
All’Orientale il cast del corto sulla pandemia “Frames, Vivere d’istanti”.
di Redazione
Sab 28 Mag 2022 16:10
Non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima. Così descriveva l'essenza della settima arte il regista
Ingmar Bergma , che evidentemente non ignorava il valore terapeutico del cinema e la sua importante funzione di osservatorio e insieme mezzo di rielaborazione personale del reale. A
muovere la complessa macchina è sempre un'idea. Lo dimostra il cortometraggio "Frames, Vivere d'istanti " realizzato dagli studenti del ciclo di due anni fa del
Laboratorio di Produzioni Audiovisive Teatrali e Cinematografiche , diretto da Francesco Giordano.
Un lavoro che è stato proiettato, alla presenza di parte del cast, durante il penultimo incontro- seminario promosso dall' associazione culturale Ved nell'ambito del
Laboratorio di Audiovisivi dell'Università l'Orientale di Napoli presso il Dipartimento di Scienze Umani e Sociali. L’opera è prodotta dall'associazione Ved e coprodotta da
Baruffa Film. Tutto è nato da un semplice esperimento, con mezzi rudimentali, sorprendendo gli stessi artefici per riuscire a superare le aspettative. L'idea era di cimentarsi a
girare un cortometraggio che raccontasse in soggettiva i giorni devastanti della pandemia e del primo lockdown e davvero rivedendo scorrere sullo schermo le sequenze sceniche si ha la netta sensazione di rivivere quanto ci ha accompagnato per gli ultimi due anni, diventando così anche un documento per l'Università e per i posteri del periodo storico vissuto alle prese con
un'emergenza sanitaria che ha stravolto le nostre vite e il nostro modo di sentire, di stare insieme, di lavorare e forse di emozionarci. E proprio sulle emozioni si è concentrata la docente e
sceneggiatrice del corto Giuliana Del Pozzo all'inizio dell'incontro, partendo anche dalla sua esperienza di insegnante in una scuola secondaria di secondo grado: "Bisogna diversificare la
didattica e fare un lavoro importante sulle emozioni in qualsiasi momento, trasversalmente. Il cinema serve a tirare fuori il sommerso". Il connubio tra cinema ed emozioni
è da sempre molto forte e per imparare a gestire e decodificare le proprie emozioni, senza esserne travolti, la scrittura può avere un ruolo fondamentale.
Protagonista della storia narrata dal corto, sceneggiato da Giuliana Del Pozzo e Vanessa Lepre, è Ali, un ragazzo di colore, costretto ad andare a lavorare in pieno lockdown e a non poter
permettersi di fermarsi. Così, in sella alla sua bicicletta percorre sempre la stessa strada, assolata e solitaria, tra l'angoscia dettata da una serie di sintomi tipici del covid e la necessità di recarsi ugualmente a lavoro. Intorno al personaggio di Ali ruotano le storie dei protagonisti di uno stesso condominio, le cui vite sono state stravolte dalla pandemia, costretti all'isolamento, al lavoro a distanza, alle difficoltà di non riuscire a pagare l'affitto ed essere sfrattate, e poi gli esami da portare avanti, la DAD come alunni o come insegnanti e le storie personali di ognuno, tra disperazione e speranza, tra resilienza e memoria, come nel caso di Samira, che rievoca l'odissea dei migranti con le pagine di un antica raccolta di racconti da ricomporre, le proprie origini, il mare sullo sfondo che unisce e divide, un familiare in ospedale che lotta contro il covid e la negazione della propria presenza e vicinanza, possibile solo a distanza. Ad accomunare tutti i singoli la paura di aver contratto il virus. Ogni giovane studente-attore è riuscito pur senza alcuna preparazione tecnica a raccontare e immedesimarsi in un personaggio, ma anche a ricreare ambienti, luci, costumi e scene, con la direzione a distanza dei fratelli Francesco e Maurizio Giordano
.
Sottofondo delle vite di ognuno i telegiornali che alla tv scandiscono le decisioni governative sulle chiusure per l'aggravarsi della situazione sanitaria in un climax anche emotivo dall'epilogo a
sorpresa. A disegnare le singolari vicende la colonna sonora originale con le musiche del giovanissimo Matteo Giordano , che hanno scandito un tempo, che per i ragazzi appariva fermo.
Quello che trasmette il corto è un gran senso di verità, una testimonianza di vite interrotte.