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L'omelia

Don Mimmo Battaglia: lottare per una città più giusta e pacifica

L'arcivescovo ha ricordato Chiara Jaconis e le vittime dei crolli di Scampia e Forcella

Don Mimmo Battaglia: lottare per una città più giusta e pacifica

L'arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia

«Questo sangue si mescola sempre con il sangue dei poveri, degli ultimi, con il sangue versato a causa della violenza, dell'incuria umana, del degrado sociale, come purtroppo è accaduto alle vittime del crollo di Scampia e a quelle dell'esplosione di Forcella. E permettetemi oggi di rivolgere il mio pensiero che si fa preghiera, a Chiara, ai suoi familiari ed amici, e a tutti coloro che sono nel dolore per questa morte assurda e tragica: la Chiesa di Napoli vi è vicina». Lo ha detto l'Arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, nell'omelia della Solenne Celebrazione Eucaristica per il giorno di San Gennaro. 

«Spesso guardiamo ad alcune emergenze e alle problematiche sociali solo come problemi da risolvere, dimenticando che possono segnare l'inizio di nuove traiettorie di giustizia e di pace per la nostra comunità. Pensiamo all'emergenza educativa, o anche a quella abitativa. Certamente sono problemi urgenti che richiedono risposte immediate e lungimiranti, ma al contempo sono un invito a fare luce su un futuro diverso possibile, capace di segnare un cambio di passo per la Napoli che verrà». Sono le parole dell'arcivescovo.

«Per fare questo però - ha aggiunto - occorre ad ogni livello avere coraggio, superare la logica della competizione ad oltranza per abbracciare quella della cooperazione. Cooperare implica il tenersi per mano, lo stare l'uno accanto all'altro, superando le contrapposizioni personali inutili, il lessico violento, la calunnia gratuita, l'offesa come stile comunicativo. Per passare da competizione a cooperazione occorre far propria la fatica e la forza di chi sa perdonare».

«Il perdono non è solo uno dei più grandi insegnamenti e inviti di Gesù ma è un tassello fondamentale nella convivenza a tutti i livelli. Non è mai facile perdonare ma è proprio nel perdono che troviamo la vera libertà, la pace nel cuore, la capacità di andare oltre il male subito e aprirci a un futuro nuovo in cui il fratello e la sorella non sono combattuti come nemici, ma accolti come compagni di viaggio, anche e soprattutto se sono portatori di idee e pensieri diversi dal mio. Oggi il vescovo Gennaro ci ricorda che è davvero la fragilità che ci rende migliori». 

«Napoli, mia amata città - ha detto ancora monsignor Battaglia - ricorda sempre di custodire con tutto te stessa e ripartire ogni giorno dalle poche cose che contano e che reggono ogni giorno la tua speranza e la tua fiducia. Riparti dall'esperienza di chi fa della cura la sua scelta di vita, evitando di girarsi dall'altra parte rispondendo all'appello che il volto dell'altro esprime, sia esso quello di un familiare, di un amico, di un bambino di strada o di un migrante. Riparti da una politica che diventa davvero scelta d'amore per il bene comune quando si diventa capaci di stringere la mano all'avversario e fare con lui un pezzo di strada per conquistare un ulteriore pezzo di umanità e solidarietà per chi rischia di restare indietro».

«Riparti - ha aggiunto Battaglia - dalla solidarietà autentica, dal riconoscimento spontaneo della fraternità innata che lega gli agli altri e che da sempre è decantata nel mondo come la tua perla preziosa, il tuo tesoro più grande: non dimenticare mai la potenza di una mano tesa, la forza guaritrice di un sorriso accogliente, la grandezza dello schierarsi per chi ha bisogno, senza chiedergli nessun patentino se non quello del suo essere figlio di questa umanità. Napoli, conserva l'entusiasmo di lottare per una città più giusta e pacifica, in cui il malaffare, a qualsiasi livello, possa cedere il posto ad una cultura del bene».

«E tu, beato Gennaro - ha concluso l'Arcivescovo - non abbandonarci mai e che il segno del tuo sangue ravvivi sempre in noi il desiderio di realizzare per la nostra terra e per l'intero mondo il sogno di Dio».

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