ampio e variegato, col tratto comune, per tutte queste persone, di passare la vita a preoccuparsi eccessivamente della loro alimentazione. Come se l’uomo contemporaneo non fosse più in grado di autoregolare la sensazione di fame e quindi la ricerca e la scelta del cibo. Le persone sembrano trascorrere metà del loro tempo a danneggiarsi mangiando male, troppo o troppo poco, e metà del tempo a cercare di porre rimedio ai danni che si sono procurati, attraverso strategie improbabili, che, lungi dall’apportare benefici, diventano esse stesse il problema. Perché questi comportamenti così diversi ed estremi? Qual è il livello di consapevolezza rispetto alle scelte alimentari? Siamo davvero sicuri di scegliere in base alle evidenze scientifiche più aggiornate e validate in questo ambito? Oppure le scelte sono ideologiche, di parte, basate sul “pensiero magico”? La posta in gioco è davvero alta. Mangiare è ciò che facciamo ogni giorno, per tutti i giorni della nostra vita: vale la pena provare a farlo più consapevolmente! www.saettanutrizione.it biancamariasaetta@libero.it