
«Il diritto ad associarsi non si tocca. E nemmeno quello a darsi un nome legittimo»
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Mar 03 Ottobre 2023 19:45
Lettera aperta alla Camera penale di Torre Annunziata: la richiesta dell'avvocato Tirelli, presidente di Cpi, al presidente della Camera penale di Torre Annunziata di rimuovere l'articolo ingannevole.
«Sono francamente stupito ed offeso che la Camera penale di Torre Annunziata abbia pubblicato online, con un titolo del tutto ingannevole, la mia espulsione dalla medesima associazione. Lasciando così traccia, nella Rete, di un inaccettabile «stigma» nei miei confronti che, a una lettura superficiale, com'è sempre quella di chi si ferma alle informazioni di presentazione sul Web, genera confusione tra i cittadini e tra i miei stessi assistiti che potrebbero facilmente scambiarlo, arrecandomi un enorme danno personale, per una espulsione dell'Ordine degli avvocati. Uno «stigma» ancor più irricevibile perché reso pubblico, in maniera del tutto irrituale, su Internet in spregio delle più elementari forme di correttezza e di riservatezza che prevedono la sola notifica al diretto interessato.
Per questo avverto l'esigenza di specificare subito due cose. La prima è che non ho mai partecipato ai lavori e alla vita della Camera penale torrese, essendomi iscritto solo su sollecitazione di un candidato amico, anni fa, per poterlo votare. Da allora, non ho più avuto rapporti formali o informali con alcuno, anche perché da tempo non vivo più a Torre Annunziata, e non ho mai mostrato alcuna intenzione di allacciarli peraltro, né conosco nessuno tra i suoi componenti e i suoi organi direttivi. La seconda è che la Camera penale di Torre Annunziata, come in generale tutte le Camere penali, non ha rilievo nell'assetto normativo della professione forense trattandosi solo di un'associazione privata. È un sodalizio puro e semplice come potrebbe esserlo il “Rotary” o “Gli amici del libro”. Dunque, Torre Annunziata non ha alcun diritto, come pure ha fatto, di limitare la mia libertà chiedendomi di cambiare il nome alle Camere penali del diritto europeo e internazionale, l'associazione che anni fa ho fondato insieme a un centinaio di professionisti del diritto e dell'avvocatura italiana ed europea e che oggi rappresenta, in Ue e negli Stati Uniti, un centro di ricerca e di studio del diritto riconosciuto e rispettato, in grado di dialogare con la politica ai massimi livelli e di proporsi, in maniera del tutto gratuita e disinteressata, come elemento propulsore di proposte e di progetti. Secondo Torre Annunziata, infatti, la similitudine dei due nomi avrebbe creato confusione con l'“utenza”, così la chiamano: e resto perplesso su come possa esistere una «utenza» di una Camera penale che, per sua natura, è un organo tra privati che si riuniscono ai fini di una reciproca collaborazione.
Lo stupore diventa poi incredulità quando l'attacco alle attività della mia Associazione, che rappresenta una libera manifestazione del diritto di associarsi e come tale tutelata dalla Carta costituzionale, arriva da soggetti, quali gli avvocati di Torre Annunziata, che dovrebbero essere invece partecipi e motivati dal successo delle nostre iniziative culturali che, forse a dispetto di qualcuno, ricevono importanti riconoscimenti in ambito giornalistico e televisivo. Io non ho nulla contro la Camera penale di Torre Annunziata tant'è che, quando mi è stato comunicato l'avvio di un iter disciplinare, ho volontariamente rinunciato a difendermi, consapevole della mia assoluta estraneità a un contesto in cui non mi riconosco e che non appartiene alla mia cultura, forse sorpassata, forse antiquata, chissà, che però vede l'avvocato come scienziato e tecnico del diritto a cui poco si addicono per me insignificanti gratificazioni derivanti dall'occupazione di questa o quella poltroncina onorifica.
Quel che posso invece rivendicare con orgoglio è che, col tempo, le Camere penali del diritto europeo e internazionale sono cresciute attirando nuovi associati e vivacizzando il dibattito culturale e scientifico, sull'avvocatura, che si era appiattito sulla dicotomia ormai sterile del garantismo/giustizialismo e facendo uscire la figura del legale della dimensione spesso locale in cui una sterile politica ordinistica l'ha voluta confinare.
Sulla base di questi presupposti, quando mi è stato imposto dalla Camera penale di Torre Annunziata di modificare il nome della mia Associazione mi sono categoricamente rifiutato perché non esiste primogenitura o copyright sulla nostra professione e perché credo e sono convinto di portare con il nostro lavoro e con la nostra produzione scientifica lustro all'avvocatura, anche a quella di Torre Annunziata. Solo per questo mio «no» è scattata la tagliola di un'esclusione che oggi, nell'era della comunicazione globalizzata sulla Rete e complice una titolazione assai approssimativa frutto, lo spero, di disattenzione, assume quasi il profilo di una «scomunica» o addirittura di un provvedimento di espulsione dall'Albo professionale. Il che, appunto, è assolutamente falso, ma non di meno lesivo della mia dignità, della mia reputazione e del mio decoro professionale.
Non contesto certo la decisione di essere stato escluso da un club in cui solo per un atto di gentilezza nei confronti di un amico, ma contesto – questo sì – la modalità con cui la Camera penale di Torre Annunziata ha voluto darne comunicazione urbi et orbi; non essendo, lo ripeto, un organo di rilevanza normativa della nostra professione. Sono stati calpestati, con l'unica decisione di mandare online un provvedimento che riguarda solo ed esclusivamente me, quei principi di pluralismo, garantismo e democrazia che pure dovrebbero animare la nostra attività.
E questo atteggiamento diventa ancor più ostile nei miei confronti dal momento che gli ambiti di competenza delle due Associazioni sono e restano completamente diversi e nessuna sovrapposizione si è mai creata con il lavoro della Camera penale di Torre Annunziata. E non potrebbe essere altrimenti considerato che noi ci occupiamo dei rapporti giuridici tra le Nazioni, delle politiche estradizionali e dei rapporti di collaborazione giudiziaria internazionale, e non certo delle questioni attinenti il foro torrese o dei corsi di formazione dei loro iscritti.
Abbiamo creato questa realtà, a cui aderiscono tantissimi avvocati italiani regolarmente associati alle Camere penali dei fori di appartenenza, con l'obiettivo di rendere più forte la professione, non di dichiarare guerra a qualcuno. E, nel solco di questa riflessione, abbiamo anche dato vita all'Alta scuola per le estradizioni che aiuterà i giovani avvocati ad affrontare, in un'ottica multidisciplinare, i grandi temi del diritto internazionale. Lo faremo con docenti di straordinario prestigio come l'ex pm di Roma, Luca Palamara, o il politologo Edward Luttwak o, ancora, l'ex direttore del Sisde, Mario Mori.
Pensare di essere perseguiti o meglio perseguitati dalla memoria di ferro del web per aver commesso l'errore, anni fa, di iscrivermi solo a titolo di cortesia alla Camera penale di Torre Annunziata, ricevendone in cambio la «damnatio memoriae» e la gogna web, è qualcosa che assomiglia molto più all'incubo kafkiano del «Processo» che alla normale dialettica e all'ordinario confronto tra colleghi. Il “bavaglio” non è mai la soluzione.
Avv. Alexandro Maria Tirelli
Presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale