NAPOLI. Un manifesto per la Gaiola per sostenere la «CSI Gaiola onlus nella quotidiana e caparbia lotta di salvaguardia di questo straordinario tesoro della nostra città» e chiamare i cittadini ad una fruizione responsabile proprio in vista della riapertura del sito.

L'iniziativa è promossa dal direttore del Museo Archeologico nazionale di Napoli, Paolo Giulierini, attraverso una lettera aperta firmata da oltre 50 tra direttori di musei e siti culturali del territorio (come Fabio Pagano del Parco dei Campo Flegrei, Laura Valente presidente del Madre, Paolo Iorio direttore del Museo del Tesoro di San Gennaro e del Filangieri), docenti universitari come Giuliano Volpe, Giorgio Ventre, Giovanni Fulvio Russo, Stefano Mazzoleni, responsabili dei 25 siti del centro storico di Napoli uniti nella rete Extramann coordinata da Daniela Savy, operatori culturali e ambientalisti, dal FAI a Marevivo e WWF.

«Il paziente lavoro di recupero dal basso di un gruppo di ricercatori ha tenacemente ridato dignità e bellezza al sito - si ricorda nel documento che ne ripercorre la storia fino al 2002 -. Quel gruppo di ricercatori, il Centro Studi Interdisciplinari Gaiola onlus, è un esempio virtuoso di questa città, che il ministero dell'Ambiente e quello dei Beni culturali, di concerto, hanno riconosciuto quale Ente gestore del Parco, e oggi come allora continua a remare sempre nella stessa direzione, quella della salvaguardia di un bene comune inestimabile».

Con la fine dell'emergenza Covid, «il Parco Sommerso della Gaiola si trova a percorrere una strada più erta rispetto a molti altri luoghi della cultura, proprio per la sua particolarità e fragilità» si legge. L'invito alle amministrazioni locali e ai cittadini «con i loro comportamenti consapevoli», è ad affiancare la onlus affinché «si dia vita a un nuovo paradigma di fruizione del sito che metta al primo posto il rispetto dei luoghi, dei visitatori e del nostro patrimonio culturale e ambientale». 

«Proprio per la bellezza e amenità dei luoghi nel I Sec. a.C. il ricco Cavaliere romano Publio Vedio Pollione volle costruire qui la sua villa d'otium che chiamò Pausilypon, “luogo dove cessano gli affanni". - si ricorda nella lettera - Alla sua morte divenne dimora imperiale, ed oggi le testimonianze di questo antico sfarzo sono sparse ovunque, sopra e sotto la superficie del mare. Risalendo la collina dalle profondità marine, infatti, si passa dai resti di strutture portuali, peschiere, e aree termali fino a giungere sulle sommità dove sorgono l'Odeion ed il Teatro oggi racchiusi nel Parco Archeologico ambientale del Pausilypon».

Nella lettera viene ricostruita la storia del sito fino al 2002: «In epoca più recente l'area divenne tappa obbligata dei viaggiatori del Grand tour e poi a partire dalla fine dell'Ottocento proprietà di facoltosi personaggi come Paul Getty, Maurice Sandoz, Gianni Agnelli, fino a quando nel 1989 la villa sull'Isola fu messa all'asta giudiziaria e passò in mano pubblica. In poco meno di 20 anni l'area purtroppo andò incontro ad un progressivo degrado che ne trasfigurò la sua stessa identità. Nel 2002 l'istituzione del Parco Sommerso di Gaiola ed il paziente lavoro di recupero dal basso di un gruppo di ricercatori hanno tenacemente ridato dignità e bellezza al sito».