Una risposta nazionale alla crisi energetica. Il combustibile alternativo derivato dai rifiuti riduce sia l’importazione del pet-coke e del carbone, sia le emissioni nei cementifici e nelle centrali. Svuota le discariche e  azzera  il “turismo” dei rifiuti italiani in Europa.

Il 14 febbraio 2013, dopo una lunga preparazione in collaborazione con la Commissione Europea, avevo firmato  il decreto che stabilisce le caratteristiche del Combustibile Solido Secondario (CSS) derivato dai rifiuti non pericolosi utilizzabile nei cementifici e nelle centrali termoelettriche.

Il decreto ha fissato standard di produzione e di impiego più severi delle norme europee,  in particolare con limiti molto rigorosi per il contenuto di cloro e mercurio.

L’impiego di CSS consente una  sostituzione del carbone nelle centrali termoelettriche fino al 20%, e del pet-coke/polverino di carbone nei cementifici fino al 70%, con effetti significativi sia sull’efficienza del processo di produzione che sulla riduzione delle emissioni.

Questa è l’esperienza europea. Ma l’Italia del NO ha per anni contestato l’impiego del  CSS e il “decreto Clini”,  raccontando che i cementifici e le centrali diventavano inceneritori.

Ma il CSS non è un rifiuto, è un combustibile alternativo ai combustibili fossili, come previsto dalle regole europee. E tuttavia ci sono voluti 8 anni perché prima il TAR e il Consiglio di Stato, e poi il decreto “semplificazioni bis “ confermassero che l’impiego del CSS non è assoggettato alle norme per il trattamento dei rifiuti.

Se a Roma, in Sicilia, in Campania fosse stato prodotto CSS destinato ai cementifici ed alle centrali termoelettriche, non avremmo avuto la crisi permanente della gestione dei rifiuti. Per esempio  a Roma non sarebbero stati spesi quasi due miliardi € per trasferire i rifiuti nelle altre regioni o all’estero senza tuttavia assicurare la pulizia della città.

Ma soprattutto avremmo raggiunto un significativo risultato ambientale : è stato stimato che se i cementifici italiani avessero sostituito pet-coke/polverino di carbone nella stessa percentuale della Germania (66%),  l’impiego di 2 milioni di tonnellate di CSS/anno avrebbe consentito la riduzione di almeno 7 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, insieme ad una riduzione dei costi per lo smaltimento dei rifiuti  e della “tassa sul carbonio” stimati in almeno 500 milioni €/anno. Non solo perché a questi risparmi vanno aggiunti quelli della riduzione di acquisto di pet-coke e polverino di carbone stimati oggi in non meno di 200 milioni€.

Oggi l’impiego di CSS è una scelta quanto mai attuale : la crisi energetica costringe l’Italia a riaprire le centrali a carbone destinate allo smantellamento, la crisi dei rifiuti ha “sdoganato” i termovalorizzatori  tuttavia con tempi lunghi di realizzazione, mentre l’auspicata attuazione del PNRR dovrebbe trainare una ripresa della produzione di cemento.

Il CSS è una risorsa energetica nazionale che va impiegata adesso per contribuire alla riduzione della dipendenza energetica, delle emissioni e dei costi ambientali della malagestione dei rifiuti.

Partiamo dalla mappa dei  cementifici e dalle centrali a carbone, e facciamo i conti dei vantaggi ambientali ed economici.

Corrado Clini, ex ministro Ambiente