NAPOLI. Illustrare le opportunità offerte agli operatori del Terzo Settore – e non solo - dalla riforma varata nel 2016 e, nel contempo, favorire il confronto ed il dialogo tra gli Enti, le Amministrazioni e le realtà, laiche e religiose, che operano in questo comparto strategico. Queste le principali finalità del convegno “La Riforma del Terzo Settore tra semplificazione e complessità”, appuntamento in programma per il prossimo venerdì 6 dicembre – inizio dei lavori alla ore 9,30 – presso la Sala Armieri, ex Palazzo Armieri (via Nuova Marina, 19/c – Napoli).

L’iniziativa – organizzata dall’Arcidiocesi di Napoli, dalla fondazione “Fare Chiesa e Città” e dallo Studio Legale Brandi, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, la Regione Campania, l’Università Federico II ed il Consiglio Notarile – punta a sviluppare un confronto ad ampio raggio sui diversi aspetti della riforma, grazie alla partecipazione, tra gli altri, del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, dell’assessore regionale all’Istruzione ed alle Politiche Sociali Lucia Fortini, al vicario episcopale della Diocesi di Napoli don Adolfo Russo, al direttore dell’Agenzia del Demanio Paolo Maranca.

«Come Arcidiocesi di Napoli – dichiara don Adolfo Russo – abbiamo ritenuto opportuno favorire il confronto tra chi, a diverso titolo, è impegnato in un  settore importante come questo, con la speranza che la riflessione comune consenta di individuare strumenti operativi per rendere sempre più incisiva ed efficace l’azione di enti ed associazioni che operano in favore delle persone che più hanno bisogno. Un impegno che, spesso purtroppo, rappresenta l’unico presidio attivo sui territori. Anche per questo abbiamo il dovere di fare di tutto per sostenerlo».

Le possibilità offerte dalla riforma – dalla semplificazione amministrativa alla creazione del Registro Unico, dall’istituzione del Servizio Civile Universale all’Impresa Sociale – vanno inquadrate in un contesto più articolato, così da incidere realmente sulla realtà sociale – ed economica – dei territori.

«La riforma – sottolinea l’avvocato Giuseppe Brandi, responsabile scientifico del convegno – rappresenta uno stimolo per imprimere una svolta al Terzo Settore, tuttavia è necessario portare a conoscenza delle oltre 300mila organizzazioni private (con circa un milioni di lavoratori) che operano nel comparto tutte le possibilità offerte dalla legge del 2016. Siamo ancora in attesa del varo di numerosi decreti attuativi, ma pensiamo sia giusto un approccio costruttivo e positivo, pensiamo in particolare alla possibilità di sviluppare nuovi rapporti di collaborazione tra pubblico e privato; di favorire l’interscambio – e la crescita reciproca – tra imprese profit e no profit; di recuperare e valorizzare strutture dismesse o confiscate. Per fare questo, però, è indispensabile informare e formare, tanto gli operatori del Terzo Settore quanto i diversi rami dell’Amministrazione pubblica che con esso si interfaccia. Si consideri, poi, che già oggi il Terzo Settore non solo interviene in settori sociali delicati, strategici direi, ma rappresenta un capitolo importante nella nostra economia, anche sotto il profilo occupazionale. Capitolo destinato a crescere nel prossimo futuro e che, in particolare nel nostro Mezzogiorno, se ben organizzato e diretto, potrebbe trasformarsi in uno dei motori della crescita socio-economica delle regioni meridionali».