NAPOLI. In materia sanitaria la Campania è la Regione italiana con il saldo negativo maggiore in assoluto: 2,94 miliardi. Al contrario, tra i primi quattro posti per saldo positivo si trovano le tre Regioni che hanno richiesto le maggiori autonomie: Lombardia (+6,18 miliardi), Emilia-Romagna (+ 3,35 miliardi), Toscana (+ 1,34 miliardi) e Veneto (+ 1,14 miliardi).

«ESCLUDERE LA SANITÀ DALL’AUTONOMIA». Nel giorno in cui il disegno di legge leghista viene approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, i conti li fa la Fondazione Gimbe. Che per questo chiede al Governo di escludere la sanità dalle richieste di autonomia regionale differenziata «per evitare di mettere a rischio il Servizio sanitario nazionale e legittimare le diseguaglianze sanitarie ancora profonde nel Paese», avverte il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta.

«COSÌ SI SPACCA L’ITALIA». Una voce tutt’altro che isolata, cui si unisce immediatamente sia quella del presidente campano, Vincenzo De Luca, che quella del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi (i due nella foto), che bocciano entrambi la proposta leghista. È una vera e propria rivolta quella che arriva dalla Campania. Per De Luca il testo proposto dal Governo «è inaccettabile, propagandistico e spacca l’Italia».

RIFORMA PERICOLOSA. Per il governatore la legge Calderoli è tale «da rafforzare tutte le preoccupazioni già avanzate», rispetto a una riforma istituzionale giudicata «inefficace» e «foriera di pericoli gravi per l’unità del Paese». De Luca conferma di non essere pregiudizialmente contrario all’Autonomia, perché «l’esigenza di modernizzare l’Italia è una necessità».

INCOGNITA LEP E DIVARI DI SPESA. Tuttavia, De Luca entra nel merito e si chiede: «Chi definisce i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep)? Occorre un organismo tecnico non politico; come si recuperano i divari regionali nella spesa pubblica?». Inoltre, per il governatore «è inaccettabile l’ipotesi di residuo fiscale trattenuto dalla Regioni a maggiore capacità fiscale e «inaccettabili» i contratti integrativi regionali per la sanità» e «il ridimensionamento scolastico».

«TROPPA FRAMMENTAZIONE DELLE COMPETENZE». una netta bocciatura anche quella che arriva dal sindaco, Gaetano Manfredi, che parla di un disegno di legge «che non va nella direzione dell’interesse nazionale» e «non serve a nessuno». Il primo cittadino partenopeo pone l’attenzione sul fatto che «c’è troppa frammentazione di competenze in un momento in cui dobbiamo competere su scenari globali sempre più complicati. Troppi divari».

NO SU ENERGIA E SCUOLA. Non è solo questione di sanità, perché Manfredi spiega che ci sono materie, «l’energia ad esempio», di cui «non può occuparsi una Regione, così come l’istruzione». Insomma, per Manfredi si tratta di un disegno di legge che «non fa bene all’Italia». Tuttavia, il sindaco si dice «molto fiducioso del buon senso di chi ha a cuore l’interesse nazionale, che non può accettare un progetto che non serve a nessuno». Parole che sembrano chiamare in causa, sia pure senza mai citarlo esplicitamente, il partito della premier Giorgia Meloni, da sempre sensibile ai temi dell’unità nazionale.

«I COMUNI RESTANO FUORI DALLA RIFORMA». Manfredi evidenzia poi un ulteriore elemento di criticità spiegando che esiste poi «anche un problema complessivo sull’equilibrio degli enti locali. Parlare di riforma degli enti locali e non parlare delle città e dei Comuni mi sembra antistorico e contro l’interesse dei cittadini. L’approccio deve essere completamente diverso».