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20 Agosto 2024 - 09:19
NAPOLI. Secondo lo scenario delle previsioni demografiche dell’Istat elaborate dalla Banca d’Italia, al 2042 la popolazione residente campana si contrarrà del 10,9 per cento (-4,9 in Italia) e il quoziente di mortalità si attestererà al di sopra della media nazionale. A parità di tassi di attività correnti, considerando anche la popolazione tra i 65 e i 74 anni, le forze di lavoro nel 2042 si contrarrebbero di circa 420mila unità rispetto ai livelli del 2022, un calo del 21,2 per cento. I residenti in Campania a inizio 2023 erano il 9,5 per cento della popolazione nazionale (circa 5,6 milioni, di cui il 4,5 per cento stranieri), per lo più concentrati geograficamente nelle aree urbane dove sono disponibili congiuntamente servizi legati a salute, istruzione e mobilità con una quota superiore alla media italiana (rispettivamente dell’83 e 77 per cento nel 2022).
LA DIMINUZIONE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE. Nel periodo 2007-22 la popolazione regionale è diminuita in media d’anno di 1,7 residenti ogni mille (rispettivamente -2,4 e 0,5 nel Mezzogiorno e in Italia). La dinamica è risultata particolarmente debole se confrontata con un insieme di regioni europee simili per struttura economica e popolazione alla Campania, cresciute in media del 4,0 per mille. Il calo della popolazione campana è da attribuire sia al saldo migratorio interno, che ha fornito un forte contributo negativo durante l’intero periodo, sia al peggioramento di quello naturale, diventato progressivamente negativo; il saldo migratorio estero è risultato invece positivo lungo tutto il periodo, sebbene in riduzione. Con riferimento al saldo naturale, nel 2022 la regione presentava 10,9 decessi per mille abitanti a fronte di 7,9 nati vivi (rispettivamente, 12,1 e 6,7 in Italia).
LE RICADUTE SUL MERCATO DEL LAVORO. L’evoluzione della popolazione influirà, attraverso la diversa propensione alla partecipazione al mercato del lavoro per fascia di età e genere, sulla dinamica delle forze di lavoro attese. In particolare, tra il 2022 e il 2042, sulla base delle prospettive demografiche, in regione la quota della popolazione in età lavorativa (1564 anni) si ridurrebbe dal 66 al 57 per cento. A parità di tassi di attività correnti, considerando anche la popolazione tra i 65 e i 74 anni, le forze di lavoro nel 2042 si contrarrebbero di circa 420.000 unità rispetto ai livelli del 2022, un calo del 21,2 per cento. La tenuta degli attuali livelli dell’offerta di lavoro potrebbe essere favorita da una maggiore partecipazione femminile, particolarmente bassa in regione rispetto alla media nazionale; in costanza dell’attuale tasso di partecipazione maschile (67,1 per cento), per conseguire l’obiettivo il tasso di attività femminile si dovrebbe portare al 61,8 per cento (dall’attuale 38,4). Sulla dinamica delle forze di lavoro inciderà anche l’aumento atteso del tasso di attività della classe 65-74 anni nei prossimi decenni, dovuto al progressivo dispiegamento degli effetti delle riforme previdenziali.
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