Permessi premio, sconti di pena, un lavoro da centralinista nel carcere di Bollate; studia giurisprudenza, ha dimenticato, sembra con facilità, la donna per la quale ha ucciso la moglie, ed ora ha un’avvenente nuova compagna, una donna dell’Est che regolarmente va a fargli visita in carcere per trascorrere con lui alcune ore.

Lui è Salvatore Parolisi, per la giustizia italiana l’assassino della moglie, Melania Rea.

Non ha mai confessato il delitto, avvenuto il 18 aprile 2011, quindi non ha mai manifestato una qualsiasi forma di pentimento, nè la necessità di ottenere il perdono: perdono della famiglia di Melania e della piccola Vittoria, figlia sua e di Melania, privata per sempre dell’affetto materno e di una vita insieme a lei.

E crediamo valga la pena ricordare come si è giunti a tale verità, pensando a Melania che, a differenza di Parolisi, non ha una seconda possibilità di vita. Ricostruiremo le circostanze per le quali si è giunti ad affermare la colpevolezza di Parolisi, “al di la di ogni ragionevole dubbio” attingendo dagli atti ufficiali.

Fa rabbrividire la scena del crimine, come tutte le scene di un crimine violento. Ancor di più rabbrividiamo se pensiamo che “ignara testimone” di quanto stava accadendo alla sua mamma era proprio Vittoria, la figlia di Melania e Salvatore che, secondo le ricostruzioni, mentre si consumava il delitto era in macchina, assicurata al suo seggiolino, e chissà forse dormiva serena mentre perdeva per sempre la sua mamma e sarebbe cresciuta senza averla mai più accanto. Parolisi è un uomo che mente. Ed ha mentito alla moglie ben prima che agli inquirenti.

Sono passati nove anni e la figlia chiesto  e ha ottenuto di cambiare il cognome, queste le sue parole affidate al legale:  “Il desiderio del cambiamento del cognome era proprio della minore, che provava un senso di insofferenza manifestando disagio nell’essere chiamata, ad esempio a scuola, con il cognome del padre uxoricida.

Quindi approfittando anche del cambiamento di una norma, perché c’è stata una legge proprio sul femminicidio che ha previsto delle modifiche del Codice Penale in favore degli orfani per i crimini domestici, siamo riusciti a far cambiare il cognome della bambina da quello del padre assassino a quello della madre.