Francesco Nobile: «Vi racconto Manfredi, personaggio fondamentale del XIII secolo»
di Redazione
Sab 05 Novembre 2022 11:19
Tra le proposte più interessanti alla fiera Ricomincio dai Libri a Napoli c'è il romanzo "La Spada di Manfredi" (Marlin Editore) di Francesco Nobile. L'autore di Cava de' Tirreni racconta la figura di Manfredi, che nel 1248 a Parma dopo la cocente sconfitta del padre Federico II si trova a dover raccogliere l’eredità della sua dinastia cosmopolita e multiculturale.
Cosa ti ha spinto a raccontare questo personaggio?
Sono dell'avviso che Manfredi sia un personaggio fondamentale, anche se un po' schiacciato dall'ingombrante figura del padre, per comprendere gli snodi storici non solo del Mezzogiorno, ma dell'Italia in generale. Il contesto è quello relativo al XIII secolo, un Medioevo stranamente radioso, un momento storico affascinante in cui le tensioni tra culture e religioni, tra potentati locali e aspirazioni globali, erano gestite da una grandiosa casata che sedeva sul trono di Sicilia: la dinastia sveva. Allo svanire dell'esperienza dello stupor mundi, l'imperatore Federico II, sarà proprio Manfredi a raccogliere la sua eredità e a tenere insieme un regno in cui le componenti arabe, ebraiche, bizantine e normanne erano fuse insieme in modo mirabile. Si tratta di un sud inedito, di cui Manfredi è a suo modo l'incarnazione e una delle voci più autorevoli che, a mio avviso, ancora oggi meritano di essere ascoltate.
Qual è stato il lavoro di ricerca storica?
Il libro nasce anche grazie alla documentazione accumulata durante gli studi per la mia tesi di laurea. Oltre ai personaggi e all'epoca, studiati in parte sulle fonti coeve, mi sono recato il più possibile nei luoghi che ho poi narrato nel romanzo. Melfi e Lagopesole, Trani e Castel del Monte, Palermo e Barletta. Luoghi in cui, ancora oggi, sono vivi i lasciti dell'epoca sveva. I numerosi castelli, le dimore, le chiese e i conventi, le piazze, ancora oggi regalano atmosfere che si prestano volentieri ad essere romanzate e hanno fornito ottimi spunti per il libro.
Come si rende interessante ad un grande pubblico un romanzo storico?
Provando a non annoiare. Quel che si dà per assodato per un pubblico di settore, o specialistico, non è detto che lo sia per un lettore occasionale. Quindi non bisogna dare nulla per scontato e provare a far immergere il più possibile il lettore nella storia, evitando di essere retorici. Lasciare più spazio possibile ai personaggi, alle loro storie, e asciugare il più possibile lo stile in modo da essere accattivanti.
La storia di Federico II e Manfredi è da sempre una delle più affascinanti, in cosa è unico il tuo romanzo?
Stando alle opinioni di chi l'ha letto, quel che è maggiormente piaciuto è il tentativo di ricostruire un'epoca. Per spiegarmi meglio, sicuramente ci sono personaggi di primo piano e il protagonista assoluto è Manfredi, ma ho provato ad adottare un punto di vista collettivo, da romanzo corale. Inoltre mi sono soffermato su eventi non sempre noti, delineando quindi un percorso meno tracciato, portando con me il lettore su sentieri meno battuti.
Come hai deciso di inserire Dante?
Dante è parte integrante del romanzo. Anzi, potrei dire che di per sé è l'incarnazione, il cuore pulsante, della storia. L'idea nasce dalla necessità letteraria di inserire una «cornice» per chiarire meglio gli eventi che racconto. Infatti troviamo Dante già nell'incipit: durante il suo esilio un cavaliere gli va a fare visita portando con sé un tomo dall'aspetto misterioso. Il cavaliere, nell'arco di una nottata, racconta al sommo poeta la sua storia e – tramite una serie di flashback – si snodano gli eventi e veniamo a conoscenza delle peripezie di Manfredi, re Enzo, Percivalle Doria, Galvano Lancia e di tutti gli altri personaggi. Sarà quindi Dante a tenere le fila della narrazione e a guidare per mano il lettore con una serie di riflessioni e considerazioni che arricchiscono il testo.
Cosa rende attuale la figura di Manfredi?
Manfredi era l'alfiere, il paladino di un mondo che immaginava dei confini molto più ampi di quelli del suo tempo. In questo senso, oggi, la sua è una grandissima lezione di libertà, ancora valida. Penso che ancora oggi possa esser preso ad esempio per come ha vissuto e per come ha saputo sognare.