Emorragia in carcere per il boss, il caso Petrone arriva in Procura
Semiparalizzato dopo il malore in cella, c’è la denuncia: via all’inchiesta
di Redazione
Mar 04 Agosto 2020 17:59
NAPOLI. Percorrere a ritroso la catena delle responsabilità per accertare i motivi per i quali nella primavera scorsa il boss Francesco Petrone, alias “’o nano”, si è ritrovato in fin di vita in una cella di Poggioreale. È questo l’obiet-tivo dei familiari del 43enne ras del rione Traiano, reduce dalla recentissima condanna a 19 anni di reclusione in appello ma ristretto ai domiciliari in una clinica specialistica proprio in seguito alla gravissima emorragia cerebrale da cui è stato colpito mentre era detenuto nella casa circondariale “Giuseppe Salvia”. Sul punto, la difesa del “padrino” di via Tertulliano, rappresentata dall’esperto penalista Leopoldo Perone, vuole vederci chiaro. E per questo motivo ha appena depositato in Pro-cura una circostanziata denuncia affinché venga valutata la correttezza dell’operato dell’area sanitaria del carcere.
Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti rischiano adesso di finire almeno due aspetti: la carenza di documentazione clinica prodotta dai medici di Poggioreale - ad oggi la difesa non avrebbe ancora ricevuto alcuna relazione - e il ritardo nei tempi di intervento. Prima di finire in condizioni critiche al Cto, infatti, Petrone già da alcuni giorni accusava una perdita di sangue dall’orecchio destro: un campanello d’allarme che però, stando a quanto ipotizzato dalla difesa, sarebbe stato ignorato o quantomeno non tenuto sufficien-temente in considerazione. Stando a quanto riportato all’interno della denuncia, il ras del rione Traiano nelle settimane precedenti era stato inoltre affetto da alcuni preoccupanti picchi di pressione arteriosa.
In attesa che l’inchiesta faccia il proprio corso vale la pena ricordare che a fine aprile “’o nano”, come anticipato dal “Roma”, era finito suo malgrado prima al Cto e poi al Cardarelli con una gravissima emorragia cerebrale che ne aveva determinato la paralisi degli arti inferiori. Attualmente Petrone si sta sottoponendo a una fittissima e delicata attività di riabilitazione neuromotoria. I tempi per il ritorno alla normalità si profilano però piuttosto lunghi.
Ed è proprio su quest’ultimo step che va a innestarsi un ulteriore elemento a sostegno delle argomentazioni della difesa. Il perito nominato dalla Corte di appello di Napoli ha infatti non soltanto riscontrato la complessità del quadro clinico di Francesco Petrone, ma ha anche preventivato che la completa guarigione potrebbe avvenire non prima di sei mesi, forse addirittura un anno.
Tornando invece all’odissea di Poggioreale, l’avvocato del 43enne del rione Traiano ha anche chiesto che ven-gano sentiti in qualità di testimoni i compagni di cella di Petrone, gli stessi che hanno soccorso il ras, salvandogli la vita, il giorno in cui è stato colpito dall’emorragia. L’avvocato Perone prova comunque a gettare acqua sul fuoco: «Non ci interessa puntare il dito contro l’area sanitaria di Poggioreale, ma chiediamo soltanto che si faccia luce sull’ennesimo possibile caso di malasanità carceraria». Lo stesso disperato appello che da mesi lancia il garante comunale dei detenuti Pietro Ioia.
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