Un uomo batte con forza sulla grata del supermercato, la moglie accanto urla “Vergogna, fate schifo". La polizia ripresa dall'alto con uno smartphone si avvicina alla coppia, sono due piccoli commercianti rimasti senza lavoro, senza soldi per mangiare. È una scena palermitana, come tante in questi giorni nel Mezzogiorno d'Italia. È il prologo di un pericolo, quello della rivolta del pane, che torna a far capolino, dall'altro capo dello Stivale e mezzo millennio più tardi, sorprendente e anacronistica in un Paese in recessione e adagiato nel benessere. Succede, in tempo di quarantena, che la piaga del lavoro nero, non regolarizzato, dei contratti di collaborazione “atipici" chiede il conto quando le aziende e i piccoli commercianti smettono di lavorare. Non ci sono più soldi e l'assalto ai negozi che forniscono beni di prima necessità diventa una questione di sopravvivenza. «Servono ammortizzatori sociali a sostegno alla povertà così che venga assicurato l'accesso ai beni di consumo - dice all'Adnkronos il presidente nazionale Federconsumatori, Emilio Viafora - Nel sud il lavoro nero e non formalizzato poi rende la situazione più grave che nelle altre regioni».

È tutto già scritto in un report riservato dell'intelligence interna, come riporta anche Repubblica, arrivato a Palazzo Chigi: il potenziale pericolo di rivolte e ribellioni, spontanee o organizzate è proprio nel meridione già schiacciato dall'economia sommersa e dalla criminalità organizzata che, come pure la mafia, rischia di armare le mani di chi è stremato e mosso dalla fame. Così dopo il tentato assalto di un gruppo di cittadini al Lidl di Palermo, che hanno provato a portare via dall'ipermercato generi alimentari senza pagare, da ieri le forze dell'ordine presidiano l'ingresso di diversi centri commerciali del capoluogo siciliano. In Campania stessa cosa, con i carabinieri che a Volla, in provincia di Napoli, insieme a quelli del Nas hanno controllato varie attività commerciali della città che vendono beni di prima necessità. In Puglia e di nuovo in Sicilia è una guerra che si consuma anche tra poveri, con l'assalto mancato ai supermercati blindati dai Reparti Mobili e gli scippi non più delle borse ma dei sacchetti della spesa. In due, la notte scorsa, sono stati arrestati dai carabinieri mentre tentavano di intrufolarsi in una macelleria di Roma.

La rivolta serpeggia, sale dallo stomaco e arriva alle dita che pigiano sui tasti dei computer in cerca di consensi, di una squadra che risponda all'invito a saccheggiare. L'assalto al discount palermitano era partito proprio da un gruppo che su Facebook si fa chiamare “Rivoluzione Nazionale" e chiama «alle armi» gli affamati invitando a razziare supermercati come in Siria e in Spagna. Supermercati, ma anche farmacie «diventate il bancomat dei rapinatori, soprattutto nella Capitale», commenta Marco Cosello, presidente nazionale di Federfarma. L'altra settimana, per l'appunto, sono state cinque le farmacie saccheggiate in due notti nei quartieri periferici di Prenestino, Centocelle e Tor Pignattara. Serrande tagliate o divelte, vetrine spaccate e il bottino, oltre a fondi cassa, è fatto di medicinali.

«Sono giorni - dice all'Adnkronos Cosello - che denunciamo la situazione di pericolo nella quale stanno lavorando tutti i farmacisti italiani non solo per il rischio contagio (considerato che le mascherine non sono ancora arrivate, tranne in alcune rare eccezioni benché previsto dal Governo) ma anche per il pericolo rapine, soprattutto a Roma, dove i rapinatori non avendo altri obiettivi, si accaniscono sugli esercizi ancora in attività. Le farmacie stanno oltretutto svolgendo un ruolo socio- sanitario, primo punto di accesso per i cittadini che, con disturbi e sintomatologie simil-Covid, chiedono qui informazioni. Faccio un appello alle forze dell'ordine che, laddove ci sono farmacie aperte soprattutto negli orari più tardi, prestino attenzione». L'altra faccia della medaglia, nella fuga coi carrelli pieni, è l'aumento dei prezzi lamentato da molti cittadini. Una denuncia nemmeno campata in aria se si considera che nell'isola degli assalti e dei supermercati presidiati da oggi, su disposizione del governatore Nello Musumeci, il Nucleo operativo per la sicurezza agroalimentare del Corpo forestale della Regione Siciliana inizierà controlli a campione sui prezzi dei prodotti del settore. «Un'operazione - spiega Musumeci - che tende a tutelare il consumatore in un momento in cui, a causa dell'emergenza provocata dal Coronavirus, c'è stata purtroppo una ingiustificata corsa collettiva per riempire le dispense. Non vorremmo che qualcuno ne abbia approfittato per operare inammissibili rincari».

Il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che ieri si è pronunciato contro «gruppi di sciacalli e professionisti del disagio, che promuovono azioni violente e che nei social network trovano una facile vetrina» ha chiesto al governo l'istituzione di un reddito di sopravvivenza, paventando il rischio che la mafia piloti la rivolta. E lo ha fatto anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che su Twitter ha scritto «Il Governo deve istituire immediatamente il reddito di quarantena per tutte le persone che sono rimaste prive di denaro. E' necessario immettere subito liquidità nelle loro tasche per consentirgli di avere beni di prima necessità». Il rischio, come affermato dal consigliere campano del Partito Democratico Antonio Marciano è che «la camorra, come già ha fatto in passato, cerchi di affermarsi come baluardo della povera gente, che se la spesa non la garantisce lo Stato, saranno i “muschilli" - avverte - per conto delle famiglie criminali, a farla recapitare nelle case dove non si può mangiare».