NAPOLI. Droga, tanta droga, ma anche pestaggi e vendette per imporre l’egemonia del redivivo clan Giuliano tra i vicoli di Forcella e dei Decumani. Dopo la retata dello scorso anno, per le nuove leve della cosca un tempo capeggiata dal boss “Lovegino” è arrivato il momento di affrontare il primo scoglio giudiziario. Concluse le indagini preliminari, la Procura di Napoli ha chiesto e ottenuto la fissazione dell’udienza preliminare per i presunti esponenti della paranza, attesi in aula per l’inizio della prossima settimana. Quasi tutti gli imputati dovrebbero optare per il rito abbreviato, strategia processuale pressoché obbligata per puntare, in caso di eventuale condanna, a un sostanzioso sconto di pena. Dall’inchiesta erano emerse circostanze a dir poco raccapriccianti. Un clan polverizzato, il cui unico collante sembrava essere rimasto l’odio viscerale per i boss pentiti e i loro familiari. Proprio nell’ambito di questa logica perversa gli emergenti ras della “paranza dei bambini” avevano deciso di massacrare senza alcuna pietà Raffaele Giuliano, figlio del collaboratore di giustizia Guglielmo Giuliano “’o stuort”. La sanguinosa vicenda risale al primo pomeriggio del 3 febbraio 2018 e i presunti responsabili, Domenico De Martino “’a caciotta” e Armando Tubelli “sangue blu”, dopo un lungo periodo di impunità, potrebbero finalmente essere stati inchiodati alle proprie responsabilità. Giuliano jr, esponente dell’omonima famiglia di Forcella, aveva da tempo deciso di cambiare aria trasferendosi a Roma e rifacendosi una vita lontano da quell’ambiente tossico. Gli è bastato però fare rientro a Napoli per partecipare ai funerali del nonno Gaetano Ioele per imbattersi nel commando capeggiato dall’emergente boss “Mimmo ’a caciotta”. La ricostruzione di quell’episodio rappresenta uno dei pilastri dell’inchiesta che ha portato all’arresto di De Martino, Alessio Vicorito, Mario Giarnieri e Raffaele Cella. Raffaele Giuliano (classe 1996, figlio di “’o montone”) aveva rimediato l’obbligo di presentazione alla pg, mentre erano indagati a piede libero Rosario Caputo, Francesco Errichelli, Antonio Calce, Gioacchino Tisci e Vincenzo Cella. Ebbene, proprio le dichiarazioni rese dal figlio di “’o stuort” hanno consentito ai poliziotti della Squadra mobile di imboccare la pista giusta. Ancora ridotto a una maschera di sangue, il giovane classe 1997, aveva spiegato: «Mentre percorrevo via Forcella notavo degli amici di vecchia data. Mi fermavo per salutarli e questi si avvicinavano a me indicandomi come figlio di un pentito. Mi dissero “tu si ’o figlio ro ’nfam” e mi colpirono violentemente al volto e al corpo. Mentre scappavo venni raggiunto da tre degli autori dell’aggressione che continuarono a picchiarmi e a procurarmi altre ferite». Un pestaggio in piena regola, alla luce del sole e davanti a decine di passanti atterriti. Giuliano jr ha comunque trovato il coraggio di fare il nome dei responsabili: «Ho riconosciuto due delle quattro persone, Armando Tubelli e Mimmo De Martino, gli altri non li avevo mai visti».