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Bagno di sangue a Posillipo, sprint dei pm: tutti alla sbarra

Bagno di sangue a Posillipo, sprint dei pm: tutti alla sbarra

Rissa e coltellate a Marechiaro, giudizio immediato per i quattro minorenni. A processo anche il rampollo del clan Lo Russo: è accusato di tentato omicidio

NAPOLI. Botte e fendenti a Marechiaro, la Procura minorile non fa sconti e ottiene il giudizio immediato per tutti i quattro adolescenti che il 15 maggio scorso hanno a vario titolo preso parte alla furibonda rissa culminata nell’accoltellamento di due giovani, anch’essi adesso imputati. A rischiare grosso è soprattutto il rampollo della mala di Miano, figlio di uno dei capi del clan Lo Russo, per il quale è stata spiccata l’accusa di duplice tentato omicidio. La posizione del quinto indagato, il maggiorenne Luca Guida, è invece ancora al vaglio del tribunale ordinario. Concluse le indagini preliminari, il sostituto procuratore Emilia Galante Sorrentino ha dunque subito avanzato al gip Paola Brunese la richiesta di giudizio immediato: istanza che il giudice ha prontamente accolto e che ieri mattina è stata notificata ai quattro ragazzini. Tutti sono accusati del reato di rissa aggravata. Stando a quanto emerso dall’inchiesta, la lite sarebbe scaturita da un precedente alterco consumatosi sui sociale e che pochi giorni prima aveva visto protagonisti il 18enne Guida e il 16enne Gennaro S. I due, incontratisi poi il 15 maggio nella zona dello Scoglione di Marechiaro, a Posillipo, sarebbero quindi passati dalle parole ai fatti. Nella lite, che ha visto loro due inizialmente protagonisti, il primo ha riportato un trauma cranico e diverse contusioni, mentre il secondo ha rimediato una lesione all’orecchio, letteralmente strappato a morsi dal rivale. Nella colluttazione si sarebbe però inserito anche il 16enne imparentato con i Lo Russo, che, armato di coltello, avrebbe prima ferito all’addome e al torace Luigi U. e subito dopo avrebbe centrato allo stomaco il 16enne di Materdei Antonio D.L.: proprio quest’ultimo ragazzino è stato quello che ha riportato le conseguenze fisiche più gravi, con l’eviscerazione del colon e una serie lesione al fegato. Della vicenda di Antonio il nostro giornale si era già occupato nelle scorse settimane, raccontando le perplessità dei familiari e del suo legale, l’avvocato Paolo Romagnuolo, i quali hanno sostenuto a gran voce l’estraneità del ragazzino rispetto alla vicenda. Il 16enne sarebbe infatti intervenuto nella lite soltanto in un secondo momento e soltanto con l’obiettivo di separare gli altri adolescenti che se le stavano già dando di santa ragione. Nonostante ciò, anche per lui è scattata l’accusa di rissa: «Sono stupito dalla notifica della fissazione del giudizio immediato nei confronti del mio assistito. Oltre ad aver rischiato di morire, adesso dovrà subire anche il peso psicologico di un processo nel quale lui é completamente estraneo ai fatti, come dimostrato a seguito di interrogatorio a Sit tenuto in questura. Siamo però fiduciosi nella giustizia e sulla totale innocenza di Antonio», commenta a caldo l’avvocato Romagnuolo. A fine novembre il primo appuntamento in aula.

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