NAPOLI. Il “sistema” di Napoli Ovest cambia pelle e, schiacciato da crisi economiche e retate, si incattivisce mettendo nel mirino anche le fasce deboli già relegate ai margini della società. Che i principali clan di Bagnoli e Cavalleggeri d’Aosta negli ultimi anni avessero spostato il terreno di scontro sul racket imposto alle prostitute di Agnano era in parte già emerso da alcune indagini “mirate”, ma il blitz che quattro giorni fa ha disarticolato il nuovo gruppo D’Ausilio potrebbe aver ricomposto il puzzle una volta per tutte. A ricostruire il nuovo business criminale ci ha pensato, con dovizia di particolari, il collaboratore di giustizia Gianluca Noto, ex uomo di punta della cosca fondata da “Mimì ’o sfregiato”: «Quando fu arrestato Felice D’Ausilio, Gaetano Fiorentino fece una riunione in una sua casa a Villaggio Coppola convocando tutti i travestiti. Ero presente anche io e Fiorentino disse loro che il clan aveva bisogno di soldi, pertanto la quota sarebbe passata da 70 a 100 euro settimanali».

Il verbale dell’interrogatorio al quale Noto è stato sottoposto il 17 gennaio del 2018 rappresenta, ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, uno dei pilastri dell’ordinanza di custodia cautelare che a inizio settimana ha colpito, con l’esecuzione di tredici arresti, la nuova cupola del clan D’Ausilio. Sul punto, l’ex uomo della mala di Napoli Ovest ha fornito agli inquirenti della Dda una lunga e circostanza ricostruzione, svelando anche la pregressa fibrillazione con i rivali del gruppo Giannelli di Cavalleggeri d’Aosta: «Il clan D’Ausilio - ha spiegato il pentito - non si è mai occupato di estorsioni ai travestiti. Fu Fabio Massa a invogliarmi a cominciare a richiedere i soldi ai travestiti. Quando uscii dal carcere lo incontrai e mi disse che i travestiti di Agnano pagavano una tangente settimanale ad Alessandro Giannelli fino al suo arresto».

Con la cattura di “Schwarz” si sarebbe però creato un vuoto di potere di cui i D’Ausilio, storici nemici giurati, avrebbero subito approfittato: «Era delegato alla raccolta dei soldi tale “Selvaggia” che prima fu picchiata da Giannelli, che prese anche la sua macchina, e poi le delegò il compito. Massa mi propose di inserirmi in questo giro, io gli chiesi di farmi incontrare questa “Selvaggia” che tuttavia nel frattempo si era trasferita a Roma. Massa mi propose allora di rivolgermi a una sua parente, tale “Lia”, altro travestito che lavorava ad Agnano. Ci incontrammo e mi accordai per una quota settimanale di 70 euro per travestito, soldi che una volta raccolti, la prima volta vennero consegnati a me tramite Massa, mentre successivamente venivano consegnati a me direttamente da “Lia”. Dopo i soldi venivano consegnati, a seconda dei casi, a Davide Capuano che li recuperava quando andava a ritirare anche quelli della vendita di coca, fumo, erba ad Agnano, o a Gaetano Fiorentino, che conosceva un altro travestito, “Maurizio”, che abitava a Villaricca».

La pacchia non durò però a lungo: «Quest’attività - ha spiegato Noto - è durata fino al febbraio 2017, quando Maurizio mi disse che era passato ad Agnano Joseph, che gli aveva intimato di consegnare i successivi soldi a “Gino” Bitonto a Cavalleggeri. Da quel momento le tangenti sono passate in mano al clan BitontoNappi». Intanto ieri mattina è stata ascoltata in sede di interrogatorio di garanzia Grazia Sarnelli, moglie del ras Antonio D’Ausilio, che, difesa dall’avvocato Luca Felaco, ha respinto ogni accusa di ricettazione: «Il rapporto con mio marito - ha affermato davanti al gip - è sempre a distanza, vista la sua lunga detenzione. I soldi che ho sono solo il frutto del mio lavoro».