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14 Aprile 2025 - 08:39
Nei riquadri Raffaele Teatro e Carmine Amato: il primo era stato processato con il dibattimento, il secondo con il rito abbreviato
NAPOLI. Stangata-bis per il rampollo del clan degli Scissionisti di Secondigliano. Imputato con l’accusa di essere stato il mandante e l’istigatore dell’omicidio di Francesco Feldi “’o tufano”, Raffaele Teatro è stato condannato dalla prima sezione della Corte di assise di appello di Napoli alla pena dell’ergastolo.
Il genero del capoclan Raffaele Amato, che a differenza del coimputato Carmine Amato non aveva mai confessato il delitto, già lo scorso anno, al termine del dibattimento, era stato condannato alla pena massima: il carcere a vita. Amato junior, il cui processo era passato per il dibattimento, dopo l’ammissione era riuscito a cavarsela con una condanna a vent’anni.
L’iter processuale che ha visto alla sbarra Raffaele Teatro si è dunque concluso, in attesa dell’eventuale ricorso per Cassazione, con il più severo dei verdetti. Inquadrato come il mandante e l’istigatore dell’omicidio, il ras secondiglianese non è riuscito a dimostrare nel corso del dibattimento la propria estraneità rispetto all’assassinio dell’esponente del clan Sacco-Bocchetti.
Preso atto della solidità del quadro indiziario, i giudici della Corte d’assise di appello di Napoli l’hanno dunque condannato al carcere a vita. Con la sentenza cala dunque il sipario su un delitto a lungo rimasto irrisolto. La svolta sul caso era arrivata infatti soltanto nel maggio 2022, undici anni dopo il delitto, quando in manette sono nuovamente finiti Carmine Amato, figlio di Pietro, defunto fratello del capoclan Raffaele, e di Rosaria Pagano, sorella del boss Cesare Pagano, e Raffaele Teatro.
I due ras sarebbero stati i mandanti dell’assassinio di Francesco Feldi, ex uomo dei Licciardi in seguito affiliatosi al clan Sacco-Bocchetti, avvenuto nel rione Berlingieri, in via Stelvio, il 19 febbraio 2011. Feldi era tra l’altro già sopravvissuto a un agguato nel 2008. Francesco Feldi, “’o tufano”, sarebbe stato ucciso per il controllo della piazza di droga nel quartiere di San Pietro a Patierno e la decisione venne presa da Carmine Amato, alias “capa ianca”, e Raffaele Teatro, genero del boss Raffaele Amato. Il primo era nel 2011 a capo degli Amato-Pagano dopo arresti e pentimenti eccellenti.
A raccontare ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia i retroscena di quel delitto sono stati sei collaboratori di giustizia che già avevano consentito l’arresto dell’autista del commando, Attanasio Liguori, condannato in via definitiva a 30 anni di carcere; dell’esecutore materiale Giovanni Illiano, che deve scontare 16 anni; e dei fratelli Carmine e Gaetano Annunziata, condannati invece a 14 anni per aver recuperato l’auto dei killer e fatto sparire le armi dopo il delitto.
Proprio i fratelli Annunziata e Illiano hanno poi accusato Amato e Teatro, chiudendo il cerchio attorno al delitto che aveva permesso agli Amato-Pagano di prendere il posto dei Sacco-Bocchetti a San Pietro a Patierno. L’ordine di uccidere sarebbe arrivato da Amato jr per mezzo del suo portavoce Teatro dopo un summit che si era tenuto in una villa ai Camaldoli.
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