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22 Gennaio 2019 - 10:23
Per i pentiti del clan di Forcella era lui il mandante dell'agguato a Giovanna Esposito, brutalmente uccisa sotto casa sua nel lontanissimo 1983
di Fabio Postiglione
NAPOLI. Lo raccontarono i pentiti, quelli del clan Giuliano. Giuseppe Misso “’o nasone” era il mandante dell’omicidio di una donna: Giovanna Esposito, brutalmente ammazzata sotto casa sua nel lontanissimo 1983. Misso voleva punire un insulto che la donna aveva rivolto alla moglie Assunta Sarno. A uno a uno, gli eterni nemici di “’o nasone” lo accusarono di aver decretato la morte. Per lui che era considerato un boss, anche se si è sempre ritenuto più un fuorilegge che un capoclan (come lui stesso ha dichiarato in diverse interviste), fu una macchia indelebile. Ma adesso la Corte d’Assise d’Appello di Napoli, dopo 32 anni, ha messo la parola fine a questa atroce e dibattuta vicenda: Peppe Misso è stato assolto con formula piena per non aver commesso il fatto. Lui, d’altro canto, si era sempre professato innocente e aveva sempre dichiarato che le accuse dei Giuliano nei suoi confronti erano mosse da vendetta e astio. Eppure la vicenda è stata sempre tortuosa, sin dall’inizio, e a tratti da considerare quasi grottesca se non fosse che si stava dibattendo sulla morte di una povera donna uccisa come se fosse stata un killer nemico. Partiamo prima dai fatti, così come furono ricostruiti dagli investigatori, dagli inquirenti, grazie ai pentiti del clan Giuliano.
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