Lo scrittore Gianmarco Cilento, critico cinematografico, laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza di Roma, ha dato alle stampe il suo ultimo scritto “Peppino di Capri e i suoi Rockers” (Edizioni Graus – Collana Personaggi), un libro che racconta la vita artistica di Peppino di Capri dagli esordi fino al 1968, anno in cui i Rockers si sciolgono.

Ho iniziato ad appassionarmi a Peppino di Capri sin da ragazzino - racconta Cilento - Quando ho poi scoperto che non esisteva in commercio una vera e propria biografia artistica sulla sua carriera e su quella del suo straordinario complesso, i suoi Rockers, ho pensato che bisognava muoversi, studiare il percorso artistico del cantante caprese e dei suoi colleghi prima che fosse troppo tardi, prima che diventasse impossibile reperire informazioni di prima mano. Nella metà degli anni cinquanta il giovanissimo Di Capri (al secolo Giuseppe Faiella) forma con "Bebè" Falconieri, Sergio Pizzulin e Michele Russo un quartetto. Poco dopo i soli Peppino e Bebè si esibiscono in televisione nel primo talent-show della tv italiana "Primo applauso". Nel 1958 con altri componenti (Mario Cenci alla chitarra, Gabriele Varano al sax e Pino Amenta al contrabbasso) il quintetto esordisce sul mercato e basterà un anno per far sì che il cantante e i suoi Rockers diventino i beniamini dei giovani del momento insieme ad Adriano Celentano, Tony Renis e Mina. Classici della tradizione napoletana quali "Voce 'e notte", "Luna caprese", "Malatia", "I te vurria vasà" e tante altre vengono cantate a mo' di rock 'n roll, sulla scia della più genuina scia di innovazione debitrice di Paul Anka, dei Platters e del mambo di Perez Prado o del cha cha cha alla Marino Barreto Jr. Il pubblico si innamora di questo stile, conferendo al cantante il giusto grandissimo successo, che esplode ulteriormente quando nel dicembre 1961 Peppino e i Rockers lanciano su mercato la loro cover di "Let's twist again" di Chubby Cheker, aumentando la febbre del twist nella nostra penisola anche con altre composizioni quali "St. Tropez twist", "Speedy Gonzales" e "Don't play that song". Negli stessi anni il cantante colleziona altre soddisfazioni quali esibizioni davanti alla principessa Soraya, allo Scià di Persia nel loro palazzo di vetro, in serate alla Bussola di Viareggio spalleggiati da orchestre quali Romano Mussolini e il supporto della tromba di Chet Baker. Si esibisce all'Olympia di Parigi e al Carnegie Hall di New York con esorbitante successo. All'apice della popolarità e dei guadagni mentre scala le classifiche con altri brani quali "Roberta" dedicata alla sua prima moglie, la modella Roberta Stoppa vince il Cantagiro con "Non ti credo". Tra le cose poco raccontate vi sono le esibizioni nei night di Via Veneto come l'84 alla presenza di registi come Luchino Visconti e intellettuali quali Alberto Moravia. Dalla metà degli anni '60 la popolarità di Peppino e i Rockers inizia lentamente a calare a causa del progressivo ingresso del fenomeno Beat e dei primissimi cantautori. Si tolgono però la soddisfazione di fare da apripista all'unica tournee italiana del quartetto di Liverpool (giugno 1965). Tra il 1966 e il 1968 mentre l'idustria discografica italiana è in continuo fermento il cantante inizia a perdere il suo pubblico non fermandosi però nelle sperimentazioni e nella ricerca di nuovi generi da lanciare sul mercato, tra cui "Operazione sole" uno dei primissimi brani ska (precursore del reggaeton) italiani, scritto insieme al chitarrista Cenci. Nella primavera del 1968 i Rockers si sciolgono e Di Capri recluta un'altra band. Poco dopo richiama però due dei vecchi musicisti e da quella fusione nasce un'altra formazione "Peppino di Capri e i New Rockers" ma questa è un'altra storia.

A Peppino di Capri, contrariamente a quanto si possa pensare non sono mancati elogi da parte di intellettuali, scrittori, musicisti colti (quali Mikis Theodorakis). Dalle mie ricerche effettuate a partire del 2015 attraverso interviste ai due componenti dei Rockers ancora in vita, Falconieri e Varano è partito un certosino e dettagliato lavoro di ricostruzione degli aspetti meno conosciuti del cantante e del gruppo, in particolar modo in base alla loro attività in studio, ai loro arrangiamenti, e alle loro ospitate negli show televisivi RAI, la cui ricostruzione è stata piuttosto complicata a causa della (purtroppo) perdita di buona parte del loro repertorio.Furono anche partecipi di molti musicarelli nei quali venivano spesso inserite loro esibizioni di grandi successi. Molti di questi film erano già stati ricostruiti dal compianto Ciccio Mastroianni, uno dei maggiori collezionisti e studiosi di Peppino di Capri nei decenni scorsi e dalle quali ricerche ho avuto informazioni molto importanti che mi hanno permesso con più facilità di ultimare questo lavoro a cui ho dedicato tanta della mia attività proprio perché meritava un'impegno del genere.

Le soddisfazioni non sono mai terminate in questi mesi: ho presentato il libro con grande successo alla presenza dello stesso Peppino di Capri e del suo coautore Mimmo di Francia al Teatro Mercadante di Napoli. Lo stesso Peppino ha voluto parlarne a "Porta a porta" in occasione di una sua ospitata a gennaio. Sono previste per il momento altre presentazioni e chi lo sa per una futura ristampa una versione corretta e aggiornata del volume dal momento che mi sembra che di Peppino di Capri e i suoi Rockers c'è ancora da dire, molto da dire...”.

E a ben leggere (come riportato anche nel comunicato stampa), il libro si compone di “sei capitoli di narrazione attraverso cui viene fuori il periodo artistico di Peppino di Capri dagli inizi con il batterista Ettore “Bebè” Falconieri nel 1954 circa fino al 1968, anno dello scioglimento del complesso formatosi dieci anni prima col nome “Peppino di Capri e i suoi Rockers”, utilizzato nelle copertine dei dischi 45/33 giri e nei cartelloni per le esibizioni nei locali dal vivo, sia in Italia che all’estero.

Il libro Peppino di Capri e i suoi Rockers di Gianmarco Cilento, pubblicato da Graus Editore con la prefazione del compositore e cantautore Mimmo di Francia, 142 pagine, euro 15,00 è una biografia artistica organica del cantante nel suo periodo di militanza con i Rockers, elemento unico e irripetibile, grande motivo della sua fortuna professionale.

Il volume, molto apprezzato dall’artista caprese e dallo stesso portato recentemente alla trasmissione televisiva “Porta a Porta” condotta da Bruno Vespa, racconta come nasce il piccolo Di Capri, al secolo Giuseppe Faiella, come muove i suoi primi passi nel mondo della musica, e l’arrivo del batterista Falconieri nel 1954. I due formano i “Capri boys” che in seguito diventano quattro. Tra il dicembre 1957 e il giugno 1958 prende il via la formazione definitiva del futuro complesso a Roma, nei night-club di Via Veneto. Arrivano, infatti, il chitarrista Mario Cenci, il contrabbassista Pino Amenta e il saxman Lello Arzilli.

Poi si fa avanti la stagione estiva ad Ischia che consacra il complesso, l’esordio discografico grazie ad un impresario in vacanza nell’isola che nota i cinque ragazzi proponendo loro un contratto discografico per l’etichetta milanese Carisch. Nell’autunno 1958 escono quindi i primi 45 giri e il primo 33 giri che riscuote subito grande successo. Pochi mesi dopo Arzilli lascia il gruppo e viene sostituito da Gabriele Varano, che diventerà una colonna portante per il complesso e per la figura di Peppino di Capri.

Si arriva quindi al biennio 1960/61, alle innovazioni portate dal cantante e dai suoi musicisti nelle innumerevoli discografie, alle apparizioni in film a carattere musicale (i cosiddetti “musicarelli”) e in svariate trasmissioni televisive (molte delle quali irreperibili), alle comparsate live alla Bussola di Viareggio con musicisti quali Chet Baker e Romano Mussolini, e al successo riscosso dalla loro musica napoletana contaminata col Rock ‘n roll, Mambo, Cha cha cha e Bossanova.

Ed ecco poi il lancio del Twist attraverso il brano “Let’s twist again”, cover del pezzo di Chubby Checker, che riscuote un grandissimo successo di vendite (oltre un milione di copie vendute). Seguono “St. Tropez Twist”, “Don’t play that song”, “Speedy Gonzales”, “Non ti credo” (con il quale vince il Cantagio 1963).

Si tracciano inoltre le sperimentazioni del cantante e dei Rockers tra il 1964 e il 1966 con nuovi generi, in un periodo musicale irripetibile dove la moda è in continuo fermento: Peppino e i musicisti si affacciano anche al Surf, al Beat e allo Ska, variante del Reaggeton. Nel 1965 celebre il loro aiuto come apripista dell’unica tournée italiana dei Beatles.

Il libro affronta infine la crisi artistica di Peppino e dei Rockers che già nel 1966 segnalano un calo di vendite, il diradamento di apparizioni televisive, il riscontro economico per i musicisti sempre più basso. In quel periodo Peppino si esibisce per la prima volta al Festival di Napoli (1966) e al Festival di Sanremo (1967). Quando però la crisi raggiunge il culmine, lo scioglimento della formazione è inevitabile. Peppino di Capri e i suoi Rockers si separano nel marzo 1968. Il cantante recluta i quattro “Novelty” di Fausto Leali, da poco staccatisi dal cantante bresciano. Non trovandosi però a suo agio con il bassista e il batterista decide quindi di richiamare i musicisti della formazione precedente creando quindi dalla miscela tra questi e l’organista e il chitarrista dei Novelty la nuova formazione “Peppino di Capri e i New Rockers” che sarà conseguenza della futura rinascita professionale del cantante campano.

Nonostante la lunga carriera artistica di Peppino di Capri, questa monografia si ferma allo scioglimento del primo complesso per una ragione specifica. Peppino non è da considerare un solista assoluto, in quanto nel decennio che ha maggiormente caratterizzato il suo personaggio musicale, appunto gli anni Sessanta, molta della sua fama di interprete e di arrangiatore si lega indissolubilmente al merito dell’eccellente collaborazione coi Rockers.

Perciò, sebbene la parte complessiva affrontata in questa sede sia solo un sesto della carriera discografica effettiva dell’artista, essa è in realtà la più importante.

Cilento affronta l’argomento da un punto di vista scientifico, ma anche critico e investigativo, basandosi sulle fonti autorevoli e collaudate presenti in bibliografia”.