Draghi dice "No" agli sposi: addio bonus matrimonio
di Redazione
Gio 15 Luglio 2021 16:16
Gli sposi dovranno dire addio al bonus matrimonio. Così la prima novità dedicata alla nascita della famiglia svanisce non arrivando l’approvazione della Commissione Bilancio dell’emendamento collegato al decreto Sostegni bis. Una novità ben voluta da milione di coppie studiata con un doppio incentivo, finalizzato a sostenere gli sposi con uno sconto “ad hoc” in occasione della cerimonia, mentre dall’altra parte veniva concesso un contributo a fondo perduto per le aziende impegnate nella ristorazione.
Che sia il segno di un brutto presagio - "Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai" – citazione a parte tratta da “I promessi sposi”, spunta la verità l’emendamento sul bonus matrimonio - è stato stralciato.
Chi aveva sperato di poter usufruire della detrazione sino a 25 mila euro resta deluso. Una misura che se approvata avrebbe consentito ai novelli sposi di poter beneficare di una detrazione espressa nella percentuale pari al 25% su gran parte delle spese matrimoniali.
Non a caso, tra le voci detraibili presenti nell’emendamento bocciato apparivano diverse spese, tra cui: abiti nuziali, cerimonia, addobbi floreali, fotografo e così via. In sostanza, gli sposi avrebbero goduto di uno sconto sostanzioso su tutto il pacchetto inerente alla cerimonia, sarebbe stato un aiuto non di poco conto considerato le ristrettezze economiche degli ultimi tempi.
Bonus matrimonio: salta per le famiglie, ma resta per le aziende
Il Governo italiano ha preso una decisione forte falciando le famiglie dall’incentivo e dirottando il pacchetto a beneficio esclusivo delle imprese impiegate nelle cerimonie. In sostanza, i novelli sposi non potranno più contare su una detrazione del valore massimo sino alla somma di 25 mila euro.
Eppure, l’iniziativa doveva invogliare le coppie a “metter giudizio “aiutandole con la detrazione del 25% sulle spese del matrimonio.
Nell’emendamento falciato, tra le spese da poter portare in detrazione comparivano le voci del ristorante, fotografo, abiti nuziali e così via. Parliamo del riconoscimento “sfumato” di uno sconto del valore di sino a 6.250 euro.
La proposta così come era stata pensata, che ricordiamo sempre non ha trovato il beneplacito della Commissione Bilancio consentiva di poter utilizzare un incentivo sino all’anno 2023. Per questa misura, il Governo italiano doveva stanziare una dote finanziaria pari a circa 40 milioni di euro.
La Commissione Bilancio del Parlamento ha falciato la proposta dedicata ai novelli sposi. Lasciando cadere ogni speranza di poter beneficare di uno sconto in vista del matrimonio.
Bonus matrimonio 2021: resta ma non per gli sposi
D’altra parte, la mossa del Governo appare quasi un controsenso, prima si batte per fortificare la famiglia, poi la estromette dagli incentivi. Alla fin fine, il bonus matrimonio aveva la finalità di spingere le coppie a incamminarsi verso la creazione di un nuovo progetto di vita, fortificando l’asse della famiglia. Tuttavia, le cose belle non durano mai in eterno e chi aveva progettato una nuova partenza sfruttando questo incentivo resta ancora una volta deluso.
L’emendamento diretto agli sposi viene depennato dalla Commissione Bilancio che lascia il bonus matrimonio a favore delle imprese.
In particolare, potranno beneficiare di un contributo a fondo perduto le aziende che rientrano in diversi criteri, tra cui:
- con una sede presente nel territorio italiano;
- che hanno registrato una riduzione delle entrate, relativamente indicato come calo di fatturato;
- che rientrano nel codice ATECO aderenti al settore della ristorazione – matrimonio.
Ammesse al beneficio le imprese inerenti ai settori wedding, organizzazione, nonché intrattenimento appartenenti al settore industria alberghiera HORECA.
Il Governo italiano per sostenere questa tipologia di misura ha messo in campo una dote finanziaria pari a circa 60 milioni di euro. Manca ancora il decreto attuativo disposto dal MEF congiuntamente al MiSE.
Bonus matrimonio 2021: chi può richiederlo ancora?
Nel decreto Legge n. 73 del 2021, il Governo italiano ha stabilito le risorse finanziare a supporto del bonus matrimonio e ha delineato i beneficiari del contributo a fondo perduto, nello specifico:
viene riconosciuto un contributo a fondo perduto del valore che non superi la soglia di non oltre 10 mila euro alle imprese che rientrano nel comparto alberghiero, ristorazione e catering che fanno parte del comparto HORECA;
viene riconosciuto un contributo a fondo perduto del valore che non superi la soglia di non oltre 10 mila euro alle aziende che rientrano nel settore feste, cerimonie e intrattenimento.
Secondo quanto si legge dal decreto innanzi riportato il bonus matrimonio viene riconosciuto alle imprese nella percentuale del 30% in presenza di un abbattimento del fatturato prodotto nel 2020 a paragone di quello registrato nel 2019.
Bonus matrimonio 2021: come funziona per le aziende?
Si tratta di un emendamento passato in Commissione Bilancio, ma per l’operatività occorre attendere il decreto attuativo che metterà in vigore il contributo a fondo perduto per le aziende.
Occorre, ricordare che parliamo di un contributo a fondo perduto, ne consegue che le aziende devono rapportarsi all’Agenzia delle Entrate. Infatti, è prevista l’autocertificazione nella quale l’azienda metta in rilievo il calo di fatturato prodotto nel 2020 a paragone degli introiti annotati nel 2019. L’Agenzia delle Entrate appurerà la veridicità delle dichiarazioni successivamente.
Cosa possono richiedere gli sposi?
Saltato il bonus matrimonio restano altre forme d'indennità previste dall’INPS, parliamo del congedo matrimonio richiedibile da tutti i lavoratori. Si tratta, della possibilità di poter presentare un’istanza all’INPS per il riconoscimento di un assegno matrimoniale. La domanda va inoltrata entro i 30 giorni seguenti alla celebrazione dell’evento di matrimonio.
Il congedo matrimoniale permette ai novelli sposi di aderire ad altre forme d'incentivi, tra cui:
- lavoratori che svolgono l’attività lavorativa, come operai, lavoratori a domicilio e apprendisti possono richiedere 7 giorni con paga ridotta nella percentuale del 5,54%;
- lavoratori che svolgono l’attività lavorativa marittima possono richiedere 8 giorni con paga ridotta nella percentuale del 5,54%;
- previste giornate retribuite in presenza di un contratto part – time verticale.
Assegno matrimoniale: requisiti e domanda
Come riportato in chiaro nel sito dedicato all’INPS online, il beneficio dell’assegno matrimoniale viene distribuito a diverse categorie di lavoratori, tra cui operai, apprendisti, lavoratori a domicili, marittimi, dipendenti settore industria, cooperative e artigiani in presenza di tutte le condizioni e criteri fissati dalla legge.
L’assegno matrimoniale viene distribuito ai due lavoratori in quanto futuri coniugi senza alcuna particolare distinzione nella cerimonia, ossia in sia in presenza di rito religioso che unione civile.
Possono beneficare dell’assegno matrimoniale i lavoratori impiegati in diverse categorie di lavoro, tra cui: imprese artigiane, agricole o industriali, comparto credito, assicurazione e commercio, dipendenti P.A.
Come gran parte degli incentivi disposti dall’INPS, anche in questo caso non bastano solo i requisiti per beneficiare dell’assegno, ma occorre rientrare in specifiche condizioni, tra cui:
- la coppia unita in matrimonio, civile o concordato come sancito dalla Legge n. 76 del 2016;
- i lavoratori devono aver lavorato nell’impresa cooperativa, industriale o artigiane per un periodo di tempo minimo di 15 giorni rapportato nei 90 giorni precedenti il rito di matrimonio;
- non emerga un periodo temporale di sospensione dall’attività lavorativa o malattia.
Assegno matrimoniale: occhio alla domanda all’INPS
Come indicato nei paragrafi precedenti, l’assegno matrimoniale viene rilasciato dall’INPS. La domanda per il riconoscimento del beneficio può essere inoltrata direttamente attraverso i canali ufficiali dell’INPS, oppure, la richiesta va inoltrata al datore di lavoro.
In ogni caso, i lavoratori che risultano occupati possono presenta la richiesta entro 60 giorni, i tempi si allungano per i lavoratori disoccupati a cui viene concesso un periodo temporale pari a un anno per la presentazione dell’istanza.
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