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Marsicano, arresto bis per gli “emergenti”

Marsicano, arresto bis per gli “emergenti”

NAPOLI. Arresto bis per le nuove leve del gruppo Marsicano di Pianura, già finiti in manette a ottobre 2022 per la tentata estorsione a un imprenditore del settore funebre. Ieri una nuova misura cautelare per lo stesso reato si è abbattuta sulla testa di Francesco Marfella detto “Checco”, Carlo Pulicati e Christian Titas, rispettivamente di 20, 28 e 19 anni. In questo caso la vittima è il titolare di un’agenzia di pratiche automobilistiche e a completare il quartetto, nella ricostruzione degli inquirenti e ferma restando la presunzione d’innocenza degli indagati fino ad eventuale condanna definitiva, c’era Antonio Gaetano: il giovanissimo ras soprannominato “Plasmon”, ucciso in un agguato a Mergellina a marzo scorso. Marfella, Pulicati e Titas, insieme a Rosario Iorio zio di Emanuele Marsicano, furono sottoposti a fermo della Dda per una presunta richiesta estorsiva di 5000 euro a un imprenditore che opera nel settore delle pompe funebre. Andarono addirittura a casa dell’uomo, ma il coraggio della vittima li stoppò e finirono in cella. Successivamente i carabinieri della compagnia Bagnoli scoprirono che il gruppetto con base in via Napoli, con l’aggiunta di “Tonino plasmon”, avrebbero fatto visita anche al titolare dell’agenzia di pratiche automobilistiche. In quattro, su 2 scooter, si presentarono al suo cospetto e uno di loro per intimorirlo impugnava una pistola. «O ziì, è a vosta chest’agenzia? C’ata fa nu regalo p’è carcerat» (Zio, è vostra questa agenzia? Ci dovete fare un regalo per i carcerati, ndr), fu l’esordio. E alla risposta: «Avete sbagliato agenzia, non venite più», scattarono le minacce: «Forse non ci siamo capiti. Comandiamo noi a Pianura. Ci dovete dare i soldi». Fino alla frase finale ancora più esplicita: «Non sai con chi hai a che fare, se vuoi stare tranquillo ci devi dare i soldi». Dopo le dichiarazioni dell’imprenditore “Checco” Marfella, Carlo Pulicati, Christian Titas e Antonio Gaetano sono stati iscritti nel registro degli indagati per tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose fino all’arresto di ieri. Ovviamente il procedimento è decaduto per Antonio Gaetano mentre non compare nell’inchiesta Rosario Iorio, 39enne personaggio di maggiore caratura criminale in quel periodo ai domiciliari, che nell’altro caso analogo avrebbe fatto una videochiamata whatsapp all’imprenditore funerario. Secondo quanto ricostruito allora dalle indagini, Francesco Marfella e Christian Titas agli inizi del mese di ottobre, si presentarono ripetutamente presso l’abitazione di un 48enne imprenditore nel settore funerario di Pianura e, minacciandolo di morte con un’arma da fuoco, avrebbero preteso da lui il pagamento immediato di 2mila euro e il successivo versamento di una tassa mensile di 3mila. _

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