Gioele, la criminologa Bruzzone: «Viviana sapeva che sarebbe stato un viaggio senza ritorno»
L’opinione dell’esperta
di Redazione
Mer 19 Agosto 2020 18:43
Adesso che il ritrovamento del corpicino ha tolto ogni speranza sulla sorte del piccolo Gioele, ci si affanna nel capire come sono andate le cose in quel drammatico 3 agosto. Al riguardo, come già aveva affermato nei giorni scorsi, la criminologa Roberta Bruzzone ha affermato senza mezzi termini all’AGI: «Viviana Parisi sapeva che sarebbe stato un viaggio senza ritorno». Secondo la Bruzzone, infatti, la dinamica lascerebbe pensare a un caso di omicidio-suicidio.
Partendo dai dati certi, come l’incidente in auto avuto da Viviana Parisi, vista poi con in braccio il figlio, mentre si allontanava verso le sterpaglie ai lati della strada, la Bruzzone spiega: «E’ probabile che sia la stessa data di morte del piccolo Gioele, 4 anni, i cui resti sono stati trovati non lontano dal traliccio dell’alta tensione da cui la donna potrebbe essersi gettata». Secondo l’esperta il piano della Parisi era chiaro fin dal suo allontanamento da casa: «Aveva detto al marito che sarebbe andata a comprare un paio di scarpe, mentre non l’ha mai fatto, Viviana sapeva che il suo viaggio sarebbe stato senza ritorno». E’ probabile poi che «l’incidente con il furgoncino abbia accelerato la situazione, ma quando la donna ha incontrato un testimone che ha tentato di parlarle, lei non ha risposto: un segno evidente che si trovava già in piena crisi dissociativa e si stava dirigendo verso un altro luogo per attuare il suo intento suicida».
Ecco perché la Bruzzone resta convinta che Viviana «non si è mai separata dal suo bambino» e “la crisi mistica” diagnosticata anche in un certificato trovato nel cruscotto dell’auto «è in letteratura la causa più probabile negli scenari in cui a uccidere un figlio è un genitore. E’ la condizione più pericolosa che porta ai casi di omicidio-suicidio. Il piccolo di 4 anni avrebbe però dovuto essere allontanato o comunque mai lasciato solo con la madre - insiste la criminologa e psicologa clinica - visto che il quadro della dimensione delirante in cui viveva la donna era chiaro, con fenomeni allucinatori e crisi psicotiche. Non è verosimile e non esiste in letteratura - conclude - che da queste patologie si possa guarire in pochi mesi (l’ultimo ricovero psichiatrico di Viviana risale a marzo). Comprensibile dunque, l’atteggiamento del marito Daniele che ha ribadito spesso di essere sicuro che la moglie “non avrebbe mai fatto del male a Gioele”: Non stupisce, perché in alcuni momenti questi soggetti si mostrano apparentemente tranquilli e conservano una certa lucidità che può ingannare un occhio non esperto». Un’opinione netta, dunque, quella della Bruzzone, che però resta un’ipotesi tutta da provare.
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