Lady camorra “negazionista”: «Meglio se la curiamo a casa»
Il blitz della capoclan: «Maria Aieta è lì col casco, al Cotugno la rovinano». L’ordine di Maria Licciardi per evitare il ricovero della moglie di Contini
di Luigi Nicolosi
Mar 10 Agosto 2021 07:00
NAPOLI. Non è dato sapere quale sia la sua opinione in merito all’emergenza covid che da ormai oltre un anno attanaglia il globo. Di certo c’è però che Maria Licciardi non deve riporre una grande fiducia nel Sistema sanitario nazionale e regionale. Non a caso pochissimi mesi fa lady camorra ha mosso mari e monti pur di ottenere le dimissioni dall’ospedale Cotugno di una sua conoscente molto in vista negli ambienti della mala napoletana, Maria Aieta, consorte del capoclan detenuto Edoardo Contini “’o romano”: «Dario, l’infermiera mi deve fare una cortesia... deve parlare con i medici, se è il caso ce la prendiamo da là sopra, perché la sopra si finisce di rovinare». Sembra il refrain dell’ennesimo post negazionista pubblicato da qualche utente, improvvisato medico, sui social network. Invece a parlare in quei termini è niente di meno che Maria Licciardi, alias “’a peccerella”, indiscussa figura al vertice dell’Alleanza di Secondigliano arrestata tre giorni fa all’aeroporto di Ciampino.
Il retroscena emerge tra le pieghe del decreto di fermo eseguito dai carabinieri del Ros: poco più di cento pagine nelle quali viene ricostruita per filo e per segno l’attuale operatività della 70enne ras della Masseria Cardone. Sul punto, appare emblematica della sua caratura criminale la vicenda che ha preso piede l’11 aprile scorso. Quel giorno, infatti, si presenta in via Lombardia, dove si trova la residenza di Maria Licciardi, Carmine Botta, uomo di punta del clan Contini dell’Arenaccia, gruppo federato insieme ai Licciardi e ai Mallardo nell’Alleanza di Secondigliano. Il capozona del rione Amicizia si trova lì per un motivo ben preciso: chiedere a Maria Licciardi di informarsi tramite le proprie conoscenze dello stato di salute in cui versava «la signora... la moglie di Eduardo», ricoverata al Cotugno «con la maschera... con il casco», poiché colpita dal Coronavirus. “’A peccerella” sembra prendere subito a cuore il problema segnalatole.
Quella mattina stessa Licciardi contatta Dario Scapolatiello, vigilante in servizio al Cotugno: «Senti, mi devi fare un piacere proprio grosso! Sta una mia cugina, sopra al Cotugno, l’hanno portata giovedì... si deve vedere una conoscenza per andarle vicino, per sollevarla un poco e si deve vedere di fare qualcosa... Si chiama Maria Aieta», spiegava “’a peccerella” ignara di essere sotto intercettazione. L’ordine non cade ovviamente nel vuoto e il suo uomo si mette subito in moto. A strettissimo giro di posta il vigilante ricontatta la capoclan della Masseria Cardone, la quale ribadisce la richiesta snocciolando anche qualche “nozione” medica degna di un no vax: «Maria Aieta... l’hanno ricoverata giovedì, giovedì mattina alle sei... tiene il Covid, sta col casco, non intubata, però sta col casco...». E ancora: «Però Dario, questa (l’infermiera) mi deve fare una cortesia... deve parlare con i medici... se è il caso che ce la prendiamo da là sopra, perché la sopra (in ospedale) si finisce di rovinare, e ce la portiamo a casa, le mettiamo l’ossigeno, chiamiamo un medico, insomma... cerchiamo di farla stare meglio in ambiente familiare. Dario ti voglio bene, fai conto che sto io là sopra». Una cortesia che a lady camorra sarebbe stato difficile negare.
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