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Tentato omicidio Minichini: Carra scagiona Annunziata

Tentato omicidio Minichini: Carra scagiona Annunziata

NAPOLI. Botta e risposta a suon di piombo e spargimenti di sangue sull’asse Pianura-rione Traiano, il super pentito del clan Cutolo fa luce sul tentato omicidio di Francesco Minichini e scagiona quello che fino a poche settimane fa era stato inquadrato da investigatori e inquirenti come il suo complice nel delitto: «Ho agito insieme a Fabio Annunziata e non con Bruno Annunziata, che era invece estraneo ai fatti».

Peccato che quest’ultimo nel maggio dello scorso anno sia finito in manette proprio con l’accusa di aver preso parte all’agguato. L’ultima rivelazione di Gennaro Carra, ex numero due del clan Cutolo della “44” del rione Traiano, fornisce dunque un clamoroso ribaltamento di prospettiva rispetto a quanto fin qui accertato dalle indagini. Francesco Minichini, noto esponente del clan Marfella di Pianura, il 15 gennaio 2013 fu raggiunto da una raffica di colpi di pistola mentre si trovava in auto: alcuni dei proiettili lo ferirono gravemente alle gambe, ma la vittima riuscì comunque a scampare alla morte. Poco più di un anno fa l’inchiesta arrivò al punto di svolta: in manette finirono infatti Gennaro Carra e il socio narcos Bruno Annunziata.

Caso chiuso, dunque? Neanche per sogno. E il perché è presto detto: «Fin dal mio primo interrogatorio - ha spiegato Carra - ho chiarito subito la posizione di Bruno Annunziata, che era estraneo ai fatti. Il tentato omicidio l’ho commesso con Fabio Annunziata e non con Bruno». Parole di fuoco e da trattare con estrema cautela, in attesa che le nuove indagini facciano luce su quanto sostenuto dal collaboratore di giustizia. Nel corso dell’interrogatorio Gennaro Carra ha comunque dimostrato di conoscere molto bene l’“argomento”, fornendo un’ulteriore serie di dettagli e circostanze. A partire dal movente che ha innescato l’agguato: «Noi subimmo un agguato da parte di queste persone mentre ci trovavamo sotto al porticato. A quel punto di mettemmo sul motorino con Fabio Annunziata e incrociammo Minichini. La nostra intenzione non era però quella di ucciderlo, perché sennò gli avrei sparato in testa». Insomma, doveva solo un “avvertimento” o poco più: «Gli abbiamo sparato, diciamo, alle parti basse», ha poi ribadito il pentito Carra incalzato dagli interrogativi del pm.

Nella fase conclusiva dell’interrogatorio Gennaro Carra ha anche fornito un ritratto del ras Enzo Cutolo, che poi è anche suo cognato: «Qualche volta siamo andati insieme a Milano, spendeva tutti i proventi che guadagnava con i giochi (d’azzardo, ndr)». Il neo collaboratore di giustizia ha infine fatto luce sulle micidiale stesa contro la pizzeria “Sciuscià” di viale Traiano, avvenuta la notte del 14 luglio 2016, nel pieno della scissione tra i Puccinelli-Petrone e i ribelli capeggiata da Salvatore Basile: «A sparare contro la pizzeria “Sciuscià”, dove abita “’o pollastro”, titolare di una piazza di spaccio riferibile ai Petrone-Puccinelli e all’Ises nella piazza dei Cotena, che poi era quella di cui volevano appropriarsi gli scissionisti, furono Dario Vicedomine, Gianluca Orfeo, Emanuele Manauro, Benito Ivone, Salvatore Lazzaro, Salvatore Basile, Gennaro Cozzolino e una persona che chiamavano “’o zio”».

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