Uber Italia è stata commissariata dal Tribunale di Milano con l'accusa di caporalato. Il decreto di amministrazione giudiziaria è stato notificato oggi alla filiale italiana del colosso americano dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della guardia di finanza di Milano, che ha condotto le indagini.

Secondo quanto si è appreso da fonti investigative, il materiale probatorio raccolto in diversi mesi di indagine su Uber Eats, il servizio di consegna a domicilio del gruppo, ha portato la Procura di Milano a chiedere al Tribunale il provvedimento di amministrazione giudiziaria. Nel mirino degli investigatori le condizioni in cui erano costretti a lavorare almeno un migliaio di rider, sottopagati e spesso privati anche delle mance in una situazione descritta come di "totale illecità".

Sempre secondo quanto si è appreso, molti dei rider sfruttati sono stati reclutati tra richiedenti asilo e all'interno, spiegano le stesse fonti, di centri di accoglienza. Il provvedimento di amministrazione giudiziaria durerà un anno e commissario giudiziario è stato nominato Cesare Meroni.

"Uber Eats ha messo la propria piattaforma a disposizione di utenti, ristoranti e corrieri negli ultimi 4 anni in Italia nel pieno rispetto di tutte le normative locali. Condanniamo ogni forma di caporalato attraverso i nostri servizi in Italia". E' quanto si legge in una nota di Uber Italia. Inoltre, sottolinea la società, "partecipiamo attivamente al dibattito sulle regolamentazioni che crediamo potranno dare al settore del food delivery la sicurezza legale necessaria per prosperare in Italia. Continueremo a lavorare per essere un vero partner di lungo termine in Italia".