Alexandra Rendhell, “Malèfici Incantamenti - Fatture, Maledizioni, Incantesimi, Influssi Negativi e Case Stregate. Se li conosci li eviti”
di Redazione
Sab 22 Giugno 2019 08:02
Alexandra Rendhell (antropologa e studiosa di esoterismo in relazione, anche, alle religioni antiche e ai riti jerogamici) torna a scrivere e, con il consueto equilibrio stilistico e comunicativo che la contraddistingue, dà alle stampe (per Apeiron Edizioni) un suo personale vademecum, prezioso manuale di “Istruzioni per l’uso” (come si legge in copertina), dal titolo “MALÈFICI INCANTAMENTI - Fatture, Maledizioni, Incantesimi, Influssi Negativi e Case Stregate. Se li conosci li eviti”.
Ed è proprio la formazione professionale e “accademica”della Rendhell che conferisce ai suoi scritti un particolare e unico taglio.
Come hai conciliato la tua formazione accademica da antropologa con gli studi di esoterismo?
"Direi che sia il caso di chiedersi quanto piuttosto la mia propensione alla speculazione esoterica abbia influito sulla scelta di un corso di studi antropologico-filosofici, che ho intrapreso,conciliandoli con la mia formazione e le mie ricerche in campo esoterico!
Sono sempre stata attratta, infatti, fin dalla più giovane età dal mondo del mistero, per aver vissuto molte esperienze cosiddette paranormali, come la maggior parte dei bambini e gli adolescenti. Ma mentre nella maggior parte dei casi queste esperienze, prima, tendono a scemare e, poi, ad essere completamente dimenticate, per me ciò non è accaduto, anzi questa capacità è andata aumentando con il passare degli anni, trasformandosi e fornendomi così l’opportunità di sperimentare “altre” Vie di Conoscenza.
I miei temi d’indagine erano costituiti dall’attrazione per il mistero, per la spiritualità e per tutto ciò che fosse pensiero, speculazione filosofica sull’esistenza, quindi la vita e la morte, il destino, le inesplicabili fenomenologie, di cui ero protagonista e che osservavo intorno a me, ma, anche e principalmente, il perché della Creazione: tutto ciò era pane per la mia crescita e lo è tutt’ora.
Creazione, vita, morte: eventi non spiegabili univocamente dalla scienza, la quale si serve della sperimentazione e della propria ristretta e convenzionale logica, ma fatti comprensibili ed assimilabili solo grazie ad un ribaltamento definitivo dovuto allo studio ed alla conoscenza dei Misteri, senza la percezione e l’apprendimento dei quali non può comprendersi appieno qualesenso avrebbe la nostra vita: un breve, impervio percorso tra l’orrore del feto, che viene strappato al confortevole e sicuro grembo materno con la nascita, e l’angoscia della morte. Gli studi filosofici prima e antropologici poi non entravano in conflitto con queste mie istanze, ma ciò non mi bastava. Volevo andare oltre quel confine, quel limite insopportabile per me, imposto dalla sola formazione accademica.
Per me ogni confine è un muro, rappresentando, nel passato ed a tutt’oggi, non un ostacolo, bensì una sfida alla mia capacità di realizzazione; i limiti imposti dalla pur rassicurante ragione creano spazi angusti entro i quali muoversi, nell’ambito dei quali si può rimanere impigliati ed imprigionati; io, invece, sono molto claustrofobica, ho bisogno di muovermi in spazi aperti, ariosi,senza limiti. I confini sono barriere poste dal razionalismo e dal dottrinarismo e generano quei preconcetti e pregiudizi, che paralizzano e danneggiano la vera Conoscenza, limitandola e demandandola alle sole competenze accettate delle accademieufficiali. A tal proposito, amo citare una frase dell’antropologo norvegese Fredrik Barth, considerato uno dei più importanti rinnovatori dell'antropologia contemporanea: «Non si tracciano confini in virtù delle differenze; la verità è che le differenze vengono avidamente cercate e inventate al solo scopo di tracciare dei confini».
Pertanto, questa mia personale forma di studio e consapevolezza, che potrei definire allargata e senza confini, mi ha permesso e mi consente tutt’ora di penetrare in profondità tutti gli aspetti della Creazione e della Conoscenza, cosa che non mi sarebbe stata possibile se avessi seguìto solo corsi universitari, per quanto illuminati, profondi, ma ad ogni modo limitati.
Percorrendo tali cammini, la naturale conseguenza è stata quella di giungere alla sperimentazione e, quindi, alla ritualistica ed all’operatività, che contribuivano all’allargamento dei miei orizzonti cognitivi e che mi permettevano, allo stesso tempo,l’esplorazione di altre forme di realtà ed esistenza, indagando ed appurando quell’appartenenza al Tutto, finalità ultima di ogni disciplina iniziatica. Non dimentichiamo che ho avuto, in questo percorso, la Guida del più grande di questa epoca, Fulvio Rendhell, mio padre e maestro.
Venendo alla nostra epoca, mai quanto oggi sarebbe fondamentale l’allargamento dei propri orizzonti conoscitivi, orientandoli verso la spiritualità: l’uomo odierno non ha più tradizioni che gli indichino ciò che dovrebbe fare. Annaspa nel vuoto alla ricerca di sé stesso e della propria libertà, soffre per mancanza di un senso da dare alla vita. È combattuto tra il bisogno e la noia, non sa ciò che in fondo voglia davvero, è assillato da un sentimento di insignificanza poiché, mentre ogni epoca ha avuto un proprio modello ed un proprio ideale, la nostra cultura li ha scartati tutti. L’uomo contemporaneo è avulso dai legami primari della famiglia, della cooperazione, della religione;ha subìto un progressivo allontanamento dalla natura ed è nata una profonda frattura, non solo tra sé stesso ed il mondo, ma anche con sé medesimo.
Mai come oggi, nel nostro contesto socio-culturale, si impone la presenza di un’esistenza dominata dalla solitudine e dal vuoto, soprattutto nei giovani. La maggior parte di essi vive in un desertoesistenziale (vuoto interiore), che si manifesta mediante uno stato di noia, un senso di radicale insignificanza della vita, sebben si abbia apparentemente a portata di mano tutto. Queste sono le patologie dell’essere del nostro tempo: la superficialità, l’insignificanza, la dissipazione, la dispersione, l’abbandonarsi aduna vita anonima ed insignificante banalizzando e disperdendo le possibilità offerteci, il gettarsi nella vita così come viene, l’incapacità di coordinarne gli eventi, l’incapacità di possedere sé stessi (l’io inadeguato ed il suo vano lottare).
L’essere umano, invece, è intimamente orientato a trovare nella sua vita un significato ed a realizzarlo; proprio questo tipo di speculazione psichica e comportamentale potrebbe salvarlo dal baratro verso cui sta dirigendosi. “Essere umano” vuol dire andare verso qualcosa o qualcuno posto al di là di sé stesso, cercando un significato da realizzare o qualcuno da incontrare, senza dimenticare il proprio sé. Per fare ciò, l’essere umano deve infatti superare la paura di conoscere sé stesso: le proprie emozioni, i propri impulsi, le proprie capacità e potenzialità. Incontriamo quindi nell’essere umano un fenomeno fondamentalmente antropologico: l’auto-trascendenza dell’esistenza umana. Una volta risolte le necessità fisiologiche, la volontà di reperire “il significato” rappresenta la motivazione primaria dell’essere umano: giungere cioè ad una visione del mondo e della realtà partendo dalla quale la vita risulti significativa, non un vuoto contenitore, bensì una forma sostanziale.
L’idea umanistica ha mostrato, purtroppo, i suoi punti deboli: nella letteratura centrata sulla Persona, si è scritto molto poco sulla morte, sulla malattia, sulla perdita, sulla colpa, sulla tragedia e sugli altri problemi esistenziali fondamentali che ci assillano,compreso il mistero del post mortem, cioè della sopravvivenza dell’anima dopo la morte, lasciando quindi una necessità non soddisfatta, un vuoto da colmare, che invece gli antichi autori, maestri del passato non avevano tralasciato, indicando, seppur in chiavi di lettura astruse ed incomprensibili ai più, vie di realizzazione diverse, tramandando un corpo di conoscenzeantiche, definite per l’appunto materie esoteriche, in cui vengono spiegate tecniche di realizzazione, di raffinamento e di evoluzione di quella parte invisibile, ma pur tanto importante, che è la nostra essenza spirituale.
È basilare l’approccio alla conoscenza dei Misteri e delle dinamiche, almeno quelle meno complesse, che entrano in gioco nelle materie esoteriche, dove le tematiche del post mortem, della multidimensionalità dell’Essere e dei fenomeni a quest’ultima connessi, formano, a mio parere, il corpo centrale ed il polo di maggior attrazione ed interesse per coloro che desiderino sapere che cosa sarà e resterà di loro, rispetto a come siano abituati a percepirsi in vita, e quale sarà la destinazione che li attende, una volta lasciata questa dimensione, ma anche come sia possibile che accadano certi fenomeni quali i malefici, le possessioni e le infestazioni: argomenti ignorati o lasciati in pasto allasuperstizione e lasciati, quindi, nelle mani di gente ignorante e senza cultura.
La logica e la ragione critica fanno sì che non si possa andare oltre nella ricerca del perché di tanti aspetti della nostra esistenza, che si illuminano della luce della Conoscenza grazie proprio al corpo di antiche discipline esoteriche, retaggio probabilmente di epoche lontanissime, quando l’essere umano era ancora ben collegato ed integrato nel grandioso progetto della Creazione e non si era ancora prodotta in esso quella scissione nevrotica tra realtà interiore e realtà ambientale, tanto potente ed attiva ai giorni nostri a causa della crescente ansia esistenziale e del conseguente impoverimento della nostra vita. Anche Carl Gustav Jung ne era convinto ed attribuiva tale responsabilità proprio all’eccessivo dominio dell’attività razionale, che aveva del tutto eliminato la concezione mitica e, con essa, anche l’idea della vita dopo la morte; secondo lo studioso ciò era potuto accadere solo perché gli uomini di oggi, per lo più, si identificano con la sola parte cosciente di sé stessi, eliminando, illusoriamente, tutto ciò che esista inconsciamente. La Conoscenza dei Misteri non è democratica, non è popolare, non è per tutti, ma è riservata a quei pochi eletti, che ne possano apprezzare e comprendere i significati.
Il filosofo Louis Claude de Saint-Martin, nel suo “Degli errori e della Verità”, asseriva che, quantunque la luce sia fatta per tutti, non tutti gli occhi sono fatti per vederla nel suo splendore ed è per questo che il piccolo numero degli uomini depositari della verità si è consacrato alla prudenza e alla discrezione con gli impegni più formali. Tale aristocratica esclusività del Sapere è purtroppo stata poi strumentalizzata anche a fini politici e socialida personaggi che ne hanno mal interpretato il significato, sfruttando ed abusando in maniera crudele dei suoi insegnamenti e dando origine a forme distorte e perverse di ideologie, come quella nazista. Ricordàtelo, la vera Magia non ha colore politico, non è di partito, ma è rispetto per tutte le forme di vita e non pone nessuna di esse in subordine, anzi, il vero iniziato vive in sintonia ed armonia col Creato tutto, rispettando ed amando ogni Creatura. Purtroppo, anche in questo caso, l’ignoranza regna sovrana e la mancanza di conoscenza della materia, unita ad una cattiva informazione ed alla pilotata strumentalizzazione dei media, contribuisce a creare nuovi malintesi, che provocano danni gravissimi alla psiche, specie nelle generazioni ultime, che, a secco di idee e valori, si lasciano irretire da personaggi pseudo-sapienti, andando ad irrobustire anche le file della criminalità brutale. Sciaguratamente, il male ha un fascino irresistibile ed è sempre alla ricerca di energie nuove per potersi alimentare e ben allocare nella nostra dimensione.
A queste e ad altre istanze, rispondono le cosiddette “dottrine esoteriche” o scienze esoteriche, realizzando quella che è l’antica, ancestrale Arte Universale dell’esistenza di tutte le Cose Create".
Quanto ha pesato, nella scrittura del tuo libro, la tua esperienza sia di studiosa da biblioteca che di operatrice sul campo, ed in che misura ritieni che abbiano contato l’una rispetto all’altra?
"Non sono nuova a queste operazioni divulgative; già con “Magia e Mistero della vita e della Morte” mi ero imposta questa missione, cioè fornire una corretta informazione, anche bibliografica, su tematiche difficili e complicate, come quelle esoteriche, ad una categoria di persone che, sentendo una spinta verso il mondo esoterico, volesse approfondire l’argomento, senza perdersi nella consultazione di centinaia di complicatissimi e difficili testi, spesso irreperibili. Ancor più impegno di indagine storico-bibliografica è stato necessario per “Eusapia Palladino. La medium star disperazione della scienza”, una biografia storica che ha richiesto una complessa ricerca presso biblioteche e archivi dioltre mezzo mondo. Nella stesura di libri inerenti ad argomenti tanto complessi è fondamentale ricorrere alla consultazione di tantissimi testi e documenti ed è indispensabile sapersi districare nel labirintico e caotico mondo della ricerca di biblioteca e d’archivio.
Nel caso di “Malèfici Incantamenti”, non sono servite tante ricerche poiché il materiale che costituisce la maggior parte dei capitoli fa parte dei miei archivi personali come i dieci casi studioveri riportati. Mi sono decisa a farne un libro, spinta anche dalle innumerevoli e-mail che ricevo quotidianamente da parte di persone, che mi richiedono spiegazioni su situazioni che vivono eche spesso le angosciano, facendo perdere loro la serenità. Ho creduto opportuno, quindi, fornire a loro ed agli altri interessati una risposta attraverso le pagine di un libro, facendo conoscerealcuni casi emblematici, che ho scelto tra quelli molteplici del mio “bagaglio” personale, i quali potessero fungere da particolare esempio applicativo per la vasta casistica extranormale esposta nei capitoli. Ho cercato di usare un linguaggio quanto più semplice possibile, comprensibile ad un più vasto pubblico, anche non edotto sulla materia, al quale volevo dare la possibilità di fruire di una giusta conoscenza su argomenti tanto scabrosi, ma allo stesso tempo molto popolari, come i malefìci e tutto ciò che sia legato alla parte pratica della magia. Tali tematiche purtroppo, quasi sempre, sono trattate in modo sbagliato e son finite in mano apersone ignoranti, che vi si dedicano solo in quanto, avendo fallito in altri settori, in cui ci vogliono pur sempre delle competenze, si sono inventati un mestiere che praticano però male, creando spesso danni tremendi, economici ed altresì esistenziali, ai richiedenti ed anche a sé stessi
Con questo libro, ho anche voluto riempire un “vuoto”,poiché oggi sovrabbondano i testi di eminenti filosofi edantropologi su argomenti del genere, però costoro si fermano, per necessità o per prudenza, alla sola descrizione del fenomeno,studiandolo appunto dalla prospettiva limitata concessa alla visione accademica: un atteggiamento dettato dalla cautela e dalla paura di essere mal giudicati dai colleghi, per evitare la mesta conseguenza di emarginazione e derisione. Forse ho voluto compiere, senza timori, un’operazione azzardata, poiché,nonostante siamo nel ventunesimo secolo, ancora non si risparmiano roghi, seppur mediatici, per coloro che osino sfidare la “conoscenza ufficialmente riconosciuta” degli auto-definiti esperti. Esempi di questo tipo non sono mancati nel passato edhanno visto grandi uomini di cultura e di scienza messi al bando e spesso ridicolizzati, emarginati dagli accademici, come accaduto anche a Carl Gustav Jung, il quale, sentendo prepotente la volontà di andare oltre gli studi accademicamente consentiti, fu spesso contestato dai suoi colleghi ed anch’esso fu preda della paura di non essere capito e compreso; tale suo turbamento lo accompagnòper tutta la sua vita. Questo grande uomo difese a spada tratta la sua indipendenza spirituale contro i pregiudizi materialistici, subendone le conseguenze, entrando in conflitto anche con il suo maestro Freud, che si comportò, secondo lui, proprio come gli uomini moderni, i quali, come ho già ricordato, per lo più «si identificano quasi esclusivamente con la loro coscienza, credendo di essere solo ciò che conoscono di sé stessi». Infatti, una delle cause di rottura con il suo maestro fu rappresentata proprio dalla divergenza di opinione sul tema dell’occultismo, che questi aborriva, considerandola e definendola: «La marca nera che sale dall’inconscio».
Fortunatamente, la mia forte voglia di libertà e d’indipendenza mi hanno tenuta ben lontana da queste tossiche e asfittiche dinamiche “culturali” e, anche se con grandi sacrifici, ho potuto affrancarmi dal dominio esclusivo della ragione, sperimentando, ricercando formule nuove del Sapere, mantenendo così il mio pensiero libero di esplorare le immense aree senza limiti e confini della Conoscenza. Ciò costituisce per me il vero scopo ed il fine ultimo dell’esistenza, quantomeno della mia".
Tornando al libro, nello stesso si legge: “Albert Einstein dimostrò come il tempo sia un’entità relativa, che “è fuori dal tempo”, che forse il mondo reale esista indipendentemente dalla nostra struttura convenzionale fondata su spazio, tempo e materia e che la realtà assoluta dell’universo potrebbe “essere” al di là dei nostri cinque sensi. William James, padre della psicologia americana, asseriva che la vita, come noi la conosciamo, non è la forma più alta dell’esistenza ... “.
Ed è in questo “spazio-tempo”, nell’“oltre”, che si spinge la trattazione di una materia oggetto da sempre di studi (mi viene in mente il saggio dell’antropologo e storico delle religioni Ernesto De Martino “Sud e Magia”), trattazione che la Rendhell, però, coniuga con un differente ed efficace verbo “esoterico” che la sua grande competenza ed esperienza pone al pari di un di un accreditato studio scientifico, colmando, così, una lacuna (purtroppo) data in materia dalle carenze della scienza e dei canali informativi ufficiali:
“Ci tenevo molto ad illustrare in questa brevissima trattazione i vari aspetti sotto cui si presentano quelle inquietanti operazioni magiche chiamate malefici, spiegando tutto quanto di misterioso, inconosciuto, sfuggente all’indagine scientifica, racchiuda la realtà occulta, troppo spesso trascurata e vilipesa grazie ad una non corretta e giusta informazione” (osserva la Rendhell stessa nel capitolo conclusivo del libro).
Ulteriore importanza di tale scritto risiede, inoltre, nei continui moniti che l’autrice rivolge ai lettori, con l’invito ad evitare di avvicinarsi a questo mondo con superficialità e impreparazione, sia autonomamente che affidandosi ai tanti (e troppi) improvvisati (o peggio fraudolenti) sedicenti operatori del settore.
Di pregio, infine, i “casi studio” citati nel libro, che arricchiscono lo scritto con esperienze di vita vissuta che la Rendhell ha saputo (am)abilmente riportare con uno stile coinvolgente da “racconto breve” di narrativa di genere.
di Marco Sica