
L’eroe di vico Rotto al Mercato rivive in un’opera di Luigi Capuozzo
di Eduardo Cagnazzi
Gio 23 Marzo 2023 11:29
Nel 1620, in vico Rotto al Mercato, una delle piazze ricche di storia e più popolari di Napoli -ma anche simbolo della speculazione edilizia di epoca laurina- nasce un fanciullo, Tommaso Aniello, che, nonostante l'origine plebea e la vita vissuta in condizioni di indigenza ed illegalità, si troverà al centro di vicende che in breve tempo lo porteranno a capeggiare una rivolta popolare contro la pressione fiscale imposta dal vicerè pretendente al trono di Spagna. Queste vicende vissute tra piazza Mercato ed i suoi vicoli, i giovani emergenti dell’arte pittorica napoletana, la peste che colpì la città in quei primi decenni del diciassettesimo secolo, sono narrate da Luigi Capuozzo, ingegnere nonché docente presso gli Istituti tecnici industriali in “L’eroe di Vico Rotto al Mercato” per i tipi di LFA Publisher. Il libro segue l’opera di narrativa storica dello stesso autore “La costellazione di Orione” data alle stampe nel 2020.
Chi era Masaniello? Basso di statura, bruno di carnagione, un paio di baffetti, vestito alla marinaresca, pescatore e pescivendolo come il padre, Masaniello -questo l'appellativo con cui il popolo designa il suo eroe, allievo del prete letterato don Giulio Genoino, con un passato da difensore del popolo- perderà quel potere in poco più di una settimana, con la stessa rapidità con cui lo aveva acquistato, freddato da archibugi e poi decapitato all'età di ventisette anni.
Se la prima opera di Capuozzo, ambientata sul finire del primo secolo dopo l’anno 1000 in una località dei Colli Albani ha per protagonisti un gruppo di monaci-soldati e il giovane Gualtiero che, lasciate le comodità di casa e l’affetto dei genitori, intraprende un lungo viaggio in Terra Santa per combattere gli infedeli, con “L’eroe di Vico Rotto al Mercato” l’autore si sofferma “sull’utopia di un popolo che sperava di conseguire la dignità politica che le era negata” . E lo fa partendo dalla piazza protagonista di esecuzioni capitali, tra cui quella di Corradino di Svevia, il foro principale del commercio cittadino, ma anche il luogo della riscossione delle gabelle da parte degli esattori del governo spagnolo. Secondo la leggenda furono proprio le vicende legate alla riscossione delle imposte e a scatenare in Masaniello il desiderio di vendicare la popolazione contro il malgoverno cittadino ed i nobili che pretendevano le gabelle. In questo clima, già difficile dalla mancata rivoluzione di Masaniello, la peste stravolse la vita della città; un’epidemia che mise a dura prova le autorità di governo ma anche gli stessi medici che non erano a conoscenza di rimedi curativi. E che portò via tra le diverse centinaia di migliaia di napoletani anche un’intera generazione di artisti, tra cui Artemisia Gentileschi e Massimo Stanzione. Le precarie condizioni igieniche ed il cattivo stato delle strade contribuirono alla diffusione del contagio nei quartieri più popolosi e degradati della città provocando quasi 250mila vittime su una popolazione di 450mila persone. Anche Vico Rotto al Mercato ne fu colpito. Entrando di colpo nel dimenticatoio collettivo.