Maradona, investigatori vogliono una Commissione medica. L'ex medico: «Morto per negligenza, incoscienza e inesperienza»
di Redazione
Gio 03 Dicembre 2020 18:17
Ci vorranno una decina di giorni per rendere noti i risultati degli gli esami tossicologici dei tessuti, del sangue e delle urine di Diego Armando Maradona avviati dalla polizia scientifica della città argentina di La Plata. Le perizie dovranno determinare se l'idolo argentino avesse ingerito un qualche tipo di droga o sostanza particolare che abbia potuto determinarne il decesso. Proseguono intensamente le indagini sulla morte de "el pibe de oro": il giudice che sovrintende l'inchiesta ha autorizzato l'apertura dei telefoni sequestrati durante le perquisizione nei domicili dell'ex medico personale di Diego, il neurochirurgo Leopoldo Luque e della psichiatra che l'aveva in cura nelle ultime settimane, Agustina Cosachov. Intanto la squadra speciale di procuratori che indaga è intenzionata a convocare una commissione medica per valutare e verificare se la stella del calcio mondiale ha ricevuto tutte le cure adeguate inerenti al suo stato di salute. «Il passo logico, dopo aver conosciuto i risultati degli studi tossicologici e aver raccolto tutte le prove, come le cartelle cliniche, sarebbe quello di convocare una commissione medica per analizzare la situazione e determinare se Maradona ha ricevuto cure sanitarie adeguate», come riferito da un portavoce a un quotidiano ha spiegato uno dei portavoce consultati dal quotidiano argentino.
E dall'ex medico arrivano gravi accuse: «Diego Armando Maradona è morto per negligenza, incoscienza e inesperienza». A lanciare bordate è il dottor Alfredo Cahe, medico di famiglia del campione da trentatré anni. Il medico aggiunge che: «Maradona non era in condizioni per essere dimesso e non è stata nemmeno controllato a fondo. Aveva bisogno di un controllo costante e continuo dopo l'operazione. Alla Clinica Olivos non l'ho visto con un monitoraggio totale e non l'ho visto curato con un piano infermieristico costante e continuo. Non è stato curato adeguatamente. Sarebbe dovuto restare in ospedale, non in una casa che non era stata preparata», ha raccontato Cahe al quotidiano argentino Olè.
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