
"Loops & Roots" di Silvio Talamo
di Redazione
Mer 30 Settembre 2020 08:15
Senza lasciare vuoti, sapendo ascoltare i propri sogni, Silvio Talamo non dimentica di avere un’anima e dà alle stampe “Loops & Roots”.
Chi conosce Talamo, e ha avuto la possibilità di assistere, senza far finta di ascoltare, i suoi live, con la loro forte capacità comunicativa tanto in termini musicali e di liriche quanto di impatto visivo, non può non essere restato affascinato dall’utilizzo dei loops, tessuti di suono di una tela compositiva.
E in occasione dell’uscita di “Loops & Roots” abbiamo posto alcune domande a Talamo.
Vorrei partire dai tanti concerti che ho visto a Napoli e in streaming, per fare un parallelismo tra la tua dimensione live e il disco in studio, entrambi fortemente efficaci in termini di esecuzione.
ST- 'Io personalmente non credo che l’arte sia solo un prodotto nel senso del marketing e quindi non mi interessava creare un blocco unico. Con questo intendo dire che il live e lo studio sono due performance diverse e così le ho trattate per avere il meglio da entrambe. Rispetto al lavoro in studio volevo avere il massimo del controllo sul suono, per quanto possibile. Quindi, per avere a disposizione un alto numero di tracce, ho praticamente utilizzato il computer e la DAW con lo stesso procedimento della loop machine. Ho registrato un loop alla volta così come quando suono live ma su tracce separate invece che le tre o al massimo cinque tracce del live. Questo mi ha permesso di avere più scelta da proporre per i missaggi. Gli arrangiamenti sono invece al 95 % gli stessi visto che sono nati praticamente nel live o improvvisando. Ho eliminato anche i tempi di registrazione del loop che dal vivo hanno un senso performativo in studio non saprei. Del resto chi ascolta per la prima volta le canzoni non è detto che mi abbia ascoltato dal vivo e non è detto che debba andare al live per gustarne la musica. Ho travasato in studio quello che faccio dal vivo. Così ho un concerto dal vivo che è proprio un live, è quello che è. In studio mi sono comportato come quando sono in studio. Attenzione però perché un giorno potrei cambiare anche nel live! Per quanto riguarda lo streaming dati i tempi potrebbe essere per quest’anno la prima forma di espressione per molti artisti'.
Hai usato, come lingua per i tuoi testi, l’italiano e l’inglese... perché non un pezzo in tedesco, data la tua ormai abituale residenza berlinese?
ST - 'Forse prima o poi un pezzo in tedesco potrebbe anche uscire ma non dimentichiamo che io non sono semplicemente in Germania bensì a Berlino, che è certamente una città tedesca però anche un grosso centro internazionale. C’è una comunità nella comunità, un mondo composto da artisti di tutto il mondo, un flusso in continuo cambiamento come fosse un porto e spesso si parla inglese. C’è anche un altro motivo: l’Italiano è la mia lingua, quella che uso per scrivere in primis ma, oltre a quella, se devo comunicare con gente che viene dal resto del mondo in questa sorta di rete globale uso l’inglese. Detto questo il tedesco è certamente una lingua interessante'.
MS