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Omicidio Bossis, ecco il retroscena

Omicidio Bossis, ecco il retroscena

A svelarlo è Ciro Oliva: la pista più seguita conduce alla guerra di camorra di San Giovanni a Teduccio

NAPOLI. Il duplice tentato omicidio del figlio di Clemente Amodio e del figlio di Roberto Mazzarella sarebbe alla base dell’agguato mortale del 24 ottobre 2022 ad Alessio Bossis, giovane emergente di Volla legato al cartello camorristico De Luca Bossa-Minichini-Audino-Rinaldi che tra Ponticelli, Barra e San Giovanni si oppone ai Mazzarella e ai loro alleati. Le ultime dichiarazioni in ordine di tempo sull’assassinio del 19enne, inedite giornalisticamente, sono arrivate da Ciro Oliva in qualità di indagato, il 16 marzo 2023: «Bossis era un ragazzo di fiducia di Francesco Audino». Cosicché la pista del movente interno alla malavita della cittadina vesuviana andrebbe in secondo piano. P

iù in particolare (con la premessa che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria) Ciro Oliva ha messo a verbale che il retroscena dell’agguato mortale a Alessio Bossis starebbe nel tentato omicidio dei figli di Roberto Mazzarella, uno degli esponenti di maggiore spicco del clan omonimo, e Clemente Amodio, anch’egli personaggio di primo piano del gruppo di San Giovanni a Teduccio. Un contributo dichiarativo che, se confermata dall’inchiesta ancora in corso, spingerebbero gli inquirenti a restringere il campo delle ipotesi allo scontro in atto all’epoca tra i due cartelli camorristici dell’area orientale di Napoli. L’altra pista, ancora battuta comunque, ha preso spunto sulle dichiarazioni del pentito Tommaso Schisa, secondo il quale Alessio Bossis avrebbe avuto dei contrasti con il clan Veneruso di Volla poco prima dell’agguato costatogli la vita.

«Lo riconosco in fotografia. È stato il braccio destro di Alfredo Minichini fino a quando sono stati fuori. Devo precisare che Alessio Bossis era parente dei De Micco, motivo per il quale io non ero favorevole alla sua affiliazione con noi Minichini. Ma comunque è entrato nel gruppo proprio per volere dei fratelli Minichini». Tommaso Schisa, congiunto di una delle “pazzignane” (così soprannominate perché si erano trasferite a Ponticelli dal rione Pazzigno di San Giovanni a Teduccio), ha poi riferito altre circostanze relative ad Alessio Bossis. «So che Bossis aveva avuto degli agguati sotto casa. Lui stesso mi disse in carcere che aveva avuto dei contrasti a Volla con qualcuno dei Veneruso. Vi dico questo perché Bossis era detenuto nella sezione di Michele Minichini e io con Alfredo, sullo stesso piano ma in sezioni diverse. Avevamo modo comunque di parlare dalle finestre delle celle, Bossis mi riferì che aveva risposto al suo agguato, andando a sparare in più occasioni a Volla. Non mi disse con chi». L’omicidio Bossis ancora non è stato chiarito dagli inquirenti. Le piste seguite sarebbero ancora due: una che conduce ai contrasti del 22enne con esponenti del clan Veneruso, egemone a Volla, cittadina in cui abitava Alessio; l’altra che porta alla guerra dell’asse De Luca Bossa-Minichini con i Mazzarella, alleati dei Micco di Ponticelli. Il 19enne fu ucciso nel parcheggio di un esercizio commerciale di via Monteoliveto a Volla.

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