NAPOLI. Il rallentamento della campagna vaccinale in Campania rischia di essere non solo un problema sanitario, ma anche economico. Dal 15 ottobre, infatti, scatterà l’obbligo di Green pass in tutti i luoghi di lavoro. Eppure sono ancora molti i dipendenti del settore privato non ancora vaccinati: secondo stime del Governo si tratta di 3,7 milioni di persone in tutta Italia. In pratica uno su 4 non è vaccinato.

«RISCHIO BLOCCO DELLE ATTIVITÀ». La speranza, ovviamente, è che l’effetto annuncio del Green pass li spinga a vaccinarsi entro la metà del mese prossimo, ma se ciò non dovesse avvenire, tante aziende, soprattutto piccole e medie, «potrebbero trovarsi nella condizione di dover bloccare l’attività lavorativa, perché impossibilitate ad avvalersi dell’apporto, in particolar modo, di tecnici e operai altamente specializzati che costituiscono l’asse portante di queste realtà». L’allarme lo lanciano gli artigiani della Cgia, sottolineando la difficoltà di sostituire il personale nel caso in cui non avessero il Green pass.

«PER IL TAMPONE ALMENO 180 EURO AL MESE». «Trovare alcune figure professionali, infatti, è da tempo un’impresa quasi impossibile, soprattutto in alcune aree del Paese», sottolinea l’associazione degli artigiani di Mestre. In Italia, ricorda la Cgia, il numero degli addetti medi per azienda è pari a 4 (un titolare e 3 dipendenti). L’impossibilità di rimpiazzarne anche uno, implicherebbe al titolare dell’attività di non disporre per un determinato periodo di tempo di un terzo della forza lavoro. Insomma, per le aziende con pochi o pochissimi dipendenti, «lo stop per uno di loro significa il fermo della produzione». Certo, per ottenere il certificato verde c’è la possibilità che, in alternativa al vaccino, il dipendente si sottoponga periodicamente al tampone: «Ma quanti saranno disposti a sostenere un costo mensile di almeno 180 euro al mese ?», si chiede la Cgia.

I SETTORI PIÙ A RISCHIO. Secondo l’Ufficio studi della Cgia, le imprese più a rischio potrebbero essere quelle del settore metalmeccanico, dell’edilizia, del tessile e della calzatura, dove già ora molti posti di lavoro sono scoperti perché mancano i candidati. Saldatori, fresatori, lattonieri, piastrellisti e orlatrici non si trovano quasi più.

IL NODO DEL LAVORO NERO. Un altro problema molto grosso riguarda il lavoro nero e più in generale irregolare: si tratta di un’altra categoria di lavoratori che il certificato verde non riuscirà a “intercettare”. Ebbene, chi controllerà il lasciapassare alle centinaia e centinaia di migliaia di finti artigiani che ogni giorno si recano abusivamente nelle abitazioni degli italiani per aggiustare un rubinetto, cambiare la serratura, fare una messa in piega o sostituire una tapparella?

IN CAMPANIA OLTRE 360MILA IRREGOLARI. Oltre 1,2 milioni di lavoratori in nero è ubicato al Sud, quasi 781mila a Nordovest, quasi 724mila nel Centro e poco più di 525mila nel Nordest. La Campania è tra le regioni che ne conabno di più, con 361.200. Peggio ancora fanno la Lombardia, con 504.300 unità, e il Lazio con 421.100. Si tratta di persone che arrotondano le magre entrate per qualche ora o per l’intera giornata lavorando in maniera irregolare: vale a dire senza versare imposte e contributi previdenziali. Non avranno certo bisogno del Green pass per lavorare, visto che ufficialmente sono disoccupati. Di conseguenza sarà praticamente impossibile controllare.