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Omicidio “vintage” alla Sanità, il boss Barile getta la spugna

Delitto Lausi, colpo di scena un aula: il ras ammette le proprie responsabilità

Omicidio “vintage” alla Sanità, il boss Barile getta la spugna

NAPOLI. Nessun pentimento, sia chiaro, ma un’ammissione di responsabilità netta per il suo coinvolgimento dell’omicidio di Salvatore Lausi “Pirulino”. Salvatore Barile, alias “Totoriello”, figura di spiacco del clan Mazzarella, dopo la condanan trent’anni di reclusione incassata lo scorso anno in primo grado, ha deciso di alzare bandiera bianca. Lo ha fatto ieri mattina nell’udienza celebrata innanzi alla seconda sezione della Corte di assise di appello (presidente Gentile), con un lungo memoriale che è stato depositato agli atti del processo.

Continua invece a tenere il punto il coimputato, il boss Michele Mazzarella, che non ha profferito parola, anch’egli condananto a trent’anni al termine del rito abbreviato. Sia Mazzarella che Barile avevano chiesto di essere processati con il rito abbreviato condizionato all’esame del super pentito Salvatore Giuliano “’o russo”, ex ras di Forcella, noto per essere stato il responsabile della morte dell’innocente Annalisa Durante, e principale loro accusatore. Il giudice a ottobre dello scorso anno aveva però respinto l’istanza avanzata da Michele Mazzarella, che è stato dunque giudicato con l’abbreviato “secco”.

Esito diverso per Barile, che puntava così, grazie all’acquisizione della nuova prova, a un possibile ribaltamento del quadro indiziario: cosa che non si è però verificata. Salvatore Lausi detto “Pirulino”, ucciso in via Vergini il 6 ottobre 2002, sarebbe stato ammazzato perché aveva fatto sparire 100 milioni di lire destinati alle casse del clan. Così Michele Mazzarella (figlio del boss Vincenzo), profondamente insoddisfatto dell’operato del collettore di tangenti per Forcella, dal carcere avrebbe dato ordine al cugino Barile di ucciderlo.

Lo zio Gennaro Mazzarella “’o schizzo” (poi scagionato e uscito dall’inchiesta, dopo essere inizialmente finito anch’egli in manette), in quel periodo libero, avrebbe organizzato l’agguato informandosi sull’esito: quest’ultima circostanza è stata poi smentita dai successivi accertamenti difensivi. Mentre esecutori materiali furono Ciro Giovanni Spirito, unico a sparare, e Vincenzo De Bernardo “Pisello” (nel frattempo deceduti), entrati in azione nel raid di via Vergini. Lausi era l’incaricato a riscuotere le estorsioni nei quartieri Forcella, Maddalena e Sanità.

Oltre all’ammanco di 100 milioni di lire, “Pirulino” ha pagato per aver intrecciato rapporti sempre più stretti con i Misso, circostanza interpretata come volontà di allontanarsi dai Mazzarella. Infine, si era impossessato di un orologio di valore di un altro associato, sottraendoglielo con forza. Lausi era consapevole del pericolo che correva per i 100 milioni di lire che non aveva consegnato al suo clan. Il giorno in cui fu ucciso aveva addosso circa 1.000 euro (nel frattempo c’era stato il passaggio lira-euro) men tre a casa furono trovati altri 22mila euro. Le forze dell’ordine scoprirono una pistola, a dimostrazione che temeva per la propria in columità. Per lui non ci fu però scampo: a mezzanotte del 6 ottobre 2002 la sentenza di morte venne eseguita.

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