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Camorra

Faida dei morti bruciati, ergastoli cancellati in appello

Delitti Capone-Pezzella-Ambrosio: stangata confermata solo per due ras

Faida dei morti bruciati, ergastoli cancellati in appello

Nei riquadri gli imputati Filippo Iazzetta, Nicola Luongo “’o killer” e Francesco Favella “’o cecce”

NAPOLI. Due ergastoli cancellati e altrettanti ribaditi. Si è concluso così, ieri mattina, il processo celebrato innanzi alla terza sezione della Corte di assise di appello di Napoli (presidente Melito), chiamata a pronunciarsi sulle responsabilità, in ordine a tre omicidi, per quattro affiliati di punta alla vecchia guardia dei clan Moccia e Pezzella.

I colpi di scena, dopo la raffica di ergastoli arrivata in primo grado, non si sono fatti attendere: i giudici di secondo grado hanno assolto Filippo Iazzetta, difeso dagli avvocati Claudio Davino e Nicola Quatrano, per non aver commesso il fatto. Pena rideterminata in trent’anni di reclusione per Nicola Luongo “’o killer”, difeso dal penalista Luca Pagliaro, che nelle scorse udienze aveva deciso di ammettere gli addebiti: la Corte gli ha dunque concesso le attenuanti generiche. Ergastoli confermati invece per i ras Francesco Favella e Francesco Pezzella.

Il processo appena definito ha fatto luce - salvo nuovi ribaltoni in Cassazione - su una delle più violente pagine di camorra. Immacolata Capone fu uccisa a Sant’Antimo il 17 marzo 2004. La donna, all’epoca, svolgeva l’attività di imprenditrice nel campo del movimento terra nei comuni di Casoria ed Afragola.

Il pentito Michele Puzio, ex boss dei Moccia, aveva confessato la sua partecipazione al delitto e, a seguito di quanto da lui riferito, il gip aveva ritenuto l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza per il concorso materiale o morale nell’omicidio nei confronti di altri appartenenti apicali del clan Moccia e in particolare di Filippo Iazzetta, Francesco Favella “’o cecce” e Giuseppe Angelino, alias “Peppe ‘o lupo”, poi scarcerato dal Riesame.

Il clan Moccia volle punire la donna in quanto la riteneva mandante dell’omicidio del marito Giorgio Salierno, fiduciario dei vertici dell’organizzazione e dunque intoccabile, e al fine di impedire il rafforzamento dei legami economici fra l’attività imprenditoriale facente capo a Imma Capone e clan diversi dai Moccia.

Mario Pezzella, fratello di Francesco Pezzella detto “pane ’e ran”, storico appartenente dei clan di Cardito e Frattamaggiore, fu assassinato il 17 gennaio 2005 a Cardito. Sull’omicidio di Pezzella ci sono già sentenze definitive di condanna nei confronti di affiliati al clan Moccia e al federato gruppo La Montagna di Caivano.

In questo caso sarebbe emerso - almeno fino a ieri - il ruolo di Filippo Iazzetta quale mandante dell’omicidio e colui il quale ha dato l’autorizzazione per conto dei Moccia per l’esecuzione materiale del raid. Aniello Ambrosio, anch’egli ritenuto un appartenente di rilievo ai clan della zona, fu ritrovato carbonizzato il 21 febbraio 2014 in un’auto nelle campagne di Grumo Nevano.

Due giorni prima erano stati trovati in circostanze simili i cadaveri di Vincenzo Montino e Ciro Scarpa. Francesco Pezzella sarebbe stato il mandante dell’omicidio e Nicola Luongo sarebbe stato uno degli esecutori materiali dell’atroce delitto. Accuse a picco, però, per uno dei presunti killer dei Moccia.

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