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Il superbonus

«Lavori fermi per 7 miliardi»

Dopo la bocciatura della Banca d’Italia, i costruttori avvertono: rischio scheletri urbani

«Lavori fermi per 7 miliardi»

ROMA. Il bonus facciate e il Superbonus 110% sono costati 170 miliardi di euro nel periodo 2021- 23 ma «i benefici per il complesso dell’economia in termini di valore aggiunto sono stati più bassi rispetto ai costi sostenuti per le agevolazioni». Dopo i numeri choc di Bankitalia, a reagire sono i costruttori. La presidente dell’Ance, la napoletana Federica Brancaccio, avverte: «Il più grande indiziato di sperpero pubblico degli ultimi anni è stato il Superbonus 110%», dice davanti all’assemblea dell’associazione, eppure «ha consentito all’Italia di crescere a ritmi superiori a quelli della Cina». I grandi sprechi «potevano essere evitati se fossimo stati ascoltati», perché «abbiamo chiesto, fin da subito, regole per impedire alle imprese non qualificate l’accesso alle risorse. Allo stesso modo siamo stati fautori di un sistema di controlli, pesantissimo per le imprese».

IL RISCHIO DEI LAVORI BLOCCATI. Tuttavia, adesso bisogna fare i conti con il grande rischi dei lavori bloccati: «Ci sono già 7 miliardi di lavori fermi che rischiano di lasciare scheletri urbani, con gravi ripercussioni economiche e sociali sulla vita di cittadini e imprese», avverte Brancaccio. Ragion per cui è urgente affidarci «a studi seri e indipendenti che ci dicano finalmente cosa ha funzionato e cosa certamente no. Questo ci aiuterà in prospettiva, perché se la stagione del Superbonus è finita, quella della riqualificazione degli edifici è appena iniziata».

SCHIANO: ECCO LA VERITÀ. A rivelare quella che definisce «la verità inconfutabile sul Superbonus» è l’analisi di Bankitalia: «una perdita secca di 45 miliardi pari a 3 punti di Prodotto interno lordo all’anno. Secondo la Banca centrale -spiega Michele Schiano Di Visconti, deputato e coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia a Napoli - le entrate fiscali extra derivate dai bonus sono state significativamente inferiori al costo lordo degli stessi per le casse dello Stato. Svanisce quindi nel nulla la tesi cara all’azzeccagarbugli del popolo Conte del costo zero».

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