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L'intervista
12 Settembre 2025 - 08:00
Don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter
NAPOLI. Da Facebook, don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter, lancia l’allarme: «Stanno stuprando migliaia di bambine. Come fate a rimanere in silenzio? Ogni silenzio è omertà, complicità colpevole. Sono passate tre settimane dalla prima denuncia di ‘Meter’ di un gruppo di Telegram, notizia passata nel silenzio quasi generale, nonostante si parli da settimane di gruppo e siti di traffico di foto e video sessualizzate». Questo il messaggio rilevato dalla piattaforma Signal: “Cerco bimbe 4-5 anni, Abruzzo (Chieti) faccio finta di essere baby sitter a casa e le uso per fare video, pago bene”.
Don Di Noto, Signal, Telegram, Whatsapp sono un incentivo all’adescamento dei bambini?
«Da 35 anni cerco di sensibilizzare le coscienze su quanto succede ai minori. Voglio esprimere tutta la solidarietà alle donne per quanto è stato scoperto a proposito di siti che mercificano il loro corpo. Da settimane si parla di questo orrendo fenomeno. Tuttavia mi chiedo perché non si dà pari importanza – sui media – a quanto accade ai bambini?».
Qual è la dimensione del fenomeno il Italia?
«Le dico solo che parliamo di 7mila abusi sessuali su minori ogni anno. Il nostro non è il Paese dei balocchi. Ci sono tantissimi abusatori, pornopedofili, migliaia di italiani comprano e vendono materiale pornografico riguardante bambini. Certo non è tutto materiale “nazionale”. Ma mi domando se per essere sensibili e parlare e combattere questo fenomeno si facciano distinzioni tra bambini di serie A e di serie B».
Cioè?
«Le faccio un esempio. I video di neonati stuprati e uccisi, che sono nei nostri dossier puntualmente consegnati alla Polizia criminale, non sono tutti prodotti nel nostro Paese, tuttavia questi crimini esistono e chi ne fa uso e è qui tra noi. Ma non se ne parla a sufficienza, perché i bambini non possono raccontare quello che gli succede e non possono organizzare class action. E allora, noi che cosa facciamo per loro?».
Di certo il silenzio che avvolge queste tragedie va a vantaggio delle piattaforme che lucrano su questi crimini…
«Io non posso pubblicare le foto di neonati stuprati. Ma per loro la pena e il raccapriccio, lo scandalo e il dolore dovrebbe essere pari ai sentimenti suscitati dal piccolo immigrato, Alan Kurdi, il bimbo siriano di 3 anni, trovato morto su una spiaggia di Bodrum, in Turchia. Quella tragedia ha toccato la sensibilità di tutta l’opinione pubblica. Voglio dire a tutti che ce ne sono di maggiori dimensioni nel mondo della pedofilia».
A giugno avete presentato un dossier in cui si fa presente che circa 3mila bambini, nella prima metà di quest’anno sono stati adescati mediante l’Intelligenza artificiale, nuova frontiera online per i pedofili. Quale seguito ha avuto questa denuncia?
«Noi ci troviamo al fianco costantemente la Polizia Postale che effettua decine e decine di operazioni su nostre denunce e gliene siamo grati».
C’è molto altro da fare?
«È il momento di coscientizzare l’opinione pubblica su questo tema. Se ne parla troppo poco e mi domando se non sia giusto invece mobilitarci tutti per affrontarlo, proprio come si sta giustamente facendo contro il fenomeno dei gruppi porno che hanno sfruttato le donne. Sfruttare i bambini è anche più abbietto. Mentre ne parliamo, nel silenzio, questi crimini continuano ad essere commessi, complice la difesa della privacy su cui possono contare gli iscritti a Signal, Instagram e anche Whatsapp».
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