La super-banda del buco azzerata dalla condanna
di Redazione
Dom 20 Settembre 2020 19:49
NAPOLI. Arresti e condanne hanno azzerato e chiuso per sempre la storia criminale della super banda del buco che tra il 2018 e il 2019 ha terrorizzato Napoli. L’altro ieri pomeriggio i giudici hanno inflitto pene severe ai capi e ai componenti della gang che assaltò la gioielleria “Trucchi” in piazza dei Martiri, ponendo probabilmente fine alle loro gesta. Il numero uno, Rosario Lucente, ha incassato ben 13 anni e come gli altri spera nel processo d’appello. Ma per ora tutti o quasi sono rimasti dietro le sbarre.
I rapinatori avevano basi ai Quartieri Spagnoli e si erano uniti sotto un’unica bandiera nonostante la provenienza da due gang: una capeggiata da Gennaro Panaccio, un ex Mariano soprannominato “Gennaro e’ Montesanto”, e l’altro da Rosario Lucente. Nel gruppone c’era anche un arzillo 77enne, al quale per l’età sono stati concessi gli arresti domiciliari: Benedetto Ricci, ex operaio fognatore del Comune. Così come non mancava il “palo”: Ciro Caso, che per una settimana prima del colpo si aggirava per piazza dei Martiri. L’indagine ebbe inizio in seguito a un tentativo di rapina commesso, il 27 febbraio 2019, ai danni di un ufficio postale in corso Vittorio Emanuele con la tecnica del buco.
Oltre a Panaccio e Lucente, fondamentali erano le figure di Prinno e Caso, esecutori materiali dei colpi. Gli altri avevano mansioni secondarie, ma pur sempre propedeutiche alla fase esecutiva. L’11 giugno 2019poche ore dopo la rapina nella gioielleria Trucchi, nel rione lotto 0 a Ponticelli dopo un rocambolesco inseguimento, è stata trovata la refurtiva in un appartamento nella disponibilità di Troise. Napoli dunque, è stata liberata da un incubo dagli investigatori della sezione “Antirapina” della squadra mobile della questura coordinati dai pm della procura ordinaria, settima sezione.
Sarà una coincidente, fanno notare negli ambienti della polizia, ma dopo l’arresto della banda “Trucchi”, com’è stato definito il gruppo, colpi simili in città ce ne sono stati ben poco e sicuramente meno articolati. Di certo l’assalto alla gioielleria era stato preparato bene a tavolino e gli esecutori materiali erano pronti a tutto, dimostrando audacia e freddezza nel tenere a bada i dipendenti presi in ostaggio. Ma ancora una volta è stato dimostrato che il colpo perfetto, così come qualunque reato, non esiste.
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