La notizia arriva in serata e coglie la sua Napoli sgomenta. Il lutto per la morte dell’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, 98 anni compiuti il 29 giugno scorso, è per la città un dolore profondo. Nonostante fosse da tempo malato era ricoverato nella clinica Salvator Mundi, a Roma il legame tra Napolitano e la sua città è sempre stato fortissimo. Col dirigente politico comunista e poi con l’alto esponente delle istituzioni: Napolitano è stato il primo Presidente eletto due volte al Colle, nel 2006 e poi nel 2013 per due anni. E con Napoli il legame non è mai venuto meno.

I LUOGHI DEL PRESIDENTE. Via Monte di Dio, dove tutto era nato; il liceo classico Umberto I, dove fu studente nel quartiere Chiaia; la facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II; via dei Fiorentini, sede della storica federazione del Pci. E poi la tazzina di caffè allo storico bar Gambrinus, il San Carlo, le opere d’arte a San Gregorio Armeno, le cravatte di Marinella e le vacanze da Capo dello Stato nella residenza quirinalizia di Villa Rosebery, sulla collina di Posillipo. E ancora gli amici di sempre, a iniziare dal compianto Maurizio Valenzi. Sono tantissimi i luoghi frequentati da Napolitano nel corso della sua lunghissima vita politica e istituzionale. Una vita attraversata «rappresentando Napoli ai massimi livelli con uno straordinario senso delle istituzioni», dice il sindaco, Gaetano Manfredi, che in segno di lutto ha immediatamente disposto le bandiere a mezz’asta a Palazzo San Giacomo e al Palazzo di Via Verdi.

«IL SUO IMPEGNO PER NAPOLI». «Napolitano ha rappresentato una figura fondamentale per l’Europa, per l’Italia, per Napoli e l’intero Sud», lo ricordano Lucia Valenzi, presidente dell’omonima Fondazione, il presidente del Comitato d’Indirizzo Roberto Race, la presidente del Comitato Scientifico Lida Viganoni e il segretario generale Alfonso Trapuzzano,sottolineando «il suo impegno e il suo amore per Napoli».

IL RICORDO DEL GAMBRINUS. «Era un napoletano vero, un napoletano che si è messo al servizio del Paese», dicono Antonio e Arturo Sergio i titolari, insieme al nipote Massimiliano Rosati, dello storico “Caffè Gambrinus”. Qui, in vetrina, sono conservate le tazzine di una visita a Capodanno 2013 dell’allora Presidente, come una reliquia e con tanto di fondo di caffè ancora visibile. «Lui veniva qui e s’informava sulla città, chiedeva come andava il turismo».

E QUELLO DI MARINELLA. «Fu lui che mi fece notare che era stato cliente di tre generazioni: mio nonno, mio padre ed io. Mi disse: “Sono testimonial della sua azienda...”», ricorda Maurizio Marinella, il “re” delle cravatte. «Lui le preferiva a sfondo blu e bordeaux», dice.

AMANTE DELLA PIZZA. Ovvio che non potesse mancare la pizza. Alfredo Forgione, maestro pizzaiolo con esperienza quarantennale, fu insignito proprio da Napolitano Cavaliere del lavoro: «Più volte gli ho fatto recapitare le mie pizze a Villa Rosebery durante i suoi soggiorni napoletani». Ripercorrendo i sentieri partenopei di Napolitano si vede tutta la sua capacità di dialogare con la Napoli popolare e con quella colta. «Espressione da sempre di una cultura riformista e meridionalista. È stato una figura lontana da ogni demagogia», lo ricorda il governatore campano, Vincenzo De Luca, mentre l’ex sindaco ed ex governatore Antonio Bassolino parla di «grande tristezza e profondo dolore. Giorgio è stato un protagonista assoluto». A San Gregorio Armeno, dove si ricorda una visita dell’amata moglie, Clio, Genny Di Virgilio stava lavorando a una statuina del Presidente che si congeda dal Colle con un cenno della mano. «Il rispetto dovuto non cancella il giudizio critico», afferma Amedeo Laboccetta, Presidente di Polo Sud.