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Ammazzato davanti al chiosco, il boss Esposito sotto processo

Omicidio Ivone, giudizio immediato per il ras flegreo e il fedelissimo Bitonto

Ammazzato davanti al chiosco, il boss Esposito sotto processo

Nei riquadri il boss di Bagnoli Massimiliano Esposito “’o scognato” e Luigi Bitonto “provolino”

NAPOLI. Processo dietro l’angolo per il boss di Bagnoli e il suo fedelissimo. Accusati di essere i responsabili di un vecchio omicidio consumato nell’agosto 2000, quello di Antonio Ivone, il ras Massimiliano Esposito “’o scognato” e Luigi Bitonto “provolino” sono attesi in aula per il prossimo 12 settembre.

È quanto stabilito dal gip del tribunale di Napoli, Fabrizio Finamore, che ha notificato ai due presunti killer il decreto di giudizio immediato innanzi alla seconda sezione della Corte di assise. Resta da capire a questo punto se i due neo imputati decideranno di essere processati con il rito ordinario o con l’abbreviato, puntando così a un possibile sconto di pena in caso di condanna.

Una strategia che intavoleranno nei prossimi giorni con i loro difensori, gli avvocati Roccio Maria Spina, che assiste entrambi, e Claudio Davino, legale di Esposito. Il decreto è arrivato pochi giorni fa al termine di un tortuoso iter giudiziario. Nei mesi scorsi, infatti, il tribunale del Riesame aveva annullato il provvedimento cautelare per entrambi i presunti killer.

Il verdetto fu poi impugnato dalla Procura e in seguito la Cassazione aveva ordinato al Riesame una nuova valutazione del caso. A marzo, infine, i giudici della Libertà avevano ripristinato l’ordinanza di custodia cautelare sia per lo “scognato” che per “provolino”, che adesso dovranno difendersi in un’aula di giustizia da un’accusa pesante come un macigno: quella di essere i responsabili della morte violenta di Antonio Ivone.

La svolta nelle indagini, condotte dai poliziotti della Squadra mobile, si era avuta lo scorso anno con le dichiarazioni di Marco Conte, secondo il quale i responsabili del delitto furono in sei: «Io, Massimiliano Esposito, Luigi Bitonto, Massimiliano De Franco (poi deceduto), Pietro Esposito detto “Pierino” (poi deceduto) e Raffaele Giogli».

Anche quest’ultimo, per un periodo collaboratore di giustizia, ha reso dichiarazioni: «Ho partecipato - mise a verbale Conte - all’omicidio di Antonio Ivone, ammazzato perché Massimiliano Esposito voleva impadronirsi di tutta la zona flegrea e pertanto cercava di eliminare i possibili avversari. Ivone era parente di tale “figlio di Papele” e una sorellastra di Ivone era fidanzata con Rodolfo Zinco, nostro avversario in quanto esponente del clan Rossi».

I sei cercarono di rintracciare inutilmente Zinco. Girando tra Fuorigrotta, Bagnoli e il rione Traiano, individuarono Ivone su una sedia davanti a un chiosco di via Tertulliano.

«Massimiliano prese la decisione di uccidere Ivone. Poi si allontanò mentre Luigi Bitonto ci fece segno di avvicinarci. Si rivolse a Giogli e a Piretro Esposito e indicò loro la persona da eliminare, dicendo che era seduta sulla prima sedia. Bitonto si rivolse a me, dicendomi di tenermi a pronto a coprire gli esecutori dell’omicidio e a favorire la loro fuga. Il primo a sparare fu Esposito, poi Giogli al quale si inceppò la pistola. Un parente di Ivone accorse e Giogli fece fuoco contro di lui senza colpirlo».

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